Piacenza
Cariche ai facchini Ikea

Si danno appuntamento ormai da due settimane, da quando il 17 ottobre è ripresa la protesta sindacale, davanti ai cancelli dell'IKEA di Piacenza, i lavoratori del Consorzio Gestione Servizi (CGS) che riunisce le cooperative di facchinaggio che lavorano per il colosso svedese, tra cui Cristal, San Martino ed Euroservice.
Sono tutti migranti magrebini, per lo più egiziani, e presidiano i cancelli dello stabilimento per bloccare la movimentazione delle merci. Invece di veder riconosciuti i loro sacrosanti diritti, vengono manganellati e gasati con lacrimogeni dalle "forze dell'ordine".
Già nella carica del 30 ottobre, un lavoratore era stato ferito in modo serio alla testa e ricoverato in terapia intensiva con la diagnosi di emorragia cerebrale; mentre altri 5 erano rimasti feriti in maniera più lieve, quando l'ennesima carica, quella del 2 novembre, si è conclusa in un macello: dieci lavoratori in ospedale, altrettanti "contusi" ma non refertati al pronto soccorso. I testimoni denunciano che l'ordine fascista lanciato dal questore di Piacenza agli agenti in assetto antisommossa era: "frantumarli tutti senza pietà".
Nonostante ciò i lavoratori hanno resistito a questo ennesimo assalto proditorio, impedendo che il presidio fosse sciolto.
Il PMLI esprime a questi coraggiosi lavoratori immigrati tutta la sua solidarietà militante e di classe.
La durissima lotta dei lavoratori delle cooperative di subappalto dura dalla scorsa estate e grazie ad essa è stato ottenuto un contratto di lavoro che prevede 168 ore mensili. Questo il contratto formale che, tuttavia, in molti casi viene aggirato e svuotato, come denuncia il sindacalista Cobas, Aldo Milani: "un gruppo di lavoratori ha iniziato a essere impiegato ben oltre l'orario contrattuale, con gli straordinari. Mentre per altri l'orario si è ridotto fino a 70, 80 ore al mese. Con una paga che di conseguenza arriva a stento a 500 euro".
A partire da ottobre, si è aggiunto l'attacco frontale ai delegati sindacali, certamente concertata tra IKEA e Cgs: un delegato viene sospeso, segue la sospensione di altri 14 lavoratori. Per altri 80 lavoratori sindacalizzati inizia a mancare il lavoro, mentre ad altri lavoratori non mancano gli straordinari.
L'IKEA, pur non essendo formalmente datore di lavoro è direttamente responsabile della situazione che si è venuta a creare. Senza voler sminuire le responsabilità di Cgs è, infatti, il colosso svedese che, con il suo potere contrattuale, ha imposto il muro contro muro nei confronti dei lavoratori, i ricatti, i provvedimenti disciplinari.
Per tutta risposta la protesta ancora più ferma dei lavoratori ha preso di mira direttamente la sede IKEA di Piacenza e si è allargata a rivendicare, oltre al reintegro dei lavoratori sospesi, l'applicazione del Contratto Nazionale, salari più alti, una più equa distribuzione dei carichi di lavoro, il rispetto delle norme di sicurezza.
La vicenda dei lavoratori dell'IKEA, insieme all'analoga degli operai Fiom di Pomigliano, dimostra quanto sia dura, cruenta e pervasiva la nera strategia antisindacale e antioperaia che è affermata nel "mercato del lavoro" in Italia, grazie al modello Marchionne e alle controriforme Fornero.
Al contempo la vicenda dei coraggiosi lavoratori migranti, che si oppongono finora in modo incrollabile al diktat di IKEA e Cgs, dimostra che la lotta paga. Il colosso svedese ha incassato un sonoro ceffone, come lo ha incassato di recente il nuovo Valletta, Sergio Marchionne, costretto a reintegrare gli operai Fiom licenziati.
Dimostra anche che è necessario lo sciopero generale di 8 ore con manifestazione nazionale a Roma per mandare a casa Monti e dare un alt alla politica antisindacale fomentata dal governo della grande finanza, della Ue e della macelleria sociale.
Intanto la mobilitazione dei facchini di Cgs continua e iniziative di solidarietà si sono svolte in tutta Italia da Torino a Napoli, da Genova a Firenze, a Padova, a Bologna.

7 novembre 2012