La manovra economica per il 2010
Il governo vara una finanziaria di niente
Non c'è nulla per occupazione, detassazione dei salari, Mezzogiorno. Nulla per i terremotati dell'Abruzzo. Non ci sono i soldi per i contratti del pubblico impiego. Mancano 7 miliardi di euro alla sanità. Rimandati agli introiti dello "scudo fiscale" interventi per università, ricerca e nel sociale
I sindacati proclamino lo sciopero generale
Su proposta del ministro dell'economia Giulio Tremonti, il Consiglio dei ministri ha approvato, il 21 settembre scorso, il "disegno di legge recante disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato", ossia la Legge finanziaria del 2010. Ciò unitamente ad altri documenti di bilancio e di programmazione economica per gli anni 2010-2012. Una legge finanziaria, quella varata dal governo del neoduce Berlusconi, diversa da quelle del passato, insolitamente breve e ristretta, composta di soli 3 articoli, per una previsione di spesa di 3 miliardi o poco più, con dentro quasi nulla, comunque senza quegli interventi di carattere economico, finanziario, fiscale e sociale che la situazione di grave crisi in cui versa il nostro Paese avrebbero richiesto e ancora richiedono.
Prima di andare più nel dettaglio su quello che c'è e quello che manca in questa manovra economica e finanziaria merita rilevare un dato politico di carattere generale, particolarmente grave: riguarda la cancellazione, di fatto, della legge finanziaria, così come fu concepita allorché venne introdotta, come documento fondamentale di bilancio e di programmazione economica da discutere e approvare in parlamento. Sostituita da decreti che il governo ha varato e varerà, imposti alle Camere a colpi di voti alla fiducia, senza dibattimento ed emendamenti parlamentari.

Abolita la legge finanziaria
Di questa controriforma da terza repubblica di stampo presidenzialistico neofascista c'è la conferma nelle parole di Tremonti pronunciate in conferenza stampa: "Dimenticatevi la vecchia Finanziaria, non c'è più". "La manovra finanziaria è contenuta nel decreto di luglio (il cosiddetto decreto "anticrisi", ndr)... Per il 2010 e il 2011 non abbiamo fatto cambiamenti, qualche aggiunta l'abbiamo fatta per il 2012. Oggi abbiamo approvato il bilancio dello Stato, con cui stabilizzare i conti pubblici". Questa controriforma strisciante, che scippa al parlamento la prerogativa sulla legge fondamentale di politica economica dello Stato per metterla nelle mani dell'esecutivo e, a salire, di quelle del ministro delle finanze e del presidente del consiglio, è presentata da Tremonti come un atto positivo e necessario per evitare "l'assalto alla diligenza" delle lobby (che faccia tosta) e per mettere fine, a suo dire, a discussioni interminabili.
Lo schema di ragionamento di Tremonti e di Berlusconi, zeppo di menzogne, è che la crisi, con tutte le sue ricadute sociali, è in buona sostanza un'invenzione dei massa-media e dell'"opposizione". Il governo è comunque già intervenuto con provvedimenti "anticrisi", con una serie di decreti in campo economico e finanziario. Aggiungiamo noi, totalmente a favore delle imprese e delle banche senza dare nulla a lavoratori e pensionati, senza fermare la caduta dei consumi e della perdita dei posti di lavoro. Per il governo la crisi è già alle spalle e la ripresa economica e produttiva in atto. La stima del Pil per il 2009 passerebbe da -5,2% a -5. Il deficit in rapporto al Pil si attesterebbe al 5% invece del 5,3% previsto nel Dpef. Da qui la decisione di una Finanziaria ultraleggera, senza quasi nulla dentro. Da qui la ridicola promessa di rimandare a un futuro incerto interventi di riduzione delle tasse sui salari dei lavoratori dipendenti, purché i conti dello Stato e le sue entrate fiscali lo permettano, e interventi per università, ricerca e nel sociale in base a quanto frutterà lo "scudo fiscale" ossia il maxi-condono per coloro che hanno esportato illegalmente all'estero capitali, la criminalità mafiosa in primis.

La crisi non è superata
Davvero la recessione produttiva (che ricordiamolo è mondiale e non solo italiana) è in via di soluzione? Davvero siamo in presenza di una ripresa economica e per cui non sono necessari interventi urgenti e importanti a sostegno dell'occupazione, del reddito, specie dei lavoratori dipendenti, e del Mezzogiorno che la crisi ha impoverito ulteriormente? Tutte le fonti indicano un pesante peggioramento della crisi occupazionale. L'Ocse prevede, nei paesi che ne fanno parte, 25 milioni di disoccupati in più entro il 2010, portando il totale a 57 milioni di senza lavoro. Per l'Italia la perdita di posti di lavoro sarà di un milione circa. È la stessa analisi fatta dalla Cgil. Entro la metà del 2010, 770 mila lavoratori avranno superato le 52 settimane di cassa integrazione e senza proroga per loro scatta il licenziamento. Già in 360mila in questi mesi del 2009 hanno perso il lavoro. C'è il dato certo dell'Istat che per il secondo trimestre di quest'anno parla di 378 mila posti di lavoro in meno. E il Mezzogiorno? In una regione come la Calabria, tra le meno sviluppate industrialmente e tra le più povere a livello europeo, la crisi economica ha falcidiato 27mila posti di lavoro e messo in grave difficoltà 200 aziende. Ciò anche in conseguenza della politica dei tagli del governo che alla Calabria ha tolto 3 miliardi di euro di finanziamento.

