Lombardia
Formigoni finge di ridurre le imposte
In realtà restituisce con una mano ciò che ha tolto con l'altra. Il "centro-sinistra" denuncia il populismo formigoniano ma intanto si accorda col leader della Casa del fascio per creare il "sistema aeroportuale del Nord Italia" a fini secessionisti e per liberalizzare le ferrovie
Dal corrispondente della Cellula "Lenin" della provincia di Bergamo
Il catto-forzafascista Roberto Formigoni ha riconquistato prepotentemente la ribalta mediatica gettando fumo negli occhi delle masse, lo scorso 8 novembre annunciando il taglio delle tasse, sfidando su questo terreno lo Stato e il governo Prodi. Ovviamente il governatore lombardo ha fatto solo propaganda. Le misure prese sono tre.

Il populismo in tre mosse
Il primo provvedimento è l'ampliamento della fascia di esenzione dell'addizionale Irpef, che dal primo gennaio 2008 raggiunge la quota di reddito di 15.000 euro. "Si continuerà a pagare l'aliquota imposta dallo Stato e non derogabile dalla Regione, quella che lo Stato continua a chiamare addizionale regionale ma è appunto dello Stato", ha millantato Formigoni inaugurando la battaglia mediatica col governo Prodi. In realtà l'Irpef regionale era stata introdotta proprio da Formigoni per ripianare il debito sanitario; con questa mossa il Pirellone non ha fatto altro che allinearsi alle altre regioni italiane. Tra l'altro, questa esenzione è comunque insufficiente, perché riguarda solo coloro che hanno un salario o una pensione che non supera gli 800 euro mensili, mentre dovrebbe riguardare i redditi almeno fino a 1.200 euro mensili. Di qui l'effetto soltanto propagandistico della misura formigoniana.
La seconda misura sbandierata è il taglio di 10 euro, dal 1° dicembre, del ticket per le prestazioni specialistiche ambulatoriali. "Si continuerà però a versare la quota di 36 euro imposta dallo Stato", ha proseguito Formigoni. Anche in questo caso, in realtà, il boss del Pirellone si è limitato a togliere un contributo che dal marzo 2003 si pagava solo in Lombardia e proprio per colpa sua, considerata la cattiva gestione della sanità lombarda, data in pasto ai predoni di "Comunione e Liberazione". Tra l'altro, un paio di giorni prima, martedì 6 novembre, la Casa del fascio, svelando il proprio lato più ferocemente antipopolare, aveva deciso di non discutere nemmeno una proposta di legge di iniziativa popolare che chiedeva l'esenzione dei ticket sui farmaci per le famiglie con un reddito fino a 18.000 euro, contro i 12.000 attuali. Alla faccia della democrazia e dell'"attenzione del Pirellone alle richieste dei lombardi"!
Infine, Formigoni ha confermato l'azzeramento della tassa sul metano, "anche se lo Stato ci ha ancora tagliato i trasferimenti". Anche in questo caso si tratta solo di fumo negli occhi, dato che i lombardi non pagano più questa tassa dal 2002.

Bugie a sostegno del federalismo
Dove vuole arrivare Formigoni con questo cumulo di menzogne? Lo spiega lui stesso: "Meno tasse per tutti è uno slogan ma soprattutto un fatto in Lombardia. Ora il federalismo è ancora di più una necessità e ce lo siamo conquistati sul campo". Con queste misure falsamente popolari, Formigoni vuole tirare le masse dalla sua parte: "Certo, secondo qualcuno - e mi riferisco al ministro Tommaso Padoa Schioppa - è bellissimo pagare le tasse, ma noi crediamo il contrario: meglio, molto meglio abbassarle migliorando i servizi. La nostra sfida è questa: è possibile governare bene - anzi ottimamente - e far pagare di meno i cittadini". Strumentalizzando il tema delle tasse, Formigoni da un lato sfida il governo Prodi cercando di spianarsi la strada verso Palazzo Chigi, dall'altro mira a strappare l'egemonia del "centro-sinistra" tra le masse. Non è un caso quindi che il "centro-sinistra" lombardo, per bocca di Battista Bonfanti della Margherita-PD, abbia liquidato le ultime uscite formigoniane come una semplice "intenzione, per vederla concretizzata dobbiamo aspettare il bilancio 2008. E, soprattutto, bisognerà vedere dove intende la giunta reperire i fondi che verranno a mancare: questo non è stato detto". Come dire: stiamo parlando di aria fritta e perciò, aggiungiamo noi, è facile per il "centro-sinistra" lombardo fare finta di essere sulle barricate quando si tratta di ingannare le masse.

Aerei e treni, intese bipartisan
Invece, quando non si tratta di fare della semplice propaganda falsamente popolare, ma di tutelare gli interessi borghesi, Casa del fascio e "centro-sinistra" lombardi tornano a tubare come piccioncini. Il 6 novembre, infatti, col semaforo verde di "centro-destra", DS e Margherita e l'astensione di Verdi e PRC, il Consiglio regionale ha approvato una legge che dà più poteri al Pirellone nella definizione del sistema aeroportuale. In sostanza la normativa assegna alla Regione il diritto a partecipare alle decisioni sull'assegnazione degli slot negli scali lombardi, un passaggio fatto su misura per Malpensa, e più in generale sul coordinamento aeroportuale e le concessioni di gestione. Questa legge bipartisan, rappresenta "un segnale inequivocabile al sistema istituzionale italiano", come ha spiegato il forzafascisti Marcello Raimondi, presidente della Commissione Territorio: "Si tratta di uno strumento legislativo importantissimo ai fini della battaglia in difesa del sistema aeroportuale del Nord Italia che il presidente Formigoni sta conducendo con grandissima attenzione", insieme al PD e senza l'opposizione della "sinistra radicale".
Oltre a creare tutti insieme "il sistema aeroportuale del Nord Italia", che eleva la Lombardia a punto di riferimento del processo secessionista dell'intero Settentrione, "centro-destra" e "centro-sinistra" si sono trovati d'accordo, ai fini di "migliorarne il servizio", ad aprire un processo di liberalizzazione delle Ferrovie "attraverso gare aperte a gestori pubblici e privati". L'inciucio tra "centro-destra" e "centro-sinistra" nel nome degli interessi borghesi è stato candidamente ammesso da Raffaele Cattaneo, assessore regionale alle Infrastrutture. Esaltando lo spirito bipartisan, ha affermato: "Su questi temi facciamo fatica a dividerci anche volendo".
Almeno in questo caso, che riapre alla privatizzazione del servizio ferroviario, gestito un secolo fa dai padroni in modo talmente disastroso da renderne il 1° luglio 1905 addirittura urgente la pubblicizzazione da parte del moderato governo Fortis, alla prova del voto il PRC si è opposto. Ciò non emenda i vertici di questo partito da tutte le ambiguità fin qui certificate dai marxisti-leninisti lombardi, sempre attenti invece a riflettere senza compromessi le esigenze delle masse popolari.

9 gennaio 2008