Vergognosa sentenza di Stato
Tutti assolti i generali per la strage di Ustica
Nessun risarcimento ai familiari delle 81 vittime
Il governo deve dire la verità
Il 10 gennaio la prima sezione penale della Corte di Cassazione presieduta da Torquato Gemelli ha respinto il ricorso presentato dalla procura generale della corte d'Appello di Roma contro la vergognosa sentenza di Stato che il 15 dicembre del 2005 ha assolto per insufficienza di prove i generali al vertice dell'aeronautica militare nel giugno 1980: Lamberto Bartolucci e Franco Ferri accusati di alto tradimento nell'ambito delle indagini sulla strage di Ustica.
Assolti "Perché il fatto non sussiste": questo l'infame epitaffio emesso dal massimo organo del potere giudiziario dello Stato italiano con cui la Cassazione ha definitivamente seppellito sotto una spessa coltre di misteri, depistaggi e reticenze le 81 vittime del Dc9 Itavia; ha azzerato di colpo i 26 anni di inchieste e di processi e consegnato alla storia l'ennesima strage di Stato destinata a rimanere senza colpevoli. Un altro "mistero" di Stato che va ad aggiungersi a tutte le altre stragi di Stato che, a partire da Portella delle Ginestre e passando per Piazza Fontana, Italicus, Treno 904, Bologna, hanno insanguinato il nostro Paese e sono rimaste senza mandanti né esecutori.
Nella sua requisitoria, il procuratore generale Luigi Ciampoli aveva tra l'altro chiesto ai giudici della suprema Corte di cambiare almeno la formula dell'assoluzione, trasformandola in "perché il fatto contestato non è più previsto dalla legge come reato", una soluzione che - oltre alla riapertura del processo - avrebbe lasciata aperta anche la possibilità di una richiesta di risarcimento per i familiari delle vittime della strage.
Ma Gemelli e gli altri togati non si sono lasciati "intenerire", hanno giudicato inammissibile il ricorso, presentato anche dall'Avvocatura dello Stato, e, assolvendo con formula piena i due militari, hanno anche sbeffeggiato i familiari delle vittime che ora non possono più chiedere nemmeno il risarcimento.
"Sulle responsabilità dei generali non si può più fare nulla, ma da parte nostra continueremo a cercare la verità", è stato il commento laconico del Pm Erminio Amelio, che ha seguito il caso per la procura generale.
Se dal punto di vista processuale la Cassazione ha calato un nero sipario su quanto accadde la sera del 27 giugno 1980, quando il Dc9 Itavia decollato da Bologna e diretto a Palermo precipitò all'altezza di Ustica, da un punto di vista politico gravi responsabilità ricadono sia sui governi precedenti che su quello attuale. Infatti l'assoluzione dei generali deriva, oltre che dalle coperture politiche offerte negli anni dai governi Dc-Psi e Fi-An-Lega, anche dalla legge con cui, un anno fa, il governo Berlusconi ha depenalizzato alcuni reati militari (come appunto il depistaggio e la turbativa) e i reati d'opinione, punendo penalmente solo le azioni violente. Una delle tante leggi ad personam che il "centro-sinistra" aveva promesso di cancellare e contro cui fino ad oggi non ha mosso un dito e che, essendo entrata in vigore proprio tra la lettura della sentenza d'appello e la pubblicazione delle sue motivazioni, è servita a favorire proprio i due militari accusati di alto tradimento per i depistaggi nelle indagini che seguirono la strage di Ustica.
Dunque è vero che i precedenti governi hanno fatto di tutto per mandare assolti non solo gli esecutori ma anche e soprattutto i mandanti politici della strage di Ustica, ma è altrettanto vero che i governi con maggioranze di "centro-sinistra" che si sono succeduti alla guida del Paese dal 1996 fino ad oggi non hanno fatto niente per impedirlo; anzi hanno di fatto collaborato e favorito l'insabbiamento delle inchieste, la copertura dei mandanti politici e l'assoluzione degli esecutori materiali.
In questo contesto l'estensione ai familiari delle vittime dei benefici previsti dalla legge per le vittime del terrorismo dai quali erano stati inizialmente esclusi nel 2004 quando il governo Berlusconi varò il provvedimento; e la contestuale elemosina elargita dal governo Prodi a titolo di risarcimento nella Finanziaria del 2007, rappresentano un vile tentativo di lavarsi la coscienza.
Nel 1999 il giudice Rosario Priore a conclusione della sua inchiesta su Ustica scrisse: "l'incidente al DC9 è occorso a seguito di azione militare di intercettamento, il DC9 è stato abbattuto, è stata spezzata la vita a 81 cittadini innocenti con un'azione, che è stata propriamente atto di guerra, guerra di fatto e non dichiarata, operazione di polizia internazionale coperta contro il nostro Paese, di cui sono stati violati i confini e i diritti. Nessuno ha dato la minima spiegazione di quanto è avvenuto". Priore delineò anche un inquietante scenario di depistaggi, omissioni e reticenze contro la verità.
Il processo di primo grado davanti alla Corte d'Assise di Roma sentenziò che il reato era stato commesso, anche se poi assolveva gli imputati per prescrizione.
In Corte d'Appello, un processo frettoloso, iniziato con una sentenza già scritta, ha smantellato tutto il lavoro investigativo e ora è giunta la Cassazione a porre il macigno definitivo.
Tutto ciò è inaccettabile. Non può e non deve finire così, perché tutto il popolo italiano, primi fra tutti i familiari delle vittime, aspettano, se non la giustizia, che almeno il governo di "centro-sinistra" dica finalmente la verità! Come e perché sono morte 81 persone!

17 gennaio 2007