Egitto
La strage di piazza Tahrir non frena la rivolta contro la giunta dei militari
I soldati colpiscono particolarmente le donne per dar loro una lezione. 15 rivoltosi uccisi, diverse centinaia i feriti e 230 arrestati

Nella notte del 19 dicembre centinaia di agenti e soldati hanno fatto irruzione a piazza Tahrir al Cairo sparando sui manifestanti e distruggendo le tende del sit in di protesta iniziato tre giorni prima.
Dal 16 dicembre il presidio in piazza Tahrir per chiedere che il Consiglio supremo delle Forze armate diretto dal generale Hussein Tantawi lasci immediatamente il potere è stato quotidianamente attaccato dall'esercito: i manifestanti si sono difesi e la rivolta contro la giunta dei militari è continuata nonostante il bilancio delle vittime della repressione governativa sia cresciuto fino a almeno 15 morti, oltre 600 feriti e 230 arrestati.
Una strage la cui responsabilità ricade sulla giunta militare e sul governo diretto da Kamal el Ganzouri, insediatosi lo scorso 7 dicembre, che ha ammesso la brutalità dell'intervento repressivo solo in alcuni casi e ha tentato di scaricare le "colpe" degli scontri sui giovani scesi in piazza.
Le immagini della protesta in piazza Tahrir e in altre parti del Cairo raccontano un'altra storia e accusano i militari di essersi accaniti in particolare contro le donne per dare loro una lezione. Lo denunciava il corteo delle centinaia di donne che il 20 dicembre ha sfilato per le vie del centro del Cairo per protestare contro l'aggressione nei giorni precedenti alle manifestanti e in particolare quella a una ragazza documentata da immagini che la mostrano semidenudata in strada, circondata da decine di agenti, pestata e colpita con i bastoni.
Le prime tornate elettorali per l'elezione del nuovo parlamento hanno preso il via, segnate dal successo dei partiti islamisti. Ma la protesta contro la giunta militare non poteva rispettare la "pausa elettorale" e proseguiva con migliaia di dimostranti che dal 16 dicembre si sono ritrovati in piazza Tahrir e nel vicino sit in di protesta davanti alla sede del governo. Nella notte i militari sgomberavano le tende dei manifestanti e smobilitavano a forza il sit in, arrestando diversi manifestanti.
I militari costruivano anche un muro provvisorio per sbarrare la strada che conduce ai principali uffici governativi. Muro che era preso d'assalto dai manifestanti, così come altri posti di blocco dell'esercito; i militari rispondevano con le armi. Negli scontri davanti alla sede del parlamento e in piazza Tahrir si registravano una decina di morti e centinaia di feriti.
Gli scontri proseguivano nei giorni successivi con un bilancio sempre più pesante per i dimostranti che comunque continuavano a manifestare in piazza.

21 dicembre 2011