Il 30% vota contro il documento della Camusso
Esplode il dissenso nel direttivo nazionale CGIL
Pioggia di emendamenti sul testo della segreteria
"Sull'art. 18 non c'è stato il passo indietro del governo"

Il direttivo nazionale della CGIL che si è svolto il 19 aprile scorso sarà ricordato come uno dei più difficili della gestione Camusso: la sua relazione introduttiva ha sollevato molte perplessità e critiche; il documento finale presentato dalla segreteria è stato sommerso da una pioggia di emendamenti e, nonostante le pressioni esercitate e le mediazioni messe in campo per ottenere un voto unitario, o comunque per limitare al massimo il dissenso, è stato bocciato (tra voti contrari e astensioni) da oltre il 30% dei membri del direttivo appartenenti alle aree di sinistra "La CGIL che vogliamo" e "Lavoro e Società" e da categorie importanti come la FIOM, la Scuola, la Funzione pubblica.
Tra i punti contestati alla Camusso centrale il tema dell'art. 18. In particolare il giudizio positivo dato dalla segreteria, e ribadito in sede di direttivo, sulla modifica inserita da Monti, sulla base dell'accordo con Bersani, Casini e Alfano, prima di presentare il disegno di legge in parlamento; modifica che in teoria salverebbe il principio del reintegro in caso di licenziamenti individuali illegittimi per motivi economici e rappresenterebbe "un vero passo indietro del governo". In tanti non gli hanno creduto e lo hanno detto a chiare lettere. Tra gli altri anche un "camussiano di ferro" come Onofrio Rosati, segretario della Camera del Lavoro di Milano, che proprio il giorno avanti aveva guidato lo sciopero generale cittadino, ha detto: "non posso tornare a Milano dicendo che il 18 va bene così". Dal momento che lo stesso Monti ha confessato che il reintegro nel posto di lavoro, con questa "riforma", diventa un evento "estremo e improbabile". Insomma, una parte rilevante del direttivo, contrariamente al giudizio della segreteria, ha sostenuto che la controriforma del lavoro si realizza anzitutto proprio sull'art. 18 dello Statuto dei lavoratori con il passaggio dalla reintegra all'indennizzo anche nel caso di licenziamento riconosciuto ingiusto da parte del giudice.
Si è accennato alla pioggia di emendamenti presentati sul documento finale. Tra i più importanti, quello di Nicola Nicolosi, membro delle segreteria e coordinatore dell'area "Lavoro e Società", proposto insieme a Domenico Pantaleo, segretario della FLC, per chiedere di mantenere un giudizio negativo sulla nuova formulazione dell'art. 18, considerato che in Senato si sta ancora discutendo sugli emendamenti proposti dalla stessa CGIL, uno dei quali recita: in caso di licenziamento illegittimo il giudice "deve reintegrare sul posto di lavoro" invece che "può". Emendamento questo incredibilmente non ammesso al voto dalla segreteria. Altro emendamento che ha messo in grossa difficoltà la Camusso, quello presentato dalla CGIL dell'Emilia-Romagna che parlava di "inadeguatezza del risultato raggiunto" sul ddl e che, di fatto, rappresentava una critica all'operato della segreteria.
Diversa la scelta dell'area "La CGIL che vogliamo". Con l'intervento di Francesca Redavid ha espresso un giudizio globalmente negativo su come è stata gestita la partita col governo e le associazioni padronali e sui risultati ottenuti. Non ha proposto nessun emendamento e annunciato un voto interamente contrario, invocando nel contempo la prosecuzione della mobilitazione già in atto.
Nonostante che i lavoratori con grande determinazione abbiano scioperato e continuino a scioperare in difesa dell'art. 18 la maggioranza della CGIL che fa capo alla Camusso ha già archiviato, almeno così pare, una lotta seria sui temi del "mercato del lavoro". Infatti, le mobilitazioni annunciate sono indirizzate su tutt'altri temi, ancorché importanti e necessarie non si capisce più che fine faranno le 16 ore di sciopero indette tempo fa dalla sola CGIL di cui 8 dovevano far parte di uno sciopero generale da effettuare in concomitanza della discussione in parlamento sulla "riforma" Monti-Fornero.
"Così si depotenziano le lotte e gli scioperi. Oggi i lavoratori - ha scritto Cremaschi in una nota di commento alla riunione del direttivo - stanno mostrando una generosità incredibile nell'effettuare scioperi e lotte in tutta Italia. Ma se chi deve rappresentare queste lotte manda segnali confusi e contraddittori a coloro contro i quali esse sono indirizzate, le depotenzia nello stesso momento in cui le proclama. Gli scioperi devono avere un obiettivo chiaro: no alle controriforme e al governo che le sostiene".

16 maggio 2012