Per completare il progetto piduista di "università d'élite", ossia sfacciatamente di classe
Il governo Prodi inasprisce i criteri di sbarramento alle facoltà
Confermati i quiz, per accedere all'università conterà il percorso scolastico, la scelta precoce della facoltà e il forcaiolo esame di Stato. Coinvolti imprese e docenti. Due agenzie per controllarne l'operatività. Mussi e Fioroni: "solo i migliori potranno proseguire gli studi"
Cacciamo via i ministri neofascisti e privatizzatori
Il Consiglio dei ministri ha approvato il 28 dicembre scorso il decreto legislativo "Fioroni-Mussi" sull'accesso all'università che individua i "Percorsi di orientamento per una scelta consapevole dei corsi di laurea universitari e valorizzazione della qualità dei risultati scolastici degli studenti per l'ammissione ai corsi di laurea ad accesso programmato". Le misure previste entreranno in vigore a partire dall'anno accademico 2008/2009 e i percorsi di orientamento si inseriranno strutturalmente nell'ultimo anno di corso della scuola secondaria di secondo grado. Il governo del dittatore democristiano Prodi, in linea con i suoi diretti predecessori, conferma e aggrava le modalità di imposizione del numero chiuso nell'università italiana. Vediamo come.

Il calcolo del punteggio
Si accederà ai corsi a numero chiuso sulla base di un punteggio di 105 di cui 80 punti derivano dai criteri di accesso dell'università (test di ingresso) e 25 punti dal precedente curriculum scolastico (gli ultimi 3 anni della scuola superiore e l'esame di Stato).
I 25 punti saranno dati solo agli studenti che avranno conseguito "ottimi risultati" a scuola, i cosiddetti "migliori". Al punteggio infatti contribuiranno: la media complessiva, non inferiore a sette decimi, dei voti ottenuti negli scrutini finali di ciascuno degli ultimi tre anni di frequenza della scuola secondaria superiore; la valutazione finale conseguita nell'esame di Stato dal 20% degli studenti con la votazione più alta attribuita dalle singole commissioni, che comunque non deve essere inferiore a 80/100; la lode ottenuta nella valutazione finale dell'esame di Stato; le votazioni, uguali o superiori agli otto decimi, conseguite negli scrutini finali di ciascuno degli ultimi tre anni in discipline, predefinite nel bando di accesso a corsi universitari, che abbiano diretta attinenza o siano comunque significative per il corso di laurea prescelto.
Lo scopo di questo aggiornamento di fine anno alla legge "balneare" del 2 agosto 1999 (governo D'Alema) è chiaro: sbarrare e sfollare ulteriormente l'università, creando, a partire dalla scuola superiore, un altro binario preferenziale.
La novità consiste nel fatto che gli studenti verranno giudicati sulla base: 1) della corsa competitiva al voto più alto e alla lode. 2) della precocità della scelta del percorso universitario (voti nelle materie attinenti al corso di laurea prescelto). 3) dei privilegi concessi agli studenti delle scuole "parificate", private e cattoliche, lautamente finanziate con denaro e personale sottratto a quelle pubbliche. 4) dei risultati ottenuti nel forcaiolo esame di Stato.
Con evidenza si mira ad avvantaggiare gli studenti più ricchi, quelli più docili nei confronti delle gerarchie scolastiche, i più arrivisti e i più competitivi. I restanti, i cosiddetti "asini", privati di fatto del "diritto allo studio", sono indirizzati dai ministri del regime su di un binario morto. Per quanto riguarda gli altri 80 punti riservati ai tanto contestati "quiz d'ingresso", che andavano aboliti, gli scandali d'autunno hanno detto l'ultima parola sul loro vero significato: alimentano soltanto la corruzione, il potere delle lobby baronali, il nepotismo, il fiorente e lucroso mercato editoriale e quello altrettanto costoso delle lezioni private.

