Come sotto la dittatura fascista di Mussolini, cancellati i fondamentali diritti e agibilità sindacali
Federmeccanica esclude Fiom dalle aziende metalmeccaniche e dai tavoli negoziali
La linea delle relazioni industriali mussoliniane imposta da Marchionne alla Fiat fa scuola nel silenzio connivente del governo Monti
Per fermare il neofascismo nelle fabbriche occorre lo sciopero generale

Il modello di relazioni industriali di Marchionne, un misto di iperliberismo e di neofascismo, ha fatto e continua a fare scuola. Proprio di recente il nuovo Valletta ha sottoscritto con i sindacati collaborazionisti (FIM, UILM, FISMIC, UGL e Associazione dei quadri) un accordo separato per estendere il contratto aziendale imposto a Pomigliano a tutti gli stabilimenti Fiat che ha, tra le varie gravi ricadute, quella di escludere e non riconoscere la rappresentanza sindacale della FIOM. Seguendo pedissequamente questa linea reazionaria, la Federmeccanica ha compiuto un atto senza precedenti negli ultimi sessanta anni e che ricorda da vicino quanto accadeva nel ventennio mussoliniano.
In una letterina di 8 righe, datata 13 dicembre e indirizzata alla FIOM, il presidente di questa associazione padronale sostiene che dal 1 gennaio 2012 "cesserà inequivocabilmente ogni effetto del Ccnl 20 gennaio 2008" siglato da tutti i sindacati di categoria e approvato con il referendum. Pertanto "la Vostra organizzazione - scrive -, non essendo firmataria del Ccnl 15 ottobre 2009 (quello separato sottoscritto illegittimamente dai sindacati complici e non validato dai lavoratori, ndr) che scadrà il 31 dicembre 2012, non avrà titolo ai diritti derivanti dal Ccnl ed a quelli che comunque richiedono la condizione di parte del Ccnl".
Le ripercussioni di questa esclusione davvero grave e intollerabile qualora si concretizzassero sarebbero enormi. Da una nota sulle principali questioni tecnico-giuridiche conseguenti alla cessazione degli effetti del Ccnl del 20.01.08 elaborata da Federmeccanica si apprende che la FIOM non avrebbe più diritto, in sede nazionale e territoriale a organismi bilaterali su vari temi e alle commissioni per la formazione professionale. Tanto per incominciare. Ma la parte più pesante riguarda le conseguenze in sede aziendale. Eccole di seguito: per l'elezione delle RSU la FIOM non avrà diritto alla quote del terzo dei componenti riservato alle associazioni sindacali firmatarie del Ccnl. Inoltre, alla FIOM non competeranno, secondo Federmeccanica, i diritti di informazione e consultazione in sede aziendale, non potranno disporre delle ore di permesso retribuito. Gli sarà vietato il diritto di indire singolarmente o congiuntamente l'assemblea dei lavoratori durante l'orario di lavoro (art. 20 L.300/70), il diritto ai permessi non retribuiti (art. 24 L.300/70), il diritto di affissione (art. 25 L.300).
Non è finita qui. Federmeccanica sostiene che per la FIOM decadrà anche il diritto al versamento dei contributi sindacali in base alle apposite clausole del Ccnl. Ciò al fine di scoraggiare l'iscrizione dei lavoratori alla FIOM e comunque rendere molto più complicato il pagamento delle tessera diluito mensilmente.
Tutta questa articolazione di cancellazione di diritti e di agibilità sindacale, portata avanti nel silenzio connivente del governo Monti, appare impressionante. Viene giustificata da parte padronale come conseguenza della mancata firma del Ccnl del 2009 ma di fatto assume una linea di totale emarginazione, se non di vero e proprio annientamento della FIOM.
Piuttosto formale e composta la risposta della FIOM contenuta nella lettera del segretario generale, Maurizio Landini, inviata al presidente di Federmeccanica, Luigi Ceccanti. Senza una contestazione diretta ed esplicita alla grave iniziativa padronale, tutta impostata a negoziare un nuovo Ccnl valido e applicabile per tutti i lavoratori metalmeccanici "con il consenso e il concorso di tutti i soggetti" interessati. A questo fine richiama addirittura anche l'accordo unitario interconfederale del 28 giugno scorso contenente regole "sulla certificazione della rappresentanza, su ruolo e funzione del Contratto nazionale, sui contenuti della contrattazione collettiva e sulla validità dei contratti di secondo livello". Il segretario della FIOM, insomma, pensa di sventare l'attacco della Federmeccanica seguendo la strada del negoziato. In concreto, verificare, con un apposito incontro con le parti, l'esistenza di volontà e di condizioni per giungere alla stipula di un nuovo Ccnl condiviso da tutte le parti "a partire - si legge nella lettera - dalla definizione ... di un sistema di rappresentanza, di regole e di democratica validazione delle contrattazione collettiva".
Diversa, più diretta e dura la risposta del presidente del CC della FIOM Giorgio Cremaschi che in una nota giudica la lettera di Federmeccanica che, "liquida tutti i diritti di rappresentanza della Fiom in tutte le aziende metalmeccanici", "una decisione inaudita che colpisce il sindacato che rappresenta la grande maggioranza delle lavoratrici e dei lavoratori metalmeccanici. È un vero e proprio golpe sindacale - aggiunge - che distrugge la democrazia e che è spiegabile solo con la volontà di imporre a tutti i lavoratori il modello di Pomigliano, cioè un drammatico taglio ai diritti, ai salari, alla dignità stessa delle condizioni di lavoro". Perciò, "bisogna lottare - è la sua esortazione - con tutta la determinazione, con tutta la durezza, con tutta la capacità di reggere nel tempo che saranno necessarie, per sconfiggere il disegno della Fiat, della Confindustria e della Federmeccanica". Avallato e sostenuto, c'è da aggiungere, dal governo della grande finanza e della UE Monti. Il recente attacco all'art. 18 per favorire i licenziamenti lo testimonia.
A un attacco di queste dimensioni, così pesante e pericoloso, che colpisce in prima battuta la FIOM e i metalmeccanici ma in generale mette in discussione l'insieme dei diritti e delle libertà sindacali di tutte le lavoratrici e di tutti i lavoratori per instaurare relazioni industriali neofasciste si deve rispondere con un'iniziativa di lotta adeguata ed efficace: con la mobilitazione generale, con lo sciopero generale di 8 ore e manifestazioni di piazza.

4 gennaio 2012