Il viceministro Martone colpevolizza gli studenti per assolvere le politiche governative che hanno inferto colpi mortali all'istruzione pubblica
Dietro il fallimento dell'università italiana

Non è una novità che i politicanti borghesi di destra come di "sinistra" scarichino sulle masse lavoratrici e popolari, in particolare sui giovani, le responsabilità degli scempi da loro causati. Rimarcando la continuità con il precedente governo del neoduce Berlusconi non solo in termini di macelleria sociale ma anche di disprezzo verso le masse oppresse, il 24 gennaio Michel Martone, viceministro del Lavoro, ad un convegno sull'apprendistato se ne è uscito con la sparata: "Se a 28 anni non sei ancora laureato sei uno sfigato".
Contro Martone hanno preso posizione le organizzazioni studentesche fra cui ReDS, UdU e Rete della Conoscenza (che ne ha chiesto le dimissioni), la CGIL ("la sfiga non c'entra, servono politiche per i giovani in un paese che negli ultimi anni ha disinvestito nello studio"), persino la CRUI (conferenza dei rettori) non ha potuto far finta di non sentire e, seppur morbidamente, ha puntato il dito contro le "strutture che generano questi risultati". Connivente no comment, invece, da Elsa Fornero, della quale Martone è vice, e appoggio totale da parte di Daniela Santanchè (PDL).
Il PMLI ha tempestivamente denunciato questa "sparata degna del peggior Brunetta" con un comunicato del Responsabile nazionale del lavoro giovanile, compagno Federico Picerni.
Colpevolizzare gli studenti, come ha fatto Martone, serve in realtà ad assolvere le politiche governative che, da Berlinguer in poi, hanno costruito un'università sempre più classista, aziendalista e meritocratica, nella quale gli studenti figli del popolo, quando non ne sono del tutto esclusi, sono lasciati a se stessi e costretti ad arrangiarsi come possono.
È infatti colpa di queste dissennate politiche governative se sempre più studentesse e studenti provenienti da famiglie povere, alle prese con tasse esorbitanti e insopportabili, un sistema ingiusto di "sostegno allo studio" e di erogazione delle borse di studio che le nega anche a chi ne avrebbe il diritto per condizioni economiche disagiate e che va sempre più nella direzione della sostituzione con i prestiti bancari (che graveranno ancor più sulle famiglie e sugli studenti), una mole di materiale didattico costoso e che spesso cambia a discrezione del docente, trasporti locali e alloggi dai costi esosi se non inavvicinabili, tutte condizioni a cui si aggiungono i costi della crisi del capitalismo e della macelleria sociale scaricati sulle masse, sono costretti, per potersi pagare gli studi, a trovare lavoro, spesso in nero o precario, senza diritti né tutele, sacrificando tempo ed energie allo studio.
Queste le problematiche più gravi, alle quali se ne affiancano infinite altre: dall'assenza di una guida nella scelta delle facoltà alla mancanza di tutor che seguano gli studenti, agli atenei sovraffollati ed all'insufficiente rapporto docenti-studenti (1 a 100), come ricordano Massimo Maria Augello, rettore dell'Università di Pisa, ed il prof. Paolo Ferri della Bicocca di Milano. Non è nemmeno da sottovalutare il fatto che molti giovani studenti intravedono la disoccupazione ad attenderli alla fine del proprio percorso universitario, che è tutt'altro che un incentivo.
Peraltro Martone, nonostante la laurea cum laude a 23 anni, è ben lontano dall'immagine di irreprensibilità che vorrebbe darsi: come dimenticare la consulenza da 40mila euro offerta a Brunetta mentre il padre Antonio (sospetto P3) era nominato, dallo stesso Brunetta, presidente della Commissione per l'integrità, la valutazione e la trasparenza delle amministrazioni pubbliche?
Sulla questione è intervenuto anche l'ex ministro Luigi Berlinguer (PD), fautore del 3+2, esaltando questo sistema perché, permettendo di conseguire la laurea dopo tre anni, a suo dire avrebbe aumentato il numero dei laureati in Italia (affermazione molto discutibile, anche perché i laureati restano comunque il 20% dei giovani fra i 25 e i 34 anni), fingendo beatamente di ignorare come la "laurea di base" valga assai meno, nella ricerca di un lavoro, della laurea specialistica o del master, e come il "3+2" non abbia affatto arginato il problema degli abbandoni e degli studenti-lavoratori.
I veri responsabili della distruzione dell'università pubblica sono la borghesia, a caccia di sempre maggiori profitti, e i governi che le reggono il sacco.
Contro questo sfacelo, accentuato dalle politiche in materia di istruzione annunciate dal governo, è urgente mettere in campo una grande, forte, combattiva e continuata mobilitazione per la scuola e l'università pubbliche, gratuite e governate dalle studentesse e dagli studenti. Il movimento studentesco, prendendo esempio dagli studenti siciliani, deve tornare in piazza, già a partire dalla manifestazione nazionale della FIOM l'11 febbraio, e dare il proprio grande contributo alla lotta per liberarci dal governo del tecnocrate borghese Monti.

1 febbraio 2012