Con una lettera alla Camusso
La Fiom contesta l'accordo sulle "politiche di conciliazione tra famiglia e lavoro" sottoscritto anche dalla Cgil
Laura Spezia: 'La vicenda è stata gestita fuori dai percorsi democratici che la CGIL si è data'

La FIOM ha preso le distanze, anzi ha marcato un netto dissenso sull'intesa raggiunta il 7 marzo tra ministero del lavoro, associazioni padronali e sindacati, ivi compresa la CGIL, dal titolo: "Azioni a sostegno delle politiche di conciliazione tra famiglia e lavoro". Un dissenso che riguarda sia il metodo che i contenuti.
Nella lettera inviata l'8 Marzo a Susanna Camusso e a Serena Sorrentino rispettivamente segretaria generale e segretaria nazionale della CGIL, Laura Spezia della segreteria nazionale della FIOM scrive di aver appreso dai giornali del suddetto accordo. "Solo nella tarda mattinata di oggi - scrive - è stato inviato il documento sottoscritto... Avevo già espresso a Serena la mia non condivisione per un negoziato del cui merito era mancata in modo assoluto qualsiasi sede di confronto, di discussione, approfondimento condiviso tra Confederazione e categorie". "Ritengo pertanto grave - aggiunge - che la vicenda sia stata gestita al di fuori dei percorsi democratici che la CGIL si è data". Da qui la richiesta di una riunione urgente delle donne delle strutture delle categorie e confederali.
Nella riunione convocata dalla CGIL con le categorie il 10 marzo per illustrare e discutere l'intesa, la FIOM ha ribadito il suo netto dissenso per come è stato raggiunto, cioè in modo verticistico, violando le regole della democrazia sindacale, e per quello che essa contiene. Inoltre ha chiesto alla Camusso "la sospensione dell'operatività della firma subordinandola alla verifica nel merito" in "una urgente riunione nazionale delle donne delle categorie e confederali".
Alla FIOM l'accordo non piace anzitutto perché esso discende dal documento programmatico del governo "Piano Italia 2020: programma per l'inclusione delle donne nel mercato del lavoro", già "profondamente criticato dall'Assemblea nazionale donne FIOM del 15 marzo 2010 e fino ad oggi giudicato negativamente dalla stessa Confederazione". Propone come strumenti privilegiati per lo sviluppo dell'occupazione femminile, in particolare nel Sud, i contratti di inserimento, contratti precari "che non garantiscono né stabilizzazione né qualificazione del lavoro per le donne". Concentra sulle forme di flessibilità dell'orario le politiche di conciliazione, con esplicito riferimento anche all'annualizzazione dell'orario di lavoro "ipotesi non contemplata dal CCNL dei metalmeccanici" e su cui la FIOM è sempre stata contraria. Infine perché l'intesa non prevede l'ampliamento dei congedi parentali e la loro maggiore copertura economica "rispetto all'attuale esiguo 30% (percentuale tra le più basse a livello europeo) tema fortemente sentito e rivendicato dalle lavoratrici".
Ma non finisce qui. Dopo "una consultazione rapida delle compagne dei vari territori regionali" sarà convocata un'assemblea nazionale delle donne FIOM dove decidere le iniziative da assumere.

30 marzo 2011