Elezioni comunali
A Trento solo il 60,1% si reca alle urne
La "sinistra" borghese batte la destra

Un piccolo anticipo della tornata elettorale del giugno prossimo sono state le elezioni comunali che il 3 maggio scorso hanno coinvolto cinque comuni del Trentino e quattro dell'Alto Adige. Ovunque l'affluenza alle urne è stata bassissima e soprattutto a Trento, l'unico comune capoluogo e il più grande con i suoi 89.490 elettori.
A Trento infatti si è presentato alle urne solo il 60,1% degli aventi diritto, ben il 10% in meno delle passate elezioni comunali che si tennero nel 2005.
Complessivamente l'astensionismo nelle sue tre componenti (diserzione delle urne, voti bianchi e nulli) si è attestato al 41,9%, nove punti percentuali in più rispetto alle precedenti comunali. Le schede nulle sono state 1.003 e le schede bianche 834, in diminuzione rispetto a quattro anni fa dove erano state rispettivamente 1.604 e 1.110. In sostanza l'elettorato astensionista ha scelto con ancor più decisione la diserzione alle urne. Segno che il ricatto e il condizionamento dei partiti del regime riesce a controllare sempre meno una fetta sempre più vasta di elettorato soprattutto di sinistra.
I partiti del regime ne escono con le ossa rotte. Anche chi ha conquistato la maggioranza risulta ugualmente delegittimato e sfiduciato. La "sinistra" borghese col candidato sindaco Alessandro Andreatta - sostenuto da una coalizione comprendente PD, UPT, Di Pietro-IdV, Patt, UDC, Verdi, Socialisti democratici e Leali - ha battuto il candidato della destra Pino Morandini - sostenuto da una lista civica col suo nome e dal Pdl. Il neopodestà Andreatta è stato eletto con 33.473 voti, pari al 37,4% dell'intero elettorato, contro i 38.514 voti (pari al 43,2%) ottenuti nel 2005 dal suo predecessore Alberto Pacher. Il PD ottiene il 16,2% del corpo elettorale e apparentemente ne guadagna circa il 5,2% rispetto alle comunali 2005. In realtà se si sommano i voti ottenuti dal PD a quelli dell'UPT, il partito del governatore del Trentino, Lorenzo Dellai, già La Margherita-Lista civica per il governo del Trentino, confederata al PD nazionale, e si raffrontano alla somma dei voti presi dalle due coalizioni nel 2005, il saldo è del tutto negativo: mancano al totale 2.931 voti pari al 3,3%. Fra l'altro l'IdV dell'anticomunista Di Pietro incrementa solo di 500 voti.
È un vero e proprio mistero come Franceschini e Andreatta facciano a sostenere, rispettivamente, che "Quello di Trento è un risultato importantissimo" e che "Sono molto soddisfatto, il nostro progetto è stato premiato".
Non meglio è andata al nuovo partito del fascio. Il Pdl ottiene 5.783 voti con una perdita di 2.854 voti rispetto al 2005, pari a -3,2%. Perdita non compensata dall'incremento di appena 800 voti da parte della Lega Nord.
Ennesima batosta per i falsi partiti comunisti, PRC e PdCI, che presentatisi insieme hanno ottenuto solo 1.155 voti, meno di un terzo di quelli ottenuti nel 2005 quando i voti furono 3.985. Peggio ancora che alle ultime elezioni politiche 2008, quando la lista Arcobaleno a Trento ne ottenne 2.786. Anche i Verdi perdono l'1% dei voti.
I risultati elettorali di Trento sono dunque un segnale incoraggiante in vista delle elezioni europee e amministrative parziali affinché l'elettorato di sinistra infligga con l'astensionismo un'altra dura lezione all'Europa imperialista, al governo del neoduce Berlusconi e alla terza repubblica capitalista, neofascista, presidenzialista, federalista e interventista e ai suoi partiti.

13 maggio 2009