50 anni dei Trattati di Roma
Una festa solo per i governanti e la grande borghesia dei paesi dell'Ue imperialista

Incontri istituzionali celebrativi a Roma e in molte altre città europee, convegni, dibattiti, mostre d'arte, concerti, partite di calcio; ed ancora paginate su quotidiani e riviste, spot imbonitori televisivi, siti internet creati ad hoc. Grande è stato lo sforzo dei 27 paesi dell'Unione europea (Ue) per festeggiare il 50° anniversario della firma dei Trattati di Roma.
Ma al di là della solita retorica imperialista, dello stomachevole tentativo di dare a queste celebrazioni un carattere popolare e di massa, la domanda principale che dobbiamo porci è chi ha festeggiato e che cosa. La risposta è una sola: i governanti europei e i monopoli che stanno alle loro spalle. Sono loro gli unici beneficiari di 50 anni di integrazione europea.
L'Unione europea è un'organizzazione monopolistica e imperialistica, una superpotenza mondiale. Nata, anche con i favori degli Usa, per far passare il riarmo della Germania post-nazista e costruire un blocco anticomunista, da subito operò in funzione degli interessi dei rispettivi monopoli nazionali che stavano e stanno tuttora dietro ai governi, dettandone la linea per potersi espandere e conquistare nuovi mercati. Nel 1957 l'Italia era tra i 6 paesi fondatori dell'allora Cee. Dalla fine del 1993, allorché la Cee si trasformò nell'Ue, i suoi paesi membri sono passati da 12 a 15 nel 1995, a ben 25 dal 1° maggio 2004 e agli attuali 27 dal 1° gennaio di quest'anno. Un'Unione che si espande dall'Atlantico al Baltico, al Mediterraneo, che si avvicina pericolosamente all'Africa e al Medioriente, con una popolazione, 500 milioni di abitanti, doppia di quella degli Stati Uniti, con il più grande mercato mondiale a disposizione. Attualmente l'Ue è la prima potenza commerciale, con una quota del 19% contro il 14 degli Usa e il 9 della Cina, una grande potenza produttiva con un quarto del prodotto mondiale e la prima potenza finanziaria con una quota del 70% dei flussi di capitale globale.
Essa è fonte di dominio, oppressione, rapina e sfruttamento dei popoli degli Stati che attualmente la compongono, ma anche di quelli dell'Est europeo, dei Balcani e del Terzo mondo che da tempo sono nel suo mirino. Tutto il suo operato è stato ed è a beneficio del grande capitale a cui ha regalato un mercato unico prima e una moneta unica, l'euro, e una Banca centrale poi, che hanno obbligato i paesi aderenti a perseguire politiche ferocemente liberiste e antipopolari.
I magnati e i tecnocrati legati a Bruxelles, in combutta con quelli nazionali, avevano sbandierato ai quattro venti che mercato unico e euro sarebbero stati la panacea di tutti i mali. "Benessere per tutti" in campo economico era la falsa e menzognera parola d'ordine. Abbiamo visto i risultati. Potere d'acquisto delle masse pressoché dimezzato, povertà e miseria in continua ascesa. "Sicurezza e garanzia" era lo slogan nel campo sociale e dei diritti. Più volte i governanti europei hanno raccolto i cocci delle loro politiche fallimentari. Ma anziché trarne le dovute conseguenze hanno ribadito che l'unica strada da seguire è quella delle politiche liberiste e liberticide, riconfermando il famigerato "patto di stabilità" adottato a Maastricht nel 1991, che non accetta disavanzi di bilancio, e facendo fronte all'"invecchiamento della popolazione" con il potenziamento delle controriforme in materia di occupazione, sanità e pensioni. Quindi più produttività e flessibilità capitalistiche, più privatizzazioni e più tagli alla spesa sociale.
Cosa dovrebbero festeggiare dunque i popoli europei? Le decine di milioni di disoccupati e poveri, l'attacco concentrico alle conquiste economiche e sociali dei lavoratori e delle masse, le disuguaglianze economiche e sociali tra le varie aree, acuite dall'ingresso dei paesi dell'Est, e di sesso, la politica fascista e razzista di chiusura blindata contro gli immigrati, nascosta dietro il pretesto della "lotta al terrorismo", la responsabilità, al pari degli Usa, dell'inquinamento della terra, dell'acqua e dell'aria e la negazione del diritto inalienabile dell'accesso all'acqua come bene comune dell'umanità?
Oppure dovrebbero festeggiare quello che i governanti europei ritengono il maggiore successo e che nel nostro Paese il presidente della Repubblica Napolitano ha esaltato in un fiume di interviste su media e carta stampata, ossia il mezzo secolo di pace "all'interno e all'esterno dell'Ue". Che ipocrisia, che vergogna! L'Unione europea si è smascherata davanti agli occhi dei popoli, macchiandosi degli stessi crimini imputabili all'imperialismo americano. All'interno ha condotto la guerra sociale contro il proletariato e le masse popolari mentre all'esterno ha partecipato a guerre di aggressione imperialiste, come all'allora Repubblica federale Jugoslava (1999), che ha visto protagonisti i governi del "centro-sinistra" e di D'Alema, all'Afghanistan (2001 e quella tuttora in corso) e all'Iraq (1991 e quella tuttora in corso), arrogandosi il diritto, insieme agli Usa, di imporre con le armi la sua volontà ai paesi del mondo che non accettano il dominio e le decisioni dell'imperialismo occidentale. Si è fatta scudo dell'Onu, continuando ad accreditare questa Organizzazione, in mano agli imperialisti con alla testa gli Usa, ormai irriformabile e nemica dei popoli, che della politica dei due pesi e delle due misure ha fatto il suo cavallo di battaglia.
E altre guerre si prepara a fare. L'esercito europeo è un bisogno impellente, come ha ricordato la stessa Angela Merkel, attuale cancelliere tedesco e presidente di turno dell'Ue, alla vigilia del vertice straordinario di Berlino del 24 e 25 marzo scorsi: "Dobbiamo avvicinarci a un esercito comune europeo - ha dichiarato al quotidiano tedesco Bild -. Perché l'idea dell'unificazione europea è ancora oggi una questione di guerra e pace. Non dovremmo mai considerare la pace e la democrazia come qualcosa di scontato".
Mentre all'interno della Nato ha chiesto e ottenuto più autonomia decisionale e militare, l'Ue ha introdotto la figura del responsabile della politica estera e di difesa comune, e all'interno della discussione sulla Costituzione europea c'è l'istituzione delle figure poco rassicuranti del presidente del Consiglio e del ministro degli Esteri europei.
Festeggino pure i governanti e la grande borghesia sventolando le bandiere nazionaliste e patriottarde dei rispettivi paesi imperialisti e la bandiera con le dodici stelle gialle in campo blu dell'Ue imperialista. I popoli europei invece impugnino le bandiere dell'antimperialismo, dell'internazionalismo proletario e del socialismo. Il popolo italiano si batta per l'Italia unita, rossa e socialista, che costituisce il più grande contributo che esso possa dare alla lotta contro l'Ue imperialista e all'avvento dell'Europa socialista.

4 aprile 2007