I fondi del "commissariato di governo all'emergenza rifiuti in Campania" destinati al clan dei Casalesi

Dal nostro corrispondente della Campania
Affitti per le terre delle ecoballe campane pagati dal commissariato per l'emergenza rifiuti alla holding camorrista Casalesi con versamenti su conti di prestanome del clan. È quanto emerge dall'inchiesta "Normandia" coordinata dai PM antimafia Marco del Gaudio e Antonello Ardituro che ha ripreso un'inchiesta arenatasi nel 2007 coordinata dal pm Raffaele Cantone e che indaga sulle tre enormi aree di stoccaggio delle ecoballe in provincia di Caserta: San Tammaro, Villa Literno, Taverna del Re.
I terreni una volta fertili che compongono oggi le tre grandi piattaforme di deposito delle ecoballe prodotte dagli impianti dei Cdr napoletani e casertani sarebbero stati oggetto tra il 2006 e il 2007 di un accordo tra lo Stato e la camorra casertana a cui avrebbero preso parte funzionari del commissariato ai rifiuti, politici ed esponenti dei servizi segreti. I terreni che gli intermediari del Commissariato di governo avevano individuato come utili, sarebbero stati segnalati a faccendieri e imprenditori vicini al clan dei Casalesi, soprattutto a Pasquale Zagaria, imprenditore del movimento terra, svariate condanne per associazione camorristica ed estorsione, e soprattutto fratello di Michele, il superlatitante a capo dell'omonimo clan, che li avrebbe acquistati per pochi soldi e poi rivenduti (o dati in fitto) al Commissariato per cifre anche venti volte superiori a quelle di mercato. In alcuni casi, atto di acquisto e di vendita avevano la stessa data. Per impedire di risalire alla destinazione dei fondi pubblici il clan dei Casalesi avrebbe beneficiato della copertura di istituti bancari tra Napoli e il Lussemburgo.
Pasquale Zagaria, oggi detenuto al 41 bis, da latitante era balzato agli onori della cronaca per gli stretti contatti che avrebbe intrattenuto con il ministero delle infrastrutture, nella persona dell'ex-ministro Pietro Lunardi, presso il quale tra il 1994 e il 1995 si sarebbe fatto garante della pax mafiosa nell'affare Alta velocità Napoli-Roma, in cambio dell'assegnazione dei subappalti ad una lunga lista di imprese riconducibili al clan.
Tornando al vomitevole affare dell'"emergenza rifiuti", che vede coinvolti in vicende affini e collegate, oltre ai vertici dell'Impregilo di Romiti, l'ex-governatore Antonio Bassolino, l'ex-subcommissario e suo braccio destro Massimo Paolucci, il sottosegretario e coordinatore campano del PDL Nicola Cosentino (inchiesta Eco4), l'ex-capo supercommissario e capo della Protezione civile Guido Bertolaso, e che ha condotto all'arresto per associazione camorristica dell'ex consigliere regionale dell'Udeur di Mastella, Nicola Ferraro e del fratello Luigi. Una prima inchiesta del quotidiano Il Mattino aveva reso noto un incontro, in presenza di un uomo legato ai servizi segreti, tra Michele Zagaria, capo indiscusso del clan casertano, con un delegato istituzionale, del commissariato straordinario di governo o della Regione. L'incontro si sarebbe svolto a Pomigliano d'Arco nel 2006. Il boss dei Casalesi avrebbe discusso anche della costruzione dell'inceneritore di Santa Maria la Fossa, sempre nel casertano, in un'area dove sono presenti numerose aziende zootecniche. Come contropartita, la camorra avrebbe chiesto un ristorno, un pezzo dell'affare. Secondo gli accordi la Impregeco avrebbe dovuto occuparsi della gestione delle discariche e della costruzione del termovalorizzatore di Santa Maria la Fossa.
Tutto ciò conferma ancora una volta che la camorra è parte integrante dello Stato borghese che insieme ad essa e alle imprese capitalistiche del Nord ha concorso ad avvelenare la Campania, derubare la popolazione, e spartirsi i profitti dello smaltimento selvaggio dei rifiuti tossici e radioattivi, e i guadagni che derivano dalla costruzione e messa in funzione dei mostri dell'incenerimento dei rifiuti nelle mani della multinazionale lombarda A2A.
Qualche dato sulla dimensione economica dell'ecatombe ambientale e sanitaria? Cinque milioni di ecoballe fuori legge, un miliardo e mezzo di euro spesi in 11 anni dal commissariato di governo e altri 80 milioni stanziati a giugno dal governo del neoduce Berlusconi. Di fronte a tutto ciò resterà sempre impresso nella memoria il nuovo Mussolini sorridente con a fianco il suo fido Bertolaso che sembrano divertirsi a sparare nuove e sempre più grandi menzogne per provare a prendere per i fondelli le masse popolari napoletane e campane. Auspicando che la magistratura vada fino in fondo nel perseguire gli orrendi crimini commessi all'ombra della cosiddetta "emergenza", ricordiamo lo stato di alcune delle altre inchieste giudiziarie: Il 27 maggio 2008, 25 persone vengono tratte agli arresti domiciliari come risultato dell'inchiesta per epidemia colposa denominata "Rompiballe", avviata nel gennaio dello stesso anno. Tra gli arrestati funzionari come Marta Di Gennaro, vice di Bertolaso all'epoca del suo commissariato, e diversi dipendenti e rappresentanti di aziende collegate al Commissariato per l'emergenza rifiuti in Campania. Le accuse vanno dal traffico illecito di rifiuti al falso ideologico e truffa ai danni dello Stato. Anche il prefetto di Napoli, Alessandro Pansa, riceve nella stessa data un'informazione di garanzia circa presunte irregolarità in atti relativi alla società FIBE compiuti durante la sua gestione del commissariato rifiuti. Il 24 luglio 2008 la posizione del commissario Bertolaso e degli ex commissari Catenacci e Pansa viene stralciata per decisione della Procura, peraltro contestata da alcuni dei sostituti procuratori. Il 17 dicembre 2009 il Tribunale di Napoli dispone però la trasmissione di tutti gli atti d'indagine alla Procura di Roma, poiché nell'inchiesta è coinvolto, sia pure con richiesta di archiviazione, anche il PM della procura napoletana Giovanni Corona, ex consulente giuridico del commissariato.
Il 7 luglio 2008 le società Fisia Italimpianti, Fibe e Fibe Campania hanno ricevuto la notifica di un avviso di conclusione delle indagini per responsabilità amministrativa, ex D.lgs. 231/01, nell'ambito dell'inchiesta del maggio 2008 condotta dalla Procura di Napoli relativa alla gestione del ciclo di smaltimento dei rifiuti nella regione Campania dopo la risoluzione ex legge dei contratti di affidamento del servizio (15 dicembre 2005) e che vede coinvolti, tra gli altri, tutti gli ex Commissari straordinari all'emergenza rifiuti, in primis Bassolino, e i manager delle società operative facenti capo alla multinazionale del Ponte sullo Stretto, Impregilo.

26 gennaio 2011