Il ministro del lavoro si mette sotto i piedi la costituzione e parla come Marchionne e Mussolini
Fornero: "Il lavoro non è un diritto"
Monti le conferma la fiducia
Deve dimettersi

Nel giorno dell'approvazione definitiva a colpi di fiducia alla Camera della controriforma sul lavoro che porta il suo nome, mentre fuori dall'aula esplodeva la contestazione di alcune centinaia di lavoratori e giovani contro il suo provvedimento che cancella l'articolo 18, taglia gli "ammortizzatori sociali" e consolida la vergogna del precariato, la ministra Elsa Fornero se n'è uscita con un'altra delle sue famigerate "esternazioni" che sempre più spesso tradiscono la radicata ideologia antioperaia e fascista che si cela dietro la fredda immagine professorale e tecnocratica che offre al pubblico.
Il Wall Street Journal, il portavoce per eccellenza del grande capitale Usa, di proprietà del reazionario magnate Rupert Murdoch, ha pubblicato infatti una sua intervista in cui, nell'ansia di difendere la sua controriforma di fronte allo scetticismo della grande finanza internazionale, e in particolare la libertà di licenziamento che essa ora sancisce, la "nostra" ministra del Lavoro si lascia andare ad affermazioni gravissime, tra cui quella che tale controriforma è "una scommessa per cambiare il comportamento degli italiani in molti modi": "Stiamo cercando di proteggere gli individui, non il loro posto di lavoro", sentenzia infatti la Fornero, che aggiunge: "L'attitudine della gente deve cambiare. Il lavoro non è un diritto; esso deve essere guadagnato, anche attraverso il sacrificio".
Questa frase è stata classificata dai giornali e da diversi esponenti politici e sindacali come un'altra delle tante "gaffe" o "scivoloni" della professoressa torinese, che in vario modo hanno messo in rilievo la sua clamorosa e stridente contraddizione con la Costituzione, che si apre proprio con l'affermazione che "l'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro", e che all'art. 4, primo capoverso, recita espressamente: "La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto". Il leader dell'IDV, Antonio Di Pietro, per esempio, ha stigmatizzato come "un'asineria bella e buona" l'uscita della "badessa che ha riscritto la Costituzione senza chiedere permesso a nessuno". Anche il settimanale cattolico Famiglia Cristiana ha accusato il ministro di "aver messo tra gli esodati anche i diritti", e perfino il leghista Gianvittore Vaccari (il che, data la sua provenienza, è tutto dire) si è chiesto sarcasticamente: "Ma la Fornero ha giurato sulla Costituzione o su Topolino"?
Soltanto il neoduce Berlusconi ha espresso, anche se non direttamente, piena ed entusiastica approvazione alle dichiarazioni del ministro, e lo ha fatto in due modi: tramite il suo quotidiano di famiglia, Il Giornale, che titolava non a caso "Altro che gaffe della Fornero: il posto si deve conquistare"; e tramite la sua fedelissima ex ministra della distruzione della scuola pubblica, Mariastella Gelmini, che ha bacchettato come "attacchi vergognosi" quelli alla Fornero, sottolineando che "coltivare l'idea del posto fisso significa ingannare i giovani".
Un assordante silenzio è venuto invece dalla "sinistra" borghese, sia cioè dal PD che dalla segreteria della CGIL. Niente di strano, visto che il liberale Bersani ha votato diligentemente tutte le quattro fiducie alla controriforma della Fornero in tempo per permettere a Monti di portare il trofeo al Consiglio d'Europa del 28 giugno, accontentandosi di una vaga promessa del premier di qualche ritocco marginale da inserire nel decreto sviluppo; e visto che la Camusso non ha mai fatto realmente nulla per opporsi alla controriforma, rimangiandosi perfino lo sciopero generale già posticipato di tre mesi.
L'indignazione suscitata dalle sue vergognose dichiarazioni al giornale newyorkese ha costretto in serata la Fornero a far emettere dal suo ministero una nota in cui come al solito tenta di dimostrare di essere stata mal interpretata, in quanto nell'artico di sintesi del WSJ sarebbe comparsa la parola "work" (lavoro), mentre nell'intervista pubblicata integralmente dal sito del quotidiano lei avrebbe usato la parola "job" (posto di lavoro). Tutto ciò per sostenere che "il diritto al lavoro non è mai stato messo in discussione, è riconosciuto dalla nostra Costituzione. Nell'intervista si faceva riferimento alla tutela del lavoratore nel mercato e non a quella del singolo posto di lavoro". Una ben misera foglia di fico, insomma, come se si trattasse di una questione linguistica, da accademia della Crusca, e non di sostanza.
Del resto che l'intervista rispecchi l'odio viscerale che la ministra del Lavoro nutre per i lavoratori e le loro rappresentanze sindacali non ancora asservite, identico in tutto e per tutto a quello di Marchionne, che come Mussolini vorrebbe fare tabula rasa di tutti i diritti dei lavoratori per ripristinare il corporativismo fascista nelle fabbriche, lo confermano anche altre parti dell'intervista, non riportate dai giornali italiani, soprattutto laddove si vanta che le sue due controriforme delle pensioni e del lavoro mirano a stabilire "regole uguali per tutti", poiché - sentenzia spocchiosamente - "l'Italia non è un paese ligio alle regole. È un paese dove la gente truffa il sistema, si arrangia qua e là e si fa le regole su misura. Tutto questo deve finire": questa è l'immagine che la Marchionne del governo Monti ha dei lavoratori e che vorrebbe accreditare anche all'estero per giustificare la sua crociata anche personale contro i loro diritti e conquiste. La sua quindi non è solo una grave "gaffe", come è stata in fondo presentata, ma un ennesimo attacco deliberato e arrogante al diritto al lavoro e alla Costituzione del 1948; che, sia pure solo formalmente (come purtroppo ben sanno i milioni di disoccupati, cassintegrati e lavoratori precari), ne garantisce il godimento a tutti i cittadini. Non foss'altro che per questo la Fornero dovrebbe dimettersi immediatamente dalla sua carica.
Da parte sua il massacratore sociale Monti si è affrettato invece a rinnovarle tutta la sua solidarietà, quando da Bruxelles, richiesto espressamente se gliela confermasse, ha risposto "certamente la confermo", pur dichiarando ipocritamente di non aver letto l'intervista, per non doversi pronunciare sul merito. Una solidarietà che vale anche come anticipo della posizione di difesa ad oltranza del ministro che il governo terrà sulla mozione di sfiducia presentata dall'IDV e che sta per essere votata in parlamento. Anche per i marxisti-leninisti italiani la Fornero deve dimettersi.

4 luglio 2012