Per una tangente di 51 milioni pagata per una commessa di elicotteri in India
Finmeccanica arrestato Orsi (Lega)
Agli arresti domiciliari Spagnolini, ad di Agusta. Ipotesi di una tangente di 10 milioni di euro alla Lega
Il governo Monti ha chiuso un occhio

Con l'accusa di corruzione internazionale, peculato e concussione, l'11 febbraio il Giudice per le indagini preliminari (Gip) di Busto Arsizio (Varese), Luca Labianca, ha ordinato l'arresto del presidente di Finmeccanica Giuseppe Orsi la cui scalata al vertice del colosso pubblico italiano fu sponsorizzata dal caporione fascio-leghista Roberto Maroni e dal ministro Tremonti proprio in seguito alla scandalosa gestione Guarguaglini.
L'inchiesta, condotta dal procuratore Eugenio Fusco, riguarda una maxi tangente da 51 milioni di euro pagata dai vertici di Finmeccanica per la vendita di 12 elicotteri Agusta Westland al governo indiano. Una cifra astronomica mascherata in vario modo e gestita attraverso astute triangolazioni bancarie all'estero e dalla cui destinazione prende corpo una nuova ipotesi investigativa che chiama direttamente in causa il vertice della Lega a cui pare sia stata versata una parte della tangente pari a circa 10 milioni di euro.
Insieme ad Orsi è stato posto agli arresti domiciliari anche l'amministratore delegato (ad) di Agusta Westland, Bruno Spagnolini, che deve rispondere delle stesse accuse. In manette sono finiti anche due cittadini svizzeri, Guido Haschke e il suo socio Carlo Gerosa, che intermediarono nell'affare con Finmeccanica.
Su ordine della procura di Busto gli investigatori hanno inoltre perquisito gli uffici di Finmeccanica a Roma dove hanno acquisito documenti e supporti informatici ora al vaglio degli inquirenti.

La "filosofia" della tangente
Secondo il Gip, sia Giuseppe Orsi sia Bruno Spagnolini "appaiono convinti dell'esigenza di ricorrere a tali sistemi operativi per ottenere l'aggiudicazione delle gare di appalto". Con riferimento a Spagnolini, il Gip sottolinea che in una valigia sequestrata all'intermediario Haschke a casa della madre è stato trovato un memorandum risalente al 2010 "riguardante successiva fornitura di mezzi Agusta sempre all'India con specifico riferimento alla tangente richiesta dal pubblico ufficiale coinvolto in quei fatti (tale Saini). Dunque - annota il giudice - l'Agusta Westland, e per essa la sua dirigenza e lo Spagnolini in particolare, sembrano essere consueti al pagamento di tangenti e vi è motivo di credere che tale 'filosofia aziendale' si ripeta anche in futuro se non resa vana attraverso l'intervento cautelare". Riguardo a Orsi, scrive ancora il giudice, "rivela il suo disincanto per la pratica tangentizia e, dunque deve aggiungersi, il suo convincimento che la stessa sia un fattore naturale della pratica aziendale".
Insomma la tangente legalizzata, istituzionalizzata ed elevata a sistema per aggiudicarsi appalti e commesse! Altro che rilancio e moralizzazione di Finmeccanica dopo la disastrosa gestione Guarguaglini.

Pressioni per insabbiare l'inchiesta
Dalle indagini è emerso fra l'altro che Orsi e Spagnolini hanno cercato in vari modi di ostacolare l'inchiesta contattando il Consiglio superiore della magistratura (Csm) affinché venisse nominato in tempi brevi il nuovo procuratore di Busto Arsizio. Questi, a sua volta, avrebbe dovuto estromettere dall'indagine il procuratore applicato Eugenio Fusco, titolare del fascicolo su Giuseppe Orsi. Non solo. I due complottarono anche per sviare le indagini utilizzando "magistrati in pensione" fra cui l'ex presidente della corte d'Appello di Milano Giuseppe Grechi e l'ex presidente della corte d'Appello di Venezia Manuela Romei Pasetti.

