Al vertice di Pittsburgh
Il G20 "sospende" il neoliberismo dando un ruolo maggiore agli Stati per regolare l'economia mondiale capitalistica
Le vecchie e le nuove potenze imperialiste non trovano un'intesa sulle nuove regole sulla finanza. Caricati e manganellati i manifestanti antiG20
Più peso a Cina, India e Brasile

Nel comunicato che ha chiuso la riunione del 24 e 25 settembre di Pittsburgh, in Pennsylvania, i capi di Stato e di governo dei 20 paesi più forti economicamente si sostiene che la recessione sta finendo ma che la crisi finanziaria e economica non ha ancora esaurito i suoi effetti negativi in particolare sull'occupazione. Il vertice del G20 ha di conseguenza deciso che non è ancora il caso di rendere le briglie sciolte al mercato e di mantenere ancora un alto livello di intervento pubblico nella gestione della crisi; la dottrina neoliberista resta ancora "sospesa" in attesa di tempi migliori. Agli Stati un ruolo maggiore per regolare l'economia mondiale capitalista.
"Bisogna aiutare chi ha perso il lavoro e puntare a creare nuovi posti" si ripetevano i rappresentanti del G20, con sul tavolo dati come quelli diffusi dall'Ilo, l'organizzazione internazionale del lavoro, che stima fino a 60 milioni di disoccupati in più entro l'anno. Mentre la Banca mondiale ha calcolato che nel mondo ci saranno 89 milioni di nuovi poveri entro il 2010 e ha chiesto lo stanziamento immediato di 20 miliardi di dollari di aiuti per loro.
Il G20 ha risposto col cosiddetto "Patto di Pittsburgh" che riprende il progetto presentato dal padrone di casa Obama "per una crescita equilibrata e sostenibile"; in sostanza il patto definisce generici impegni per i singoli Stati del tipo gli Usa si impegnano a risparmiare di più e a ridurre il debito, la Cina a rilanciare i consumi interni e aumentare l'importazione, l'Europa a attuare le riforme strutturali per aiutare gli investimenti e rendere più "flessibile" e precario il mercato del lavoro. Misure che i singoli Stati attueranno e che saranno verificate collegialmente.
Nessuna intesa invece nel G20 su nuove regole sulla finanza, la discussione non è andata oltre la questione di definire un tetto agli stipendi dei manager finanziari che con le loro operazioni spericolate hanno dato il via al tracollo delle borse che ha aperto la crisi. Financo la definizione della cosiddetta strategia di uscita dalla crisi è stata rinviata in attesa di vedere gli sviluppi degli interventi definiti.
La verifica dell'efficacia e dell'effettiva realizzazione delle misure a sostegno dell'economia sono state affidate al Financial Stability Board guidato dall'italiano Mario Draghi e al Fondo monetario internazionale (Fmi).
Il G20 ha inoltre deciso di modificare le quote di adesione e quindi il peso decisionale dei paesi aderenti rendendo paritetico il rapporto di forza tra i vecchi paesi industrializzati e le nuove economie emergenti. Il gruppo dei primi passerà dall 5 al 7% delle proprie quote agli altri soci, tra i quali Cina, India e Brasile. Che conteranno di più nel Fmi.
In altre parole il G20 acquista il ruolo di gestore dell'economia mondiale mettendo di fatto in soffitta il vecchio G8. La maggioranza dei paesi del mondo resta comunque esclusa dal luogo dove si definiscono temi economici e ruolo delle istituzioni finanziarie internazionali.
Non cambia nemmeno la politica del pugno di ferro verso i dimostranti antiG20. Il vertice si è tenuto in una Pittsburgh blindata, con grandi gabbie di ferro che impedivano l'accesso alla sede della riunione e con centinaia di posti di blocco formati da agenti in tenuta antisommossa. E con migliaia di agenti che hanno caricato e manganellato i dimostranti che il 25 settembre in corteo si erano diretti verso la "zona rossa" per contestare il vertice. I dimostranti erano arrivati vicino alle gabbie di recinzione quando sono stati spinti dalla polizia in strade secondarie e caricati con lacrimogeni; diversi i manifestanti arrestati.

7 ottobre 2009