Le convenzioni con le imprese, l'asservimento dei docenti
In linea con le "cattedre d'azienda" ideate dall'ex ministro clerico-facista Letizia Moratti, il decreto autorizza le scuole, nell'ambito della propria autonomia aziendale, "a fare ricorso a specifiche convenzioni aperte alla partecipazione di associazioni, imprese, rappresentanze del mondo del lavoro e delle professioni che intendono fornire il loro apporto con proprie risorse tecniche, umane e finanziarie". È questo un ulteriore grimaldello per scardinare il carattere pubblico della scuola e per completarne il processo di privatizzazione. Gli sbarramenti in questo modo saranno funzionali alle esigenze dei pescecani capitalisti, nell'ambito del piano predisposto per l'asservimento generale della società italiana alle esigenze di sfrenata competizione economica del capitalismo tricolore. Non a caso "I docenti della scuola secondaria superiore potranno essere coinvolti nella predisposizione dei test di accesso all'università", mentre "nelle scuole possono essere organizzati percorsi di orientamento con la partecipazione di professori universitari".
E ancora, "per monitorare le attività svolte in attuazione del decreto e i risultati ottenuti" nasce una "Commissione nazionale - con rappresentanza paritetica del Ministero della pubblica istruzione e del Ministero dell'università e della ricerca con una rappresentanza territoriale dei Comuni, delle Province e delle Regioni - che opera in raccordo con l'Istituto nazionale di valutazione del sistema dell'istruzione (Invalsi) e con l'Agenzia nazionale per la valutazione del sistema universitario e della ricerca (Anvur)". A questo proposito, sempre su proposta del ministro Fabio Mussi, è stato approvato uno schema di regolamento che "disciplina la struttura ed il funzionamento dell'Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca, con il compito di promuoverne la qualità anche attraverso attività di valutazione, di raccolta e analisi di dati, di consulenza, di formazione e di promozione culturale". Queste "agenzie di controllo", insieme alla "riforma della governance degli Atenei", sono il pallino fisso del rinnegato del comunismo a capo del ministero, attraverso le quali fare emergere dalle macerie delle vecchie istituzioni un nucleo di università di élite, borghesi da cima a fondo, per contenuti culturali, ordinamenti, finalità, indirizzi, metodi didattici e pedagogici, e per come in concreto discriminano e selezionano i figli del popolo, inculcando loro l'ideologia e la morale dominante, il rispetto della gerarchia sociale e dello sfruttamento capitalistico.
 
Affossiamo il decreto, basta con il numero chiuso e programmato
Per accedere all'università "ci dovranno essere basi solide" afferma l'imbroglione matricolato Mussi, il quale, dopo avere lasciato con l'acqua alla gola gli atenei pubblici, dopo aver preso in giro i precari della ricerca (vedi legge sui concorsi in discussione alla Camera), si accanisce verso gli studenti più poveri con la stessa litania usata dal compare di governo Giuseppe Fioroni: "La svolta di questo provvedimento si traduce così: ora pagherà il merito, non le furbizie, e chi studia e sgobba non resterà più fuori gioco per l'accesso alle facoltà universitarie a numero chiuso... La maturità non sarà più solo un pezzo di carta - continua il ministro della distruzione della scuola pubblica - ma una porta d'ingresso al proprio futuro e finalmente gli studi delle superiori avranno un loro peso specifico: non saranno più la valutazione zero come accadeva fino ad oggi ma garantiranno fino a 25 punti che varranno per l'accesso alle facoltà universitarie a numero chiuso, e sono proprio i 25 punti che possono fare la differenza tra chi entra e chi resta fuori. Per la prima volta il curriculum delle scuole superiori sarà determinante per il proseguimento degli studi all'università e i quiz universitari - conclude Fioroni - dovranno tenere conto dei programmi delle superiori. Credo che si possa parlare di una vera e propria svolta per la scuola superiore". Anche Fioroni mente. Il pezzo di carta in verità servirà solo a selezionare gli studenti "meritevoli" di proseguire gli studi. Se così non fosse i governanti non si sarebbero dati l'obiettivo strategico di abolire il valore legale dei titoli di studio universitari per compiacere e dare completa mano libera al padronato nella scelta della forza-lavoro. Quando parla di "svolta" Fioroni invece dice la verità, si tratta in effetti di una svolta che completa il piano di restaurazione dell'istruzione di classe dei fautori del regime capitalista, neofascista, presidenzialista e federalista, nel quale le studentesse e gli studenti vengono sfacciatamente selezionati in base alla meritocrazia, al nepotismo e alle condizioni economiche e di appartenenza di classe, in barba peraltro ai principi e alle norme costituzionali.
Per tutte queste ragioni il decreto Mussi-Fioroni va bocciato ed affossato senza indugio con una mobilitazione studentesca di massa, dello stesso livello ed estensione di quella che avvenne nel Sessantotto, la Grande Rivolta di cui ricorre quest'anno il 40° Anniversario, per spazzare via insieme al numero chiuso, ogni sbarramento, ogni doppio binario, ogni tassa e balzello, per l'accesso alle scuole ed alle università di ogni ordine e grado!
Si tratta di una battaglia, quella per l'università aperta e funzionale alle esigenze dei figli del proletariato e del popolo, e quindi pubblica, gratuita e governata dalle studentesse e dagli studenti, che va intrecciata indissolubilmente con quella contro la disoccupazione e il precariato, per il lavoro stabile, a salario intero, a tempo pieno e sindacalmente tutelato per tutti i disoccupati, i precari, i diplomati e i laureati!
Cacciamo via Mussi e Fioroni!

9 gennaio 2008