Contratto dei metalmeccanici: i padroni perseguono l'accordo separato con i sindacati complici
La Federmeccanica dice no alle proposte della Fiom
Rinaldini: "Arroganza intollerabile, confermiamo lo sciopero di otto ore"
La Fiom propone a Fim e Uilm un referendum sulle due piattaforme contrattuali

La risposta che Federmeccanica si era impegnata a dare sulle proposte della Fiom, avanzate il 10 settembre scorso, finalizzate a trovare una soluzione "ponte" ed evitare così un accordo separato tra la parte padronale e Fim e Uilm per il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro dei metalmeccanici, è arrivata, ed è come era del tutto prevedibile, totalmente negativa. Tale risposta è contenuta in una lettera inviata il 15 settembre alle tute blu della Cgil, dove l'associazione del padronato metalmeccanico esprime tutti i suoi No.
Il primo riguarda il blocco dei licenziamenti, ritenuto "inaccettabile" perché "esporrebbe - si legge nel testo - le imprese che necessitano di ristrutturare gli organici, a morte sicura". Dunque, mano libera nei licenziamenti che saranno di massa, visto che il presidente della Confindustria, Emma Marcegaglia, ne prevede ben 700.000 mila entro il 2010. Il secondo No respinge la proposta di congelare il sistema delle regole definite nella "riforma" della contrattazione firmata a Palazzo Chigi il 22 gennaio da Cisl e Uil ma non dalla Cgil. Nella lettera Federmeccanica afferma, furbescamente, che le nuove regole della contrattazione sono "affidate alla responsabilità delle Confederazioni" e perciò "non è nella disponibilità delle singole categorie sospenderle o modificarle". Niente infine, all'ipotesi di estendere gli "ammortizzatori sociali" a tutte le forme di lavoro.
Dura e tempestiva la reazione del vertice della Fiom. "Le scelte di Federmeccanica - ha affermato il segretario generale, Gianni Rinaldini - rappresentano un atto di arroganza intollerabile. Per questo la Fiom conferma lo sciopero generale di otto ore di venerdì 9 ottobre, per la difesa dell'occupazione, per la democrazia e il rinnovo del biennio economico". "La scelta dell'accordo separato - ha aggiunto - con alcune organizzazioni sindacali che non hanno nessun mandato democratico da parte delle lavoratrici e dei lavoratori e quella di prefigurare possibili ulteriori licenziamenti rappresentano un atto di arroganza intollerabile". E qui il segretario della Fiom ha lanciato una sfida a Fim e Uilm. "Siamo disponibili a un referendum sulle due piattaforme (quella di Fim e Uilm e quella di Fiom, ndr) tra tutti i lavoratori metalmeccanici, il cui esito sia vincolante per tutte le organizzazioni sindacali. Ciò che non accettiamo - ha concluso - è la negazione del diritto democratico delle lavoratrici e dei lavoratori di decidere sulle loro condizioni retributive e normative. La Federmeccanica si assuma per intero la responsabilità di legittimare un comportamento che rappresenta la messa in discussione della costituzione materiale del nostro Paese".
La posta in gioco è molto alta, non solo contrattuale e sindacale, ma anche politica. Certo, tra gli obiettivi del grande padronato metalmeccanico e della Confindustria tutta c'è quello di imporre un contratto meno favorevole per i lavoratori e più vantaggioso per le imprese, ma c'è anche quello più generale di imporre con la forza e la complicità dei sindacati gialli collaborazionisti, di "normalizzare" la Cgil, a partire dalla Fiom, e di imporre delle regole contrattuali e un ruolo del sindacato cogestionario, neocorporativo, autoritario di stampo neofascista, all'insegna della terza repubblica imperante. Proprio come era scritto nel piano golpista della P2 di Gelli, Craxi e Berlusconi.

23 settembre2009