Per decisione del neoduce berlusconi
IL FASCISTA FINI SARA' UNO DEI PADRI DELLA COSTITUZIONE DELL'UE IMPERIALISTA
Per Prodi "è una rappresentanza politica forte''. D'Alema: "Collaboreremo''

Sarà il fascista Gianfranco Fini, segretario di AN e vicepresidente del Consiglio, a rappresentare il governo nella Convenzione europea che nei prossimi due anni dovrà stilare la Costituzione della Ue. Lo ha nominato il Consiglio dei ministri del 25 gennaio, su proposta dello stesso Berlusconi. In rappresentanza del parlamento italiano sono stati nominati Marco Follini per la maggioranza e l'ex ministro degli Esteri Lamberto Dini per l'opposizione. Con Giuliano Amato, che però come vicepresidente della Convenzione è al di sopra delle designazioni nazionali, più gli eurodeputati Antonio Tajani (FI) e Cristiana Muscardini (AN), saranno quindi sei gli italiani chiamati a far parte dell'organismo presieduto dal francese Giscard D'Estaing.
Con la designazione di Fini il neoduce coglie più di un obiettivo politico: innanzi tutto sgombra il terreno dalla scomoda questione dell'autocandidatura del segretario di AN alla succesione di Ruggiero, rendendogli più tranquilla l'assunzione ad interim della gestione della Farnesina senza limiti temporali. In secondo luogo compie un ulteriore passo verso lo sdoganamento completo dei fascisti di AN, anche a livello europeo dopo averlo già compiuto a livello nazionale. A questo proposito Berlusconi e Fini si erano preparati a dovere, facendo precedere l'annuncio della nomina da un'intervista di una delle reti del neoduce al segretario di AN in cui quest'ultimo, rivedendo le sue stesse dichiarazioni fatte all'indomani del congresso di Fiuggi, ha detto di non considerare più Mussolini "il più grande statista'' del secolo passato, ma semmai di assegnare questo titolo a uomini come De Gasperi, Einaudi e Giolitti.
Inoltre, decidendo per una candidatura "forte'' del governo alla Convenzione europea, Berlusconi porta avanti con coerenza il suo disegno mussoliniano di far valer di più gli interessi italiani in seno alla Ue imperialista: "Siamo un grande, grandissimo paese. Dobbiamo crederci e lavorare per riconquistare il posto che ci spetta'', ha detto infatti il neoduce cogliendo l'occasione della premiazione degli atleti italiani al Coni, praticamente in contemporanea con l'annuncio della designazione di Fini.

IL MARCHIO FASCISTA SULLA COSTITUZIONE EUROPEA
Da parte sua Fini ha fatto subito capire in che direzione intende portare avanti il suo mandato: "Il governo italiano farà tutto il possibile perché l'Unione europea riapra i battenti al ruolo della religione e perché i valori spirituali non vengano emarginati nella futura Costituzione europea, come aveva detto di temere il Papa nel suo discorso al corpo diplomatico del 10 gennaio scorso'', ha dichiarato in un'intervista a caldo alla Tv privata Telepace. "L'espressione `Europa delle cattedrali' - ha aggiunto - è valida ancora oggi. Quando l'Europa era divisa in due, per sentirsi europei, a Leningrado come a Lisbona si pensava necessariamente ad una cattedrale. Non si possono liquidare la Chiesa, e le Chiese, tra gli eccetera, come fa il documento di Nizza''.
Il fascista Doc Fini, allievo del fucilatore di partigiani Almirante ed erede naturale di Mussolini, dal quale prende le distanze solo a parole e per chiara convenienza politica, sarà dunque tra i padri della Costituzione europea, e anche questo la dice lunga sull'impronta reazionaria con cui quel documento nasce già in partenza. Del resto nessuno ha avuto nulla da obiettare che sia un fascista a rappresentare l'Italia nella Convenzione europea. Per il presidente della Commissione europea Prodi, anzi, "il fatto che i Paesi mandino alla Convenzione i rappresentanti con un forte peso politico ci dice quanto importante sia la Convenzione''. Persino il ministro degli Esteri belga, Michel, notoriamente critico verso il governo italiano, tanto da beccarsi l'appellativo di "gigione'' da parte di Berlusconi, ha dichiarato di non avere nulla contro la nomina di Fini: "Non condivido la sua concezione della società, però Fini non è Haider e nemmeno Bossi'', ha detto.
A livello interno, poi, porte ancor più spalancate all'investitura europea del leader di AN. Se per Amato "Berlusconi ha fatto bene a designarlo'', D'Alema ci vede addirittura prospettive di collaborazione futura: "Amato - ha commentato infatti il presidente diessino - non rappresenta l'Italia. Insieme a Giscard D'Estaing e all'ex ministro belga, è stato scelto dal Consiglio europeo per coordinare quel lavoro a nome di tutta l'Europa. Che il governo italiano sia rappresentato dal vice presidente del Consiglio mi pare una scelta impegnativa per il governo italiano e lì lavoreranno insieme persone di destra e di sinistra''.

LA RESA DELL'ULIVO
La "sinistra'' di regime sembra aver già dimenticato la polemica col neoduce Berlusconi, accusato dopo il vertice di Laeken di non aver sostenuto con convinzione la candidatura di Amato alla presidenza della Convenzione e di avergli preferito sotto sotto quella di Giscard, più affine alla sua parte politica. Non solo il "centro sinistra'' ha accettato di buon grado la nomina di un fascista come rappresentante dell'Italia nell'organismo che dovrà scrivere la Costituzione europea, ma era perfino disposto a non dare battaglia nemmeno quando si è profilata la possibile esclusione di Amato per fare posto a Fini.
Infatti i governi socialdemocratici di Svezia e Olanda, a cui si era associata la Germania, sostenevano che secondo la loro interpretazione dell'accordo di Laeken il governo italiano era già rappresentato da Amato. Berlusconi ribatteva che in nessun caso si sarebbe fatto rappresentare da un socialista e che mai avrebbe rinunciato a Fini. A quel punto Amato, facendo asse con lo stesso neoduce, dichiarava che neanch'egli avrebbe accettato di rappresentare il governo italiano, dicendosi pronto a farsi da parte nel caso l'Italia avesse dovuto scegliere tra lui e Fini. La cosa si è poi risolta con la marcia indietro dei tre governi che avevano posto la questione, e così il neoduce ha potuto anche sbandierare il "doppio successo'' di aver difeso la scelta di Fini e contemporaneamente la vicepresidenza di Amato.
Da questa vicenda, quindi, i partiti del "centro sinistra'' ne escono ancora una volta con le ossa rotte, confermandosi qull'imbelle, rimbambita e incapace armata Brancaleone che si era rivelata con le disastrose elezioni del maggio scorso. Non bastasse la sberla presa con la nomina di Fini, che li ha lasciati imbambolati e passivi, completamente a rimorchio della spregiudicata politica estera mussoliniana del neoduce, si sono pure accapigliati tra di loro per la nomina del loro rappresentante alla Convenzione. Il rinnegato D'Alema, infatti, si era autocandidato sicuro che quel posto gli spettasse di diritto per i suoi "meriti'' di governo, ma è stato trombato dai suoi alleati della Margherita, che hanno fatto asse con il governo per imporre invece l'ex ministro degli Esteri Dini. Cosa che ha innescato una nuova e più devastante crisi interna nella coalizione ulivista ormai sempre più allo sbando.

6 febbraio 2002