Un passo fondamentale per la divisione dell'Italia in 20 staterelli
Il federalismo fiscale è legge. Una mannaia sul Mezzogiorno
Grave responsabilità del PD, che si è astenuto, e di Idv di Di Pietro che ha votato a favore
Al parlamento in camicia nera, noto alle masse per le sue inefficienze e sprechi, è bastato un anno dall'insediamento della legislatura per approvare definitivamente il federalismo fiscale con il sì del Senato del 29 aprile scorso. Con la crisi che morde, evidentemente la borghesia va servita sempre più velocemente. Solo 6 i voti contrari, 87 gli astenuti e 154 i favorevoli, tra cui i dipietristi che hanno votato sì insieme ai camerati senatori di Berlusconi, Bossi e Fini "perché riteniamo che questo Paese meriti l'innovazione", come ha blaterato Felice Belisario, capogruppo Idv al Senato. Un'argomentazione francamente degna degli spot del neoduce Berlusconi, dato che la "riforma" in realtà è stata approvata in assenza di previsioni sui costi reali da parte di Tremonti.
I dati Svimez prevedono, a causa dell'attuale disegno di legge, uno spostamento di risorse per un miliardo di euro dal Sud al Nord del Paese. Altro che federalismo come opportunità per il Mezzogiorno come sostiene a una voce il parlamento in camicia nera. Semmai è stata legalizzata la rapina del secolo ai danni delle masse meridionali. Senza contare, inoltre, come ha prontamente denunciato la Cgil, che con i tagli decisi nelle manovre economiche del governo, si è determinata una situazione che rischia di mettere in discussione l'effettivo livello di prestazioni e servizi che potranno essere garantiti nella sanità, nell'assistenza e nell'istruzione. Problema questo che riguarda anche le masse delle regioni "virtuose".
Con i rubinetti dei finanziamenti dello Stato chiusi, aggiungiamo noi, ogni regione dovrà perciò arrabattarsi da sola per fare quadrare i conti e allontanare lo spettro della bancarotta, proprio come uno staterello. Facile immaginare processi di aggregazione per istituire delle macro-regioni del tutto simili a delle piccole patrie. Non ci si lasci perciò turlupinare dagli imbelli de il manifesto che cianciano di semplice "vessillo", "contentino" alla Lega, "altro che data storica", e dai rimbambiti di Liberazione che nell'editoriale apparso il 30 aprile a firma di Gaetano Azzariti parlano di federalismo pericoloso e senz'anima" pur avendo ritenuto "l'approvazione del testo un atto necessario per dare seguito alla riforma costituzionale del sistema delle autonomie che il centrosinistra promosse nel 2001".
Non per niente Federico Bricolo, capogruppo della Lega Nord, tra una standing ovation a Bossi e uno sventolio di fazzoletti verdi, ha celebrato il voto del Senato rimarcando che il federalismo fiscale approvato "ci rende padroni a casa nostra". Un risultato considerato ancora più prestigioso poiché, come ha gongolato Calderoli, "arriva con una larga condivisione del Parlamento, un metodo che va tentato con tutte le riforme".
Parole queste che suonano come musica nelle orecchie dei democristiani e dei rinnegati dirigenti del PD che si sono astenuti soltanto perché, ha spiegato la capogruppo Anna Finocchiaro, con "l'ostilità al Senato federale oggi il gruppo del Pdl al Senato ha mostrato il volto del conservatorismo delle classi dirigenti, per dirla con Gramsci". E così, scavalcando a destra Pdl e Lega Nord, il PD è riuscito a fare accogliere dal governo l'ordine del giorno presentato dal suo vice-presidente al Senato Luigi Zanda che rilancia la riduzione significativa del numero di parlamentari, la costituzione di una Camera rappresentativa delle autonomie, la necessità di una nuova legge elettorale qualunque sia l'esito del referendum del 21 giugno e la revisione dei regolamenti parlamentari.
Esattamente quanto basta per completare, insieme al presidenzialismo, il disegno golpista della P2 elaborato dal fascista dichiarato Licio Gelli.
Ora ci vorranno due anni affinché siano approvati i decreti attuativi e altri cinque affinché il federalismo fiscale entri a regime. I fautori del socialismo e i sinceri democratici e progressisti hanno ancora tempo per combattere nelle piazze il federalismo fiscale, primo di una lunga serie di controriforme istituzionali. Unitevi al PMLI e costruiamo un ampio fronte unito per soffocare nella culla la terza repubblica neofascista, per l'Italia unita, rossa e socialista.

6 maggio 2009