Campagna stampa retribuita e compiacente
Agli atti ci sono anche una serie di intercettazione telefoniche in cui Orsi esercita forti pressioni nei confronti degli editori dei maggiori quotidiani nazionali "pregandoli" di non pubblicare più notizie inerenti il suo coinvolgimento nell'inchiesta. In particolare Orsi contatta il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi per gli articoli critici pubblicati da Il Sole-24 Ore. E Squinzi promette: "interveniamo subito, eh! Sai con questi giornalisti... coi giornalisti è sempre un problema eh perché non gli puoi mai dire niente... Però, però intervengo sul direttore" (Roberto Napoletano).
"L'esito dell'intervento diretto di Orsi su Squinzi.. appare desumibile" scrive a tal proposito il Gip dal successivo colloquio che Orsi ha il 4 dicembre 2012 con Carlo Maria Fenu, addetto stampa di Finmeccanica. "Adesso lo chiamerò un attimo il signore la per ... Squinzi per .. ringraziarlo ma insomma, no adesso, dobbiamo stare attenti che, cerchiamo di capire, con i dovuti modi, se si muove il giornalista l'altro". I due poi discutono anche di un titolo del "Secolo".
Con le stesse modalità di pressione Orsi interviene anche sul Messaggero che l'11 novembre del 2012 pubblicò una sua intervista a firma di Osvaldo De Paolini in cui il boss leghista di Finmeccanica parlava del gruppo come di "una casa di vetro", respingeva ogni accusa, intima al giornalista di non usare mai la parola "tangenti" e di utilizzare al suo posto il termine "mediazioni" e, infine, sempre attraverso Fenu, si raccomanda di far cessare gli attacchi giornalistici nei suoi confronti.
Tutto ciò, sottolinea il Gip, conferma "la volontà da parte del vertice di Finmeccanica di montare una campagna di stampa retribuita e compiacente... Gli indagati, informati dell'esistenza di una indagine giudiziaria... si sono attivati a porre in essere condotte di sovvertimento della genuinità delle prove, anche con tentativi di pretesa modifica della linea operativa dell'ufficio inquirente che procede e con l'asservimento o, quanto meno la compiacenza presso i maggiori organi di stampa".
Insomma una vera e propria "campagna mediatica" a favore di Orsi che, secondo una informativa dei carabinieri del Noe di Roma che si occuparono del filone napoletano dell'inchiesta su Finmeccanica, è stata promossa dal vicepresidente Telespazio ed ex capo della struttura Rai del Quirinale, Giovanni Garofalo, il quale nelle telefonate intercettate, dice di aver contattato l'ex presidente Ciampi e aggiunge che questi avrebbe sollecitato il ministro Passera. La campagna risalirebbe al periodo in cui Orsi fu indagato dalla procura di Napoli per la vicende delle presunte tangenti estere.

Le responsabilità del governo Monti
L'inchiesta sulle tangenti pagate da Finmeccanica al governo indiano è esplosa nella primavera del 2012 ed è stata condotta a lungo dai pubblici ministeri di Napoli Piscitelli e Woodcock e poi trasmessa a Busto Arsizio per decisione della Corte di Cassazione, che ha stabilito la competenza territoriale dei magistrati lombardi. Nella prima fase dell'inchiesta i pm napoletani hanno raccolto una gran quantità di documenti e numerosi indizi a carico di Orsi e di altri indagati. I magistrati della procura di Busto Arsizio, attraverso altre indagini, hanno completato il quadro accusatorio, chiedendo ed ottenendo le misure cautelari.
Di fronte a tutto ciò appare a dir poco complice l'atteggiamento del governo Monti che, nonostante fosse perfettamente al corrente del fatto che Orsi era da tempo nel registro degli indagati, non ha mosso un dito per intervenire sulla vicenda e ha permesso che il presidente di Finmeccanica in camicia verde continuasse a rimanere al suo posto e adoperasse tutto il suo potere per inquinare le indagini e insabbiare l'inchiesta.
"La magistratura fa il suo lavoro e sono sicuro lo farà fino in fondo", ha commentato laconicamente il tecnocrate liberista Mario Monti. Anche se, è stato costretto ad ammettere, su Finmeccanica "c'è un problema di governance che affronteremo" e che la tanto sbandierata "legge anticorruzione" approvata dal suo governo non è certo "lo strumento adatto per estirpare la corruzione".
Mentre dal ministero dell'Economia fanno sapere che fino ad oggi: "in assenza di riscontri fattuali sulla vicenda contestata non sussistevano i presupposti concreti certi e attuali affinché l'assemblea deliberasse l'eventuale revoca dell'amministratore coinvolto nelle indagini, ovvero la promozione di una azione di responsabilità nei suoi confronti".
In realtà c'è da sottolineare che, a differenza di Guarguaglini costretto a dimettersi dopo essere stato coinvolto e prosciolto dalle accuse nella vicenda sugli appalti dell'Enav, ad Orsi invece non solo è stato permesso di rimanere al suo posto ma ha potuto coltivare i suoi contatti con Ettore Gotti Tedeschi, ex presidente dello Ior e rappresentante italiano di Banca Santander, ossia, guardacaso, la stessa banca che ha venduto per una cifra astronomica Antonveneta al Monte dei Paschi di Siena. Non solo; i due, intercettati in un ristorante romano, parlano spesso anche di false consulenze date all'ex moglie di Vittorio Grilli, vice ministro all'economia del governo Monti, lo stesso governo che non solo non ha sostituito Orsi ma l'ha nominato presidente. Ma soprattuto le inchieste che riguardano Finmeccanica sono ramificate in tutto il mondo: dall'America latina dove sono al vaglio degli inquirenti i contatti dell'ex direttore de "L'Avanti" Valter Lavitola, alla Russia di Putin, alle forniture in Brasile su cui indaga la procura di Napoli e dove spunta anche il nome dell'ex ministro Claudio Scajola.

27 febbraio 2013