Per i dipendenti pubblici solo 20 euro
Nella (non) Finanziaria Tremonti-Berlusconi non si trova alcun accenno alla riduzione delle tasse sui salari, nonostante che questi al netto siano fermi da ben 15 anni, mentre prezzi e pressione fiscali sono aumentati costantemente, nonostante che lo Stato abbia sottratto al monte salari ben 112 miliardi di euro in più a causa dell'effetto di trascinamento del fiscal-drag (fonte Ires-Cgil), ma non ci sono nemmeno gli stanziamenti, pari a 7,5 miliardi di euro, per finanziare il rinnovo dei contratti di lavoro del pubblico impiego. La cifra indicata dal governo di 3,4 miliardi di euro per il prossimo triennio è truffaldina. A conti fatti si riduce a 1,7 miliardi che sono appena sufficienti a coprire l'"indennità di vacanza contrattuale" che si tradurrà in un misero aumento di 20 euro.
Tra le cose che non ci sono e che hanno suscitato una dura reazione delle associazioni ambientalistiche, la mancata proroga per il 2010 del bonus fiscale del 55% per installare pannelli solari e comunque apportare modifiche edilizie per migliorare le prestazioni energetiche delle abitazioni. La cancellazione di questa detrazione fiscale finirà per disincentivare l'uso delle fonti energetiche pulite e rinnovabili, per colpire l'industria del settore e indebolire la lotta per la riduzione delle emissioni inquinanti.
Vivaci proteste contro questo tipo di manovra economica sono venute dai rappresentanti delle province e delle regioni. Il coordinatore degli assessori al bilancio dell'Upi, Antonio Rosati, nell'abbandonare anzitempo la riunione che il governo aveva organizzato con le "parti sociali" aveva detto: "ci sembrava ridicolo e poco serio restare ancora li. Il ministro Tremonti non ci ha detto nulla né sull'entità della manovra, né sull'allentamento del patto di stabilità interno da noi chiesto. A questo punto ci vuole un sussulto da parte di Regioni, Province e Comuni". Il presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani, a quella riunione non c'è addirittura andato; visto che la promessa di Berlusconi di un incontro per l'inizio di settembre è andato disatteso. Le questioni da chiarire erano e sono "la determinazione precisa - afferma Errani - dei Fas (fondi per le aree sottoutilizzate), le questioni del Fondo Sanitario Nazionale - in relazione alla quale è noto la considerazione da parte di tutte le Regioni della sua sottostima - del fondo nazionale per le politiche sociali e del fondo per la non autosufficienza, solo per fare alcuni esempi". Al governo Errani chiede anche di "rispettare pienamente gli accordi fatti sugli ammortizzatori sociali, nel momento in cui la prima tranche di risorse è già in esaurimento in alcune Regioni". Quella presentata, conclude, è "una Finanziaria che non dice nulla e non convince".
Il problema esiste in modo acuto per la sanità. Infatti, nel piano triennale per la salute del governo inviato alle regioni, ci sono tagli per ben 7 miliardi di euro. Nello stesso tempo sono annunciati anche tagli dei posti letto ospedalieri, sulle lungo degenze e i ricoveri per anziani non autosufficienti.

Le parole non bastano
Critiche le reazioni dei segretari di Cgil, Cisl e Uil. Per Epifani: "È una manovra che non dà nessuna spinta e nessun stimolo all'economia. Abbiamo chiesto i soldi - dice - per il rinnovo dei contratti pubblici perché allo stato non risulterebbe nulla, così come non risulta nessun intervento fiscale nei confronti del lavoro dipendente e dei pensionati". Il segretario della Cgil ha chiesto anche di non spostare le aziende da Sud a Nord o all'estero e di raddoppiare la durata della Cig Per Bonanni: "la situazione sta diventando drammatica, lo dicono tutti ma nessuno fa nulla. Bisogna dare sostegno al reddito. Un primo intervento può essere sulla detassazione delle tredicesime... ma in prospettiva bisogna arrivare a una riduzione delle aliquote". Anche per Angeletti è necessario ridurre "le tasse sul lavoro dipendente. L'Italia è l'unico paese dell'Ocse dove la media delle tasse pagate dai lavoratori dipendenti è superiore a quelle pagate dai loro datori di lavoro".
Se è vero come è vero che la Finanziaria varata dal governo non dà risposte positive e adeguate quanto meno su alcuni problemi drammatici e urgenti (il blocco dei licenziamenti, la non chiusura delle fabbriche e il rilancio dell'occupazione, la riduzione delle tasse su salari e pensioni, senza dimenticare il rinnovo dei contratti pubblici), le parole non bastano, occorrono fatti, occorre la mobilitazione, occorre una risposta di lotta e di piazza forte e generalizzata. Meglio se questa mobilitazione è unitaria. Diversamente è la Cgil che deve farsene carico.

30 settembre 2009