Il "venerabile" della Loggia P2 in onda su Odeon TV
Gelli: "Berlusconi è il mio erede"
Esalta il fascismo e benedice la controriforma Gelmini. "Le stragi potrebbero tornare"
"Dal mio piano si sono abbeverati tutti"
"Mi sembra che Gelli stia tornando. La scuola, la magistratura, la spaccatura del sindacato...". Pochi giorni dopo questi timori espressi da Tina Anselmi ad una giornalista, il "venerabile" della Loggia P2 è emerso ancora una volta dall'ombra in cui si è ritirato per far sentire la sua inquietante presenza, distribuire pagelle ai politicanti del regime neofascista, lanciare segnali in codice e in chiaro a chi sta portando avanti oggi il suo "piano di rinascita democratica" nelle istituzioni e nel Paese. Stavolta anzi non rientrerà subito nell'ombra come le altre volte, da quando è stato condannato con sentenza definitiva a 10 anni di carcere per il depistaggio delle indagini sulla strage di Bologna del 2 agosto 1980 (sentenza non eseguita perché le autorità svizzere non concessero l'estradizione per questo reato) e a 12 anni per il crac dell'Ambrosiano di Calvi, sentenza anche questa non eseguita per l'età del condannato.
Stavolta il quasi novantenne burattinaio della politica italiana e delle trame golpiste degli anni '70 e '80 rimarrà sulla scena per alcune settimane, conducendo un programma in otto puntate su Odeon TV, una emittente privata già di proprietà del bancarottiere Tanzi e oggi controllata dell'imprenditore Raimondo Lagostena, vicino a Mediaset. Il programma si intitola con voluto doppio senso "Venerabile Italia", in pratica una tribuna televisiva da cui Gelli può tranquillamente ammannire agli spettatori la sua versione della storia italiana del '900. Cominciando dall'esaltazione di Mussolini e del fascismo, del quale si è dichiarato strenuo ammiratore: "Sono nato sotto il fascismo e morirò fascista. Il fascismo, almeno, garantiva sicurezza", ha detto. Per questa trasmissione il "venerabile" si servirà anche delle "testimonianze" di ospiti "eccellenti" come il suo ex "Belzebù" Giulio Andreotti, e altri due ammiratori di Mussolini e del fascismo, come Marcello Veneziani e Marcello Dell'Utri.
La notizia della scandalosa messa a disposizione di uno spazio televisivo al criminale capo della P2 è stata accolta in perfetto quanto complice silenzio dalla maggioranza, e solo da flebili e frettolose proteste senza conseguenze pratiche da parte dell'"opposizione" parlamentare. Tra le reazioni giustamente indignate meritano di essere citate invece quella della Federazione nazionale della stampa (Fnsi), che ha chiesto ai giornalisti di non prestarsi all'operazione mediatica, e quella della presidente dell'associazione delle vittime della mafia, Sonia Alfano, che si è detta sdegnata che un golpista che dovrebbe stare in galera abbia uno spazio in tv: "Quell'uomo - ha aggiunto - è stato uno dei nemici più pericolosi dello Stato, sono certa che le autorità competenti fermeranno l'indegna iniziativa. Qualora la trasmissione non venisse fermata sul nascere sarà la conferma che questo Stato è ufficialmente una dittatura".
Nel presentare il suo programma il 31 ottobre scorso, Gelli non ha perso l'occasione per intervenire con pesanti e inquietanti dichiarazioni sulla situazione politica italiana e i suoi protagonisti. A cominciare dal neoduce Berlusconi, da lui riconfermato come suo erede e dal quale si aspetta che porti fino in fondo il suo "piano di rinascita democratica": "All'inizio avevo molta fiducia in Gianfranco Fini perché aveva avuto un maestro come Giorgio Almirante, ma poi è cambiato", ha detto sornionamente il capo della P2, aggiungendo subito dopo che l'unico che oggi può portare avanti il suo piano è Berlusconi: "Non perché era iscritto alla P2 (tessera 1816, ndr) - ha precisato - ma perché ha la tempra del grande uomo, anche se ora è in un momento di debolezza perché usa poco la maggioranza parlamentare". Un chiaro invito al neoduce ad avvalersi ancora più a fondo del presidenzialismo neofascista, dell'antiparlamentarismo, dei decreti legge e dell'uso delle "forze dell'ordine" per imporre la sua macelleria sociale e i suoi provvedimenti da terza repubblica.
"Se uno ha la maggioranza deve usarla, senza interessarsi della minoranza che non deve scendere in piazza e offendere", ha insistito Gelli. Gli studenti, per esempio, "devono stare in aula, studiare", ha aggiunto minacciosamente il massone golpista benedicendo la controriforma scolastica della Gelmini "perché ripristina l'ordine". "Non deve essere concesso tutto quello che è concesso oggi. Ci sono provvedimenti che non vengono presi perché impopolari. Invece bisogna affondare il bisturi o non si può guarire il malato", ha sentenziato. Ma su chi sia per lui il chirurgo non ci sono dubbi: il neoduce Berlusconi. Non per nulla ha ricordato che il suo piano "era volto al bene: volevamo più disciplina, l'ordine e cambiare le cose che non funzionavano, come la magistratura". Insomma le stesse cose perseguite dal cavaliere piduista suo erede. Anche se, ha voluto precisare, "dal mio piano si sono abbeverati tutti: dovrebbero pagarmi i diritti d'autore".
Comunque, per ribadire quale sia il cavallo su cui sta puntando attualmente, ossia Berlusconi, ha fatto anche un'apologia di Dell'Utri, antico e stretto sodale del neoduce, negando che sia un mafioso (pur essendo stato condannato in primo grado per questo reato), e sostenendo anzi che si tratta di "una bravissima persona". L'interessato ha finto di cadere dalle nuvole, sostenendo di non averlo mai conosciuto e di essere stato invitato alla sua trasmissione solo in qualità di "esperto" essendo possessore dei presunti diari di Mussolini. Ma è molto significativo che dopo pochi giorni, in perfetta sincronia col "venerabile", si sia scagliato contro "certi giornalisti" del Tg3 accusati di avere un aspetto "troppo dark" e di diffondere pessimismo, preannunciando con ciò l'intenzione di una prossima epurazione nella tv pubblica da parte della maggioranza di governo.
Concludendo il suo intervento Gelli non ha mancato di lanciare un altro dei suoi avvertimenti sibillini, da prendersi estremamente sul serio e che dovrebbe suscitare un forte allarme antifascista tra le masse: "Le stragi - ha detto infatti evocando improvvisamente questo spettro del passato - ci sono sempre state e sempre ci saranno perché non c'è ordine. Prima del 1960 non c'erano perché il popolo era uscito dalla dittatura del fascismo, che aveva abituato la gente a lavorare senza scioperare. Ora il terreno è fertile per la rinascita delle Br. E se torneranno le Br ci saranno altre stragi". Una "profezia" stranamente in sintonia con gli incitamenti del golpista Cossiga al governo Berlusconi ad usare la tecnica dell'infiltrazione di provocatori nei movimenti di lotta per creare il pretesto alla repressione sanguinosa degli scioperi e delle manifestazioni. Tecnica assai usata appunto negli anni '70 dai governi borghesi anche manovrando il terrorismo "rosso" delle cosiddette "Br" per screditare, isolare e stroncare i movimenti di lotta antifascisti e anticapitalisti e favorire l'avvento dell'attuale regime neofascista.

26 novembre 2008