Per il decennale della mattanza del G8
50 mila sfilano a Genