Aumentata la diserzione delle urne del 3,6%
Un terzo dell'elettorato sardo sfiducia la destra e la "sinistra" del regime
La destra ritorna al potere. Tracolla il "centro-sinistra". Soru danneggiato dallo stesso PD
Portiamo fino in fondo la battaglia dell'astensionismo per l'Italia unita, rossa e socialista

Il 15 e 16 febbraio 2009 si sono tenute le elezioni per il rinnovo del XVI Consiglio regionale della Sardegna. Le urne sono chiuse ormai da oltre trenta ore, ma, mentre scriviamo, i risultati elettorali sono ancora parziali mancando lo scrutinio di ben 120 sezioni regionali e 290 circoscrizionali su 1.812. Uno spoglio a rallentatore, fra contestazioni nelle sezioni, soprattutto sul voto disgiunto, ed errori nei conteggi trasmessi dai comuni via fax, che pure la dice lunga sull'arretratezza tecnologica della regione sarda che è la patria del colosso delle telecomunicazioni, Tiscali, di cui è proprietario il suo ex governatore Renato Soru.
Ci riserviamo perciò di analizzare in un secondo momento il risultato elettorale sardo sulla base di dati certi e raffrontabili.

L'astensionismo
È comunque già un dato certo che un terzo dell'elettorato sardo ha sfiduciato e delegittimato sia la destra che la "sinistra" del regime disertando le urne. Ben il 32,4% degli elettori, che erano 1.473.054, infatti non si è presentato nemmeno ai seggi. Altre migliaia hanno scelto di annullare la scheda o lasciarla in bianco. Rispetto alle regionali del 2004, la diserzione delle urne ha fatto registrare un significativo incremento del 3,6%. Rispetto alle ultime elezioni politiche del 2008 l'incremento è addiruttura del 4,7%.
È un fatto particolarmente significativo che la punta massima della diserzione delle urne viene toccata nelle province di Carbonia Iglesias (35,5%), polo chimico ed epicentro della crisi industriale che attanaglia la regione, e di Medio Campidano (35%), entrambe tradizionali basi elettorali del "centro-sinistra". Il che svela, alla luce anche dei risultati disastrosi del "centro-sinistra", che la crescita dell'astensionismo viene soprattutto alimentata dagli elettori di sinistra.
Il secondo dato certo, anche se non ancora ufficializzato dai risultati definitivi, è che l'ex governatore, nonché padrone di Tiscali e editore de "l'Unità", Renato Soru, è stato sonoramente battuto dal candidato del "centro-destra", Ugo Cappellacci, pupillo del neoduce Berlusconi, nonché figlio del commercialista della Fininvest negli anni '80 e già coordinatore regionale di Forza Italia e assessore regionale e comunale.
La destra del regime torna così al potere dopo cinque anni grazie a una scandalosa, martellante e invasiva campagna condotta in prima persona dal neoduce senza risparmio di mezzi e di energie pur di agganciare una vittoria per la sua coalizione e il suo pupillo, ma che fosse, in perfetto stile mussoliniano, anche e soprattutto la sua vittoria personale.

Il tracollo del "centro-sinistra"
In ciò è stato avvantaggiato dal fallimento governativo del "centro-sinistra" e dalla crisi profonda in cui è ormai sprofondato il PD.
Il "centro-sinistra" ha pagato il suo malgoverno, le sue promesse non mantenute, il presidenzialismo autoritario e decisionista di Soru, le inchieste giudiziarie che hanno coinvolto la sua giunta, le vere e proprie guerre per bande interne al PD che avevano portato il 25 novembre scorso alle dimissioni del governatore e a elezioni anticipate. Una guerra che, nonostante l'apparente armonia ritrovata, è proseguita anche dentro le urne se, come sembra, Soru è stato danneggiato dallo stesso PD che nelle province dove è tradizionalmente più forte è arrivato ad esercitare il voto disgiunto a suo danno.
Soru, sostenuto dalla stessa coalizione del 2004, ossia PD, PRC, PdCI, Italia dei valori, Sinistra autonomista, con l'aggiunta di Rosso mori (verdi e transfughi dal Partito sardo d'azione), e che allora conquistò la presidenza con il 50,2% dei voti validi, questa volta sembra non vada oltre il 43%. E questo nonostante abbia incassato anche molte preferenze dall'elettorato del suo avversario. Se infatti Soru ha ottenuto consistenti voti in più rispetto ai voti ottenuti dalla sua coalizione, non altrettanto è successo a Cappellacci che invece registra un uguale scarto negativo.
Particolarmente pesante il crollo del PD che rispetto alle elezioni politiche perde circa il 10% dei voti validi. Lo sfascio di questo partito è ormai più che una conferma ed è testimoniato dalle dimissioni di Veltroni da segretario del PD all'indomani del voto sardo.
Non meglio è andata ai falsi partiti comunisti, PRC, che cala dal 4 al 3% dei voti validi rispetto alle passate regionali, e PdCI, fermo al palo dell'1,9%. Anche l'anticomunista e presidenzialista Di Pietro questa volta si limita a portare a casa il 5% dei voti validi rispetto al 4% delle politiche 2008. Niente a che spartire col balzo registrato alle regionali abruzzesi.
La sconfitta del PD in Sardegna non è certo un caso isolato e locale. Arriva dopo nemmeno un anno da quella alle elezioni politiche, dopo appena due mesi da quella ancora cocente dell'Abruzzo e coincide persino con le primarie fiorentine, nelle quali è passato come candidato sindaco Matteo Renzi in disaccordo con il vertice nazionale del PD e tutt'altro che sgradito al "centro-destra". E diventa ancor più devastante dal momento che pare annunciare una ulteriore pesante sconfitta alle ormai prossime elezioni europee.
Non sappiamo chi prenderà il timone del PD, di questa nave ormai alla deriva e prossima al naufragio. Certo è che possibili candidati alla successione di Veltroni sono anch'essi oggi a leccarsi le ferite. Bersani, il cui candidato alle primarie di Firenze, Michele Ventura, è arrivato addirittura quarto, e lo stesso Soru che non aveva certo fatto mistero di puntare alla segreteria nazionale del PD.
Gli astensionisti di sinistra e tutti i fautori del socialismo hanno comunque ben altro di cui occuparsi. Anche questa tornata elettorale dimostra quanto sia importante portare fino in fondo la battaglia per l'astensionismo elettorale. Occorre prendere le distanze da una competizione elettorale che nell'attuale regime capitalista, neofascista, presidenzialista, federalista e interventista si risolve semplicemente nella spartizione del potere fra la destra e la "sinistra" borghese, fra candidati espressione diretta della classe dominante borghese se non addirittura esponenti in prima persona di tale classe come il milionario di "sinistra" Soru.
È l'ora di impugnare l'astensionismo elettorale marxista-leninista e le istituzioni rappresentative delle masse fautrici del socialismo liberandosi una volta per tutte delle ancora radicate illusioni elettorali, parlamentari e governative. È l'ora di lavorare per costruire forti basi del PMLI in Sardegna e ovunque in Italia per far partire la lotta di classe per l'Italia unita, rossa e socialista.

18 febbraio 2009