Sempre più scandaloso il "conflitto di interessi"
Niente asta delle frequenze Tv per favorire Berlusconi

Per assegnare le sei nuove super-frequenze digitali, i multiplex, in grado di trasportare fino a sei segnali televisivi cadauno, generati dalla digitalizzazione dell'etere, il governo e  l'Agcom, al posto di una normale asta competitiva, hanno organizzato, per il 20 settembre, una beauty contest, un concorso di bellezza.
Ciò significa tre cose: 1) che il diritto di trasmettere per i prossimi 20 anni verrà assegnato, senza gara e senza sborsare un euro nelle casse dello Stato, 2) che a vincere la gara fasulla saranno i soliti colossi dell'etere, quelli cioè in grado di assicurarsi: "i punteggi più alti per requisiti tecnici e commerciali". 3) che Mediaset andrà a rafforzare il suo monopolio di fatto delle frequenze disponibili, nell'ambito dello smisurato impero mediatico di proprietà del premier.
Un altro scippo insomma nei confronti delle televisioni locali da parte dell'asse di ferro governo-holding di proprietà del Presidente del Consiglio. A realizzarlo, i ministri Tremonti e Romani, che hanno congegnato il meccanismo normativo in modo da obbligare le emittenti private locali a cedere le proprie frequenze per fare spazio ai big. Possono usufruire di un risarcimento, oppure spostarsi sui multiplex di emittenti più grandi e di livello nazionale (Mediaset e Rai per l'appunto), con la certezza di perdere l'autonomia di operatore nei confronti del governo.
È uno dei ricatti previsti nel Decreto Omnibus, a cui si aggiungono le intimidazioni contenute nella manovra economica, che nega il diritto all'indennizzo promesso (circa 240 milioni di euro da suddividere tra tutti i richiedente) "per le tv locali che libereranno le frequenze dopo il giugno del 2012".
Secondo le associazioni di settore tutto ciò si tradurrà nell'esproprio di circa 200 emittenti locali di proprietà di editori emergenti per un valore commerciale di oltre 300 milioni di euro.
Visto che i proprietari delle emittenti locali rivendicano almeno il diritto al 20% dei ricavi totali per l'espropriazione delle risorse frequenziali", ad evitare una caterva di ricorsi ci avrebbe pensato proprio la norma che blocca la possibilità di ricorrere al Tar. "E se le Tv locali non saranno acquiescenti con il governo- ha spiegato Vinicio Peluffo (Pd), membro della commissione di vigilanza Rai - oltre alla privazione del risarcimento, la polizia interverrà a blindare gli impianti, con l'avvio di procedimenti penali con reclusione fino a tre anni e addebito di danni e interessi".
Insomma continua l'uso personale e mafioso del denaro pubblico, del Parlamento e degli apparati dello Stato, da parte del neoduce Berlusconi.
Sembra addirittura che il Mussolini di Palazzo Chigi, prima ancora dell'espletamento del concorso suddetto, abbia dato mandato a Mediaset di occupare gli spazi sul canale frequenza 58 del digitale terrestre.

Strategia piduista e monopolio dell'informazione
Tutto ciò dimostra quanto andiamo ripetendo da decenni, ossia che "la regolamentazione capitalistica delle frequenze televisive è da sempre un far west che ha visto il cavaliere piduista usare mille sporchi stratagemmi in difesa delle sue tv, con le buone o con le cattive. A partire dalla legge Mammì del 1990 e poi quella Maccanico (di "centro-sinistra", approvata anche col voto del PRC) del 1997, e giù giù fino alla porcata della legge Gasparri (2004), che tra l'altro assicura a chi già trasmette in analogico l'esclusiva sul digitale, tagliando fuori tutti gli altri, e traslando di fatto il monopolio dell'analogico sul digitale.
Dimostra che in nome della "libertà di antenna", l'armata Berlusconi si è fatta strada col bastone e la carota, e a suon di corruzione, prima, per spezzare il monopolio della televisione pubblica, poi, una volta al governo, per militarizzarla ed epurarla, infine per spazzare via le ultime Tv locali private non allineate alla sua galassia e al suo governo.
Dimostra che di golpe in golpe, il nuovo Mussolini, punta a ottenere il monopolio assoluto dell'informazione, e a completare, anche in questo fondamentale settore, il "piano di rinascita democratica" e lo "schema R" della P2 di Gelli, stracciando l'art. 21 della Costituzione e infliggendo un altro colpo mortale allo Stato di diritto.

L'opposizione ridotta a comparsa
Ma non ci sarebbe mai riuscito se per rafforzare il suo impero mediatico anticomunista e fascista, non fosse stato spalleggiato da una "sinistra" borghese imbelle e complice. Che se n'è infischiata delle due sentenze della Corte costituzionale che imponevano a Mediaset di scendere da tre reti a due, nonché della sentenza della Corte di giustizia europea del 31 gennaio 2008 che ha dichiarato illegittime le leggi italiane in materia e che ha contrabbandato per "mirabolante" l'era digitale come garanzia di accesso alle trasmissioni per altri operatori privati.
Una scempiaggine demenziale quella del "pluralismo del digitale" che Berlusconi ha utilizzato per beffare l'ordinanza della Consulta, che stabiliva al 31 dicembre 2003, il termine ultimo per il passaggio sul satellite di rete 4, che di fatto continua a trasmettere senza concessione, nel silenzio di Bersani, Napolitano e compari.
In barba alle norme che stabiliscono che un terzo delle frequenze digitali debbano essere destinate alle televisioni locali e a chi è stato costretto a liberare la banda destinata all'accesso a Internet, Berlusconi sta spingendo la residua concorrenza televisiva nel fondo più buio della galassia digitale, più o meno alle cifre triple del telecomando, per strangolarle con il crollo dei fatturati pubblicitari, fagocitati da Pubblitalia. L'azienda monopolista della raccolta pubblicitaria avrà a disposizione il più vasto bouchet di canali criptabili per avviare l'era della Tv a pagamento e continuare il torbido giro speculativo sulla produzione e l'aggiornamento del software e del firmware dei milioni di decoder. E non sarà difficile realizzare questo piano strategico, visto che l'opposizione è ormai ridotta a comparsa.
Non è neanche da escludere l'ipotesi che il digitale terrestre serva da portaerei di lancio per la conquista del satellite, per ricongiungere cioè, "il monopolio della terra con quello del cielo". Non a caso è da tempo che Berlusconi ha dichiarato una guerra senza quartiere al pescecane Murdoch e a Sky. Una guerra che si gioca anche sul marcio terreno dei mercati cinematografici e calcistici: "Infront, la società incaricata dalla Lega Calcio di raccogliere le proposte sui diritti del digitale terrestre e della Tv satellitare, ci sta consigliando di venderli dal 2012 a un prezzo bassissimo per fare un favore a Mediaset e a Berlusconi" - ha tuonato di recente il produttore cinematografico e padrone del Napoli Calcio- Aurelio De Laurentiis.

21 settembre 2011