Forte discorso della Guida della Rivoluzione iraniana
Khamenei: l'elezione di Ahmadinejad è legittima
Appoggiata dall'imperialismo e dai sionisti israeliani, la destra iraniana sobilla e manovra la piazza per abbattere Ahmadinejad
Teheran accusa i governi imperialisti occidentali di ingerenza nelle vicende dell'Iran

La vittoria e la riconferma del presidente Ahmadinejad con oltre 24 milioni di voti sono legittime, sono il risultato del voto della maggioranza degli elettori cosiccome si sono espressi il 12 giugno e come certificato dalla Commissione elettorale e dal Consiglio dei saggi, ha ribadito la Guida della Rivoluzione iraniana, Alì Khamenei, nel forte discorso tenuto il 19 giugno nella moschea dell'Università di Teheran, alla presenza delle più alte cariche dello stato fra le quali il presidente Mahmud Ahmadinejad.
Le elezioni per Khamenei sono state "un terremoto per i nostri nemici, una festa per i nostri sostenitori"; "le ultime elezioni sono state importanti per l'ampia partecipazione e rappresentano una fase di sviluppo del Paese. Dimostrano l'importanza che il popolo riconosce al nostro sistema politico. La nostra democrazia è migliore di tante altre. Sono state un esempio del vostro senso di responsabilità'', ha affermato esprimendo "il mio apprezzamento al popolo iraniano: avete raggiunto un grande risultato, perché la partecipazione è stata molto alta, che dimostra la grande solidità della nazione".
"La concorrenza politica tra i candidati è stata libera e trasparente, tutti lo hanno potuto vedere", ha ribadito accusando che "ci sono stati media che hanno voluto mostrare ciò che non era vero a proposito del confronto tra i candidati. I nemici dell'Iran si erano preparati in anticipo a mettere in dubbio la trasparenza delle elezioni. (...) La repubblica islamica non fa brogli, e non tradisce il voto popolare, specialmente quando c'è una differenza di 11 milioni di voti tra i due candidati. Come è possibile truccare undici milioni di voti?".
Al rieletto presidente ha espresso il suo appoggio: "dalle ultime elezioni presidenziali c'è stata una differenza di opinioni tra Ahmadinejad e Rafsanjani. Il mio punto di vista è più vicino a quello di Ahmadinejad, nella politica interna ed estera". Rafsanjani, ex presidente della Repubblica per due mandati consecutivi (1989-'97) e tra gli uomini più ricchi dell'Iran, aveva dato il suo appoggio al candidato sconfitto Mir Hossein Musavi.
"Se ci sono dubbi sull'esito del voto, la questione va seguita in base alla legge. Non accettiamo azioni al di fuori della legge", ha affermato indicando nel Consiglio dei guardiani l'autorità che deve esaminare i ricorsi presentati dai tre candidati sconfitti.
"I media occidentali - ha accusato Khamenei - hanno offerto un'immagine sbagliata delle elezioni, sostenendo che lo scontro fosse tra chi era dentro il regime e chi era al di fuori. Conosco bene i candidati e so che nessuno di loro è contro il regime". E ha criticato le posizioni assunte dai paesi occidentali nei confronti del voto: "gli americani e gli europei non possono trattare in questo modo l'Iran, devono rispettare la partecipazione al voto dell'85% degli elettori. I media occidentali hanno istigato gli iraniani alla rabbia nonostante l'alta affluenza alle urne". "Alcuni paesi occidentali hanno pensato che l'Iran fosse come la Georgia. I nostri nemici hanno pensato di fare con noi come hanno fatto con quel paese", ha dichiarato Khamenei, criticando in particolar modo l'atteggiamento tenuto dagli Stati Uniti e dalla Gran Bretagna che "ha violato le consuetudini diplomatiche verso l'Iran" e "mostrato rancore e odio nei confronti del popolo iraniano".
Al coro dei paesi imperialisti ha partecipato l'Unione europea che al Consiglio europeo di Bruxelles del 19 giugno ha approvato una dichiarazione comune che chiede una verifica dei voti. Una mozione appoggiata da Berlusconi che con la consueta faccia di bronzo mussoliniana si è detto "preoccupato per la libertà di informazione in Iran che è stata limitata mandando via tutti i giornalisti stranieri". A parte che le notizie delle proteste organizzate dalla destra iraniana, battuta al voto, hanno continuato per giorni a riempire giornali e telegiornali della destra come dalla "sinistra" borghese nei paesi occidentali, non è certo Berlusconi l'alfiere della libertà di informazione.
Gli ha indirettamente risposto l'ambasciatore iraniano a Roma che in una intervista del 19 giugno ha affermato che "il Consiglio dei Guardiani incontrerà i candidati che hanno presentato reclami, vedremo come andrà avanti questa procedura. Quello che non è tollerabile da una parte è che un gruppo di facinorosi, sconfessati anche dai candidati che hanno presentato reclami, possa portare devastazione nelle strade delle nostre città. Dall'altra parte è incredibile il tipo di attacchi che la Repubblica islamica sta subendo da molti media internazionali, guidati innanzitutto da enti come la Bbc inglese".
Il 22 giugno il Consiglio dei guardiani ha sottolineato che è vero che il numero dei voti in alcuni distretti ha superato quelli degli aventi diritto al voto, come denunciato dai candidati sconfitti, ma che ciò dipende dal fatto che gli elettori non sono obbligati a votare in un particolare seggio e possono esercitare il loro diritto anche in altre città. In ogni caso, ha sottolineato il portavoce dell'organismo, "se supponiamo che i voti contati in questi 50 distretti siano circa tre milioni, essi non possono cambiare il risultato nazionale".
Il 21 giugno è intervenuto il presidente Ahmadinejad per intimare a Stati Uniti e Gran Bretagna di smettere le interferenze nelle vicende interne dell'Iran: "considerando le vostre sconsiderate affermazioni, non potete più essere considerati degli amici della nazione iraniana. Pertanto vi consiglio, correggete il vostro atteggiamento fatto di ingerenze".
Secondo il ministro degli Esteri iraniano Manucher Mottaki, intervistato da Press Tv, "è da oltre due anni che la Gran Bretagna complotta per sovvertire i risultati delle elezioni presidenziali del 12 giugno e nel periodo precedente allo scrutinio abbiamo osservato un aumento dell'afflusso di persone provenienti della Gran Bretagna", alludendo alla possibile presenza in Iran di "elementi legati ai servizi segreti" di Londra. Anche il presidente del parlamento Ali Larijani ha definito vergognose le dichiarazioni fatte dalle autorità statunitensi, britanniche, francesi e tedesche sull'andamento delle elezioni e ha chiesto di rivedere in particolare i rapporti tra l'Iran e i tre paesi europei.

25 giugno 2009