Chavez: "Vittoria contro l'arroganza"
Ahmadinejad rieletto presidente dell'Iran
Vince con uno scarto di 10 milioni di voti. Record dell'affluenza alle urne. La destra sconfitta ricorre alla piazza
Khamenei: "una vera festa"

Mahmud Ahmadinejad è stato rieletto il 12 giugno, al primo turno, presidente dell'Iran. Dai dati diffusi dalla Commissione elettorale presso il ministero dell'Interno iraniano risulta che il presidente in carica ha ottenuto il 63,3% dei consensi contro il 34,1% del principale candidato della destra, Mir Hossein Mussavi. Gli altri due candidati, Mohsen Rezai e Mehdi Karroubi hanno ottenuto rispettivamente l'1,7% e lo 0,87%. La netta vittoria di Ahmadinejad è stata decisa dalle preferenze espresse per la sua riconferma da 21,8 milioni di elettori contro gli 11,7 milioni per Mussavi.
Un altro dato importante delle elezioni presidenziali è stata la partecipazione dell'85% degli aventi diritto, una partecipazione record negli ultimi 12 anni. Fin dalle prime ore della giornata di voto, lunghe file di elettori si sono formate, sotto il sole, davanti alle scuole e alle moschee dove si votava e in molti casi la chiusura dei seggi è stata prorogata per alcune ore.
Con la diffusione dei dati ufficiali, il 13 giugno, il presidente Ahmadinejad in un discorso televisivo ha dichiarato che le elezioni sono state "una vittoria per il popolo iraniano", che "quasi 40 milioni di persone hanno partecipato a libere elezioni, hanno superato un grande test democratico di fronte al mondo e hanno scelto il cammino del risveglio, l'orgoglio e la dignità". Fra le altre ha denunciato la "guerra psicologica" contro l'Iran lanciata su diversi organi di informazione stranieri e sottolineato che l'alto livello di partecipazione al voto rappresenta anche "il principale affronto per il sistema oppressivo che governa il mondo".
Nel salutare il rieletto Ahmadinejad quale "presidente di tutta la nazione", la guida suprema iraniana, l'ayatollah Ali Khamenei ha sottolineato che l'alta affluenza alle urne "è stata una vera festa" e che i "milioni di voti per il presidente dimostrano la reale partecipazione che garantisce il progresso del Paese. Mi congratulo con il popolo per questo grande successo".
I risultati elettorali sono stati contestati dal candidato della destra Mussavi che a urne ancora aperte si era autoproclamato vincitore. Mussavi denunciava presunte irregolarità e chiedeva l'intervento di Khamenei. In una intervista al canale in persiano della Bbc, Said Shariati, un portavoce del candidato sconfitto, definiva i risultati "totalmente contrari alle notizie raccolte" dai loro sostenitori e affermava che "anche se lui (Mussavi, ndr) accetta questi risultati, non li accetteranno i suoi sostenitori". Era l'annuncio di nuove dimostrazioni di piazza, oltre alle prime registrate a Teheran subito dopo la diffusione dei dati parziali da parte della Commissione elettorale che già indicavano la vittoria di Ahmadinejad. Manifestazioni e scontri con la polizia, segnati anche da alcuni dimostranti morti, che si sviluppavano nei giorni successivi. E continuavano nonostante che il 14 giugno l'ayatollah Khamenei, dopo l'incontro avuto il giorno precedente con Mussavi, lo aveva invitato ad "'agire con calma e seguendo le vie legali" e annunciava di avere dato istruzioni al Consiglio dei Guardiani "perché esamini con precisione i reclami".
Il presidente venezuelano Hugo Chavez è stato tra i primi a congratularsi con Ahmadinejad per la rielezione, in una telefonata del 14 giugno al collega iraniano ha sottolineato che il suo successo è stato "una vittoria di tutto il mondo e delle nazioni che lottano per la libertà contro l'arroganza globale". "Sinceri auguri" per il suo successo "nel suo responsabile lavoro svolto tra le pressioni e interferenze esterne negli affari del Paese" sono arrivati il 15 giugno dalla Corea del Nord; nel messaggio da Pyongyang si afferma che le relazioni amichevoli tra i due Paesi che "si sono forgiate nella comune lotta per l'indipendenza contro l'imperialismo, si rafforzeranno in tutti i campi".
Di segno opposto i commenti dei governi imperialisti che facevano il tifo per il candidato della destra. Con solo i dati dell'alta affluenza alle urne a disposizione il presidente americano Obama affermava che "questa partecipazione dà possibilità al cambiamento, siamo eccitati nel vedere che l'Iran si prepara ad affrontare un forte ed intenso dibattito, queste elezioni danno agli iraniani un'importante opportunità per decidere il loro futuro, noi pensiamo che il cambiamento sia possibile". Il 13 giugno il segretario di Stato Hillary Clinton auspicava che il risultato riflettesse effettivamente la volontà del popolo iraniano e il giorno seguente toccava al vicepresidente Joe Biden completare l'attacco sottolineando la "spaventosa mole di dubbi" sollevata dal risultato. Una posizione sposata in sucessione da Francia, Germania, Gran Bretagna, Italia e da tutta la Ue per una risultato che, purtroppo per loro, non era quello atteso e sperato.

17 giugno 2009