La Fao: la lotta contro la denutrizione è a un punto morto
LA FAME UCCIDE SEI MILIONI DI BAMBINI L'ANNO
Nel vertice sulla sicurezza alimentare promosso a Roma dalla Fao lo scorso 10 giugno i paesi partecipanti si erano impegnati a dimezzare entro il 2015 il numero delle persone affamate nel mondo. Lo stesso obiettivo che si erano dati nel 1996 nel primo vertice senza però fare niente per realizzarlo; gli affamati nel mondo restavano oltre 800 milioni. A quattro mesi di distanza il rapporto annuale della Fao sulla situazione dell'insicurezza alimentare nel mondo del 2002, presentato a Roma il 15 ottobre, sottolinea anzi che il numero degli affamati è cresciuto nei paesi in via di sviluppo sia in valore assoluto che in percentuale rispetto alla crescita demografica e denuncia che "i progressi nella riduzione della fame nel mondo si sono praticamente fermati".
La responsabilità del fallimento della lotta alla fame è evidentemente nelle mani dei paesi più ricchi che con la consueta ipocrisia imperialista spendono fiumi di parole ma pochissimi soldi, stilano lunghe liste di promesse ma nessun intervento concreto, intascano i vantaggi della globalizzazione dei mercati e del predominio di un pugno di multinazionali che controllano la quasi totalità di produzione e commercio dei generi alimentari e determinano le misere condizioni di lavoro e di vita di centinaia di milioni di contadini nei paesi poveri.
Ogni anno, denuncia il rapporto della Fao, sei milioni di bambini al di sotto dei cinque anni muoiono di fame o di malattie legate alla malnutrizione. è come se in un anno morissero tutti i bambini in Italia e Francia. L'incidenza delle malattie mortali per denutrizione è alta in paesi come Bangladesh, Cambogia, Afghanistan, Tanzania, Etiopia e Congo dove il totale dei sottoalimentati è superiore al 35% della popolazione.
Le persone denutrite nel mondo sono circa 840 milioni di cui 799 nei paesi in via di sviluppo, 30 nei paesi meno poveri, e 11 in quelli industrializzati. Rispetto a dieci anni fa gli affamati sono 50 milioni in più.
Per raggiungere l'obiettivo di dimezzare il numero degli affamati entro il 2015, sostiene il direttore generale della Fao Jacques Diouf, il numero delle persone denutrite dovrebbe calare di 24 milioni ogni anno; un obiettivo ancora possibile con uno stanziamento di 24 milioni di dollari all'anno. A questa richiesta della Fao, lo scorso giugno a Roma, Berlusconi rispose che è meglio che i paesi poveri si arrangino da soli. E infatti i paesi ricchi hanno ridotto i loro versamenti a meno di un terzo degli impegni assunti nei vertici sulla sicurezza alimentare.
Secondo il rapporto ci sono nel mondo olte due miliardi di persone che soffrono di carenze di oligoelementi, la loro alimentazione cioè non gli fornisce a sufficienza vitamine e minerali. Tra i 100 e i 150 milioni di bambini soffrono di carenza di vitamina A e sono a rischio di cecità, altre 20 milioni di persone sono menomate mentalmente per carenza di iodio.
Solo in un ristretto gruppo di paesi in via di sviluppo il numero delle persone malnutrite è diminuito negli ultimi 10 anni, l'aumento di 96 milioni in altri 47 paesi ha fatto registrare il saldo negativo dei 50 milioni in più. Tra questi il Congo dove il numero dei denutriti è triplicato fino a oltre 36 milioni e l'India dove i malnutriti sono cresciuti di 18 milioni fino ad arrivare a oltre 233 milioni. Sono cresciuti di un milione e mezzo in Guatemala, di un milione in Messico, di circa 300 mila in Honduras e Nicaragua. In Nicaragua la caduta del prezzo del caffè, pilotata dalle multinazionali del settore, ha provocato la chiusura di molte aziende agricole e ridotto sul lastrico migliaia di contadini e le loro famiglie, trascinandoli nella povertà che opprime oltre il 70% dei 5,2 milioni di nicaraguensi.