Alle elezioni presidenziali
Il "centro-sinistra" batte il "centro-destra" in Perù
Il nazionalista Humala nuovo presidente. "noi difendiamo l'economia di mercato... e non vogliamo cambiare il modello capitalista"

Al ballottaggio per le presidenziali del 5 giugno, il nazionalista e ex tenente colonnello dell'esercito Ollanta Humala, appoggiato dalla coalizione di "centro-sinistra" Gana Perù (Perù possibile), ha battuto la rivale Keiko Fujimori, la figlia dell'ex-presidente Alberto in carcere con una condanna a 25 anni per corruzione e violazione dei diritti umani, appoggiata dalla coalizione Fuerza 2011. Nel primo turno del 10 aprile scorso era stato il primo col 31,7% dei voti validi e 8 punti di vantaggio sulla Fujimori; al ballottaggio il vantaggio si è ridotto a soli tre punti ma la rimonta della candidata del "centro-destra" si è fermata al 48,5% contro il 51,5% del nuovo presidente che si insedierà il prossimo 28 luglio assieme al nuovo parlamento.
La vittoria di Ollanta Humala è stata determinata dai consensi ottenuti nella regione andina e nella regione amazzonica, le più povere del paese dove hanno avuto effetto le promesse del nuovo presidente di una "redistribuzione del reddito e della ricchezza", che è tutta da vedere; ha avuto consensi anche da una parte della destra quella rappresentata dall'ex-presidente Alejandro Toledo e dallo scrittore anticomunista e premio Nobel per la letteratura Mario Vargas Llosa. Durante la campagna elettorale lo scrittore aveva dichiarato che la scelta tra Keiko Fujimori e Ollanta Humala sarebbe stata come dover scegliere "tra l'Aids e il cancro"; il 3 giugno si era presentato in televisione e aveva invitato a votare il "male minore", per la borghesia, cioè Humala.
Dalla biografia del nuovo presidente risulta che il quarantanovenne Ollanta Moisés Humala Tasso, di famiglia borghese, dopo aver studiato nel Collegio peruviano-giapponese "La Unión" di Lima ha frequentato la Scuola militare di Chorrilos da dove è uscito con il grado di tenente nel 1984. In servizio nelle zone amazzoniche di Tingo María e Madre Mía, fra il '91 e il '92 in piena guerra contro Sendero luminoso, fu poi accusato di assassinii e abusi contro la popolazione civile anche se le indagini non portarono a nulla. Alla fine degli anni '80 fondò insieme ad altri ufficiali un gruppo clandestino nell'esercito, chiamato "Militari etnocaceristi", che il 29 ottobre 2000 promosse una ribellione contro il governo di Alberto Fujimori. Fujimori si rifugiò in Giappone e Ollanta, deposte le armi, fu imputato di ribellione ma amnistiato dal governo transitorio del presidente Valentín Paniagua. Reintegrato nell'esercito, nel 2002 prese un master in scienze sociali alla Pontificia università cattolica di Lima, nominato addetto militare presso l'ambasciata peruviana di Parigi e poi di Seul e congedato alla fine 2004 dal presidente Alejandro Toledo.
Nel febbraio 2005 ha fondato il Partito nazionalista peruviano (Pnp) che alleatosi con il partito Unión por el Perú, di "centro-sinistra" ne sostenne la candidatura alle presidenziali dell'aprile 2006; fu il più votato al primo turno ma perse il ballottaggio con Alan Garcia. Aveva vinto in 15 dei 24 dipartimenti ma era stato sconfitto anche per la sua dichiarata e ricambiata ammirazione per il venezuelano Hugo Chávez.
Nel dicembre 2010 non ha ricommesso lo stesso "errore" e si è presentato come un candidato solo nazionalista, "né di destra né di sinistra". Il suo nuovo modello è stato il brasiliano Lula, che gli ha inviato un esperto per organizzare la campagna elettorale caratterizzata da una "lettera al popolo peruviano" in cui dava garanzie sulla democrazia, le libertà civili, il mantenimento della proprietà privata e del modello economico capitalista, pur con i cambiamenti necessari per poter distribuire almeno una (piccola) parte della ricchezza del paese, che ha registrato la crescita maggiore in America latina con una media del 5% all'anno negli ultimi dieci, a quel terzo della popolazione che vive in condizioni di povertà estrema.
Così mentre nel primo discorso a caldo dopo i risultati elettorali Humala affermava che "la mia amministrazione affronterà politiche reali per risolvere i problemi di salute, educazione, infrastrutture, sicurezza, senza prestare il fianco alla corruzione", il portavoce di Gana Perú in materia di economia, rassicurava immediatamente i mercati, affermando di voler "conservare la crescita economica".
In una successiva intervista Humala chiariva che "la povertà in Perù viene da una cattiva distribuzione della ricchezza (sic!!). Dobbiamo correggere la politica economica. Non stiamo parlando di cambiare il modello capitalista, il modello di un'economia aperta di mercato. Noi difendiamo quella economia di mercato". Si tratta solo di distribuire qualche briciola in più ai poveri.
Humala non diceva nulla contro i Trattati di libero commercio, gli accordi commerciali capestro firmati dal Perù con Usa, Cina, Unione europea, Cile e Colombia. E il 9 giugno partiva per il suo primo giro nella regione, che iniziava da Brasilia dove davanti alla presidente Dilma Roussef sosteneva che "il Brasile è un esempio da seguire in America latina".

15 giugno 2011