Con la candidatura di Laura Boldrini (SEL) alla Camera e Pietro Grasso (PD) al Senato, che prende anche alcuni voti del M5S
Bersani strizza l'occhio ai grillini e mette in pista due volti "nuovi"
Apre al M5S per formare un governo ma Grillo tira dritto per la sua strada, e Napolitano, Monti e mezzo PD lavorano per le "larghe intese" con Berlusconi

Laura Boldrini, ex portavoce dell'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, eletta deputata nelle liste di SEL, e Pietro Grasso, ex procuratore nazionale antimafia, eletto senatore nelle liste del PD, sono stati eletti il 16 marzo presidenti rispettivamente di Camera e Senato di questa XVII legislatura.
Boldrini è stata eletta senza problemi alla quarta votazione con i voti di PD e SEL, che alla Camera hanno la maggioranza assoluta. Anche Grasso è stato eletto alla quarta votazione, ma ha dovuto affrontare un incerto ballottaggio con il candidato di PDL e Lega, l'ex presidente del Senato Schifani, vincendolo con 137 voti contro 117: una vittoria al fotofinish ottenuta grazie all'astensione dei senatori della lista Monti, che avendo fallito l'accordo col PDL, offrendo i loro voti a Schifani in cambio di quelli del "centro-destra" per eleggere il tecnocrate liberista borghese al Quirinale, hanno finito per votare scheda bianca. Ma la vittoria di Grasso sarebbe stata ancor più risicata, neanche una decina di voti, se a votare per lui, nel segreto dell'urna, non fossero stati anche alcuni senatori del Movimento 5 Stelle, disobbedendo alla decisione presa a maggioranza dal loro gruppo di votare scheda bianca, oppure il loro candidato annullando la scheda.

Una mossa per uscire dall'angolo e aprire al M5S
L'elezione di Boldrini e Grasso, quindi, permette a Pierluigi Bersani di uscire dall'angolo e ascriversi una piccola vittoria, ma al tempo stesso fotografa anche le enormi difficoltà che deve superare nel suo tentativo di formare un governo, con una delle due Camere in cui non avrebbe la maggioranza, neanche con i voti dei montiani, e per spuntarla in un eventuale voto di fiducia dovrebbe sperare in un improbabile soccorso da parte del M5S. L'aver candidato due personalità provenienti dalla "società civile" e non dagli apparati di partito come Boldrini e Grasso risponde infatti a questa speranza accarezzata dal leader del PD, confortata dal fatto che i parlamentari del M5S hanno apprezzato e applaudito la scelta dell'ex portavoce dell'Onu per i rifugiati e si sono poi aspramente confrontati e divisi sul voto a Grasso, con alcuni di loro, specie i siciliani, che non se la sono sentita di votare scheda bianca col rischio di favorire l'aborrito Renato Schifani.
Ma la dura reazione di Grillo per isolare e punire i "traditori" e impedire ai suoi parlamentari di cadere in altre "trappole" del PD, da una parte, e le manovre e gli intrighi degni del peggior parlamento nero che hanno preceduto anche stavolta l'elezione dei presidenti delle Camere, dall'altra, dimostrano come l'elezione di Boldrini e Grasso di per sé non basti affatto a sbloccare il grave stallo in cui è precipitata la situazione politica dilaniata dagli scontri tra le fazioni del regime neofascista, dare il via a un nuovo governo borghese, e impedire un nuovo ricorso alle urne.
Del resto è solo dopo aver fallito le trattative col M5S e partecipato fino all'ultimo anch'egli a questo vergognoso guazzabuglio di intrighi e di veti incrociati senza uscita, che alla fine Bersani, abbandonato da Monti, che anzi si era messo a mercanteggiare i suoi voti con Berlusconi, e stretto tra Renzi che si prepara a rientrare in pista e gli inciucisti del suo partito che premevano insieme a Napolitano per un accordo col neoduce, per uscire dall'angolo ha giocato la carta dei due candidati estranei ai giochi politici, capaci di attrarre anche i voti del M5S. E gli è andata bene, ma di qui a dire che si tratta dell'inizio di un grande "rinnovamento", ce ne corre.
Anche i neo eletti presidenti delle Camere, per quanto più presentabili dei vari Schifani, Finocchiaro, Franceschini, ecc., non potranno che adeguarsi, se ne avranno il tempo, ai riti e agli inciuci del parlamento nero, come hanno fatto tutti i loro predecessori della destra e della "sinistra" borghese, come infatti i rinnegati Napolitano e Violante e i trotzkisti Ingrao e Bertinotti. Anzi, hanno cominciato subito, come traspare già dai loro discorsi di insediamento.

Il discorso di Laura Boldrini
Laura Boldrini, per esempio, ha esordito con un "saluto rispettoso e riconoscente" a Giorgio Napolitano, "che è custode rigoroso dell'unità del Paese e dei valori della Costituzione repubblicana", quando solo pochi giorni prima il nuovo Vittorio Emanuele III aveva compiuto un altro dei suoi ormai innumerevoli golpe istituzionali regalando un salvacondotto giudiziario di almeno un mese a Berlusconi. Anche i "cordiali saluti" a Monti, al presidente della Corte costituzionale e al fascista ripulito Fini "che ha svolto con responsabilità la sua funzione istituzionale", se li sarebbe potuti risparmiare. Così come l'inno che ha sciolto alla Costituzione borghese italiana, anche da lei definita "la più bella del mondo".
Molto abilmente, tuttavia, è riuscita a strappare ripetuti e scroscianti applausi anche da parte dei deputati del M5S, a cui ha fatto invece da contraltare la fredda ostilità dai banchi di PDL e Lega, nonostante la sua solenne dichiarazione di voler essere "la presidente di tutti, a partire da chi non mi ha votato", quando ha ricordato tutta una serie di problemi sociali senza dubbio importanti e di scottante attualità che attenderebbero risposte dal parlamento appena eletto. Tra questi la lotta alla povertà, la sofferenza dei giovani costretti alla precarietà e all'immigrazione, la violenza contro le donne, le condizioni disumane in cui vivono i detenuti, il dramma di chi ha perso il lavoro, dei cassintegrati e degli esodati, gli imprenditori schiacciati dalla crisi, i terremotati, i pensionati che non ce la fanno più ad andare avanti, non tralasciando neanche un richiamo alla Liberazione dell'Italia dal fascismo.
Giusto aver ricordato anche i morti per mano della mafia, e i tanti migranti, "troppi, morti senza nome che il nostro Mediterraneo custodisce". Ma insieme a ciò Boldrini ha anche sparso a piene mani illusioni parlamentariste, riformiste, europeiste, pacifiste e religiose, col richiamo a fare "di questa Camera la casa della buona politica", ad "avvicinare i cittadini italiani" all'UE imperialista, affinché "torni ad essere un grande sogno... un luogo della fraternità e della pace", a riporre speranze nel nuovo papa di cui "abbiamo accolto con gioia i gesti e le parole", e ad avere fiducia nelle istituzioni internazionali come le Nazioni Unite, "in cui ho lavorato per 24 anni"; ma che però - aggiungiamo noi - hanno sempre avallato e coperto l'ordine mondiale imperialista fondato sulle guerre di aggressione e di rapina ai danni delle nazioni povere e dei popoli oppressi, da parte di un pugno di paesi ricchi che si spartiscono la stragrande maggioranza della ricchezza mondiale.

Il discorso di Pietro Grasso
Molto più istituzionale, paludato e attento ad evitare qualsiasi argomento capace di irritare la destra dell'emiciclo è stato il discorso dell'ex procuratore nazionale antimafia, tant'è vero che stavolta gli applausi che hanno sottolineato il suo discorso sono stati invariabilmente "bipartisan"; e alla fine non soltanto lo sconfitto Schifani, ma persino il neoduce Berlusconi è andato a complimentarsi personalmente con lui, dicendogli che nel suo "ottimo" discorso "non c'è stato nulla che abbia destato in noi alcuna perplessità". Mentre invece i senatori del M5S se ne sono rimasti in silenzio senza applaudire, salvo levarsi in piedi quando Grasso ha ricordato le parole di accusa contro la mafia pronunciate ai funerali dalla vedova di uno degli agenti della scorta di Falcone trucidati nell'attentato di Capaci.
La "concordia", la "pace sociale di cui il Paese ha ora disperatamente bisogno" è stato infatti il concetto con cui Grasso ha iniziato il suo discorso dalla marcata impostazione "bipartisan", con un riferimento ai 152 anni di storia dell'unità d'Italia, in cui "soprattutto nei momenti più difficili, abbiamo saputo unirci, superare le differenze, affermare con fermezza i nostri valori comuni e trovare insieme un sentiero condiviso". Un chiaro invito al "centro-destra", ma anche al M5S, a dimenticare le contrapposizioni e non considerare di parte la sua elezione. Anche perché - ha sottolineato - "dobbiamo avviare un cammino a lungo termine, dobbiamo davvero iniziare una nuova fase costituente che sappia stupire e stupirci". Ossia - è il senso del suo discorso - finire di compiere "tutti insieme" il processo di "riforma" della Costituzione avviato da tempo ma non ancora del tutto concluso: tra cui ha inserito, come un ammiccante segnale di apertura a Berlusconi, "la giustizia che oggi va riformata in modo organico".
Un particolare accento, come ex procuratore antimafia, il nuovo presidente del Senato ha posto sulla lotta alla mafia, auspicando anche che venga istituita "una nuova commissione d'inchiesta su tutte le stragi irrisolte del nostro Paese". Lodevole proposito, e staremo a vedere, sempre che questa legislatura non abortisca subito, se alle sue parole seguiranno anche i fatti. Per ora non possiamo che catalogarle insieme alle tante dichiarazioni di principio che sono rimaste lettera morta lasciando il buio sulle stragi più fitto che mai.
Di certo questo parlamento, per quanto "rinnovato", non rappresenta i quasi 13 milioni di elettori in Italia e gli oltre 2 milioni e mezzo residenti all'estero che astenendosi hanno delegittimato le istituzioni rappresentative borghesi, e se riuscirà ad esprimere un governo, che sia della sola "sinistra" borghese con o senza appoggio del M5S, o un governo di "larghe intese" con dentro anche Berlusconi e Monti, non potrà che continuare la politica di lacrime e sangue e di massacro sociale per fare uscire il capitalismo dalla crisi scaricandola sulle spalle dei lavoratori e delle masse popolari. A cui rinnoviamo l'invito ad abbandonare le illusioni elettorali e a confidare solo nella lotta contro il capitalismo, per il socialismo, perché solo il socialismo può cambiare l'Italia, abbattere il capitalismo e la dittatura borghese e dare il potere al proletariato.

20 marzo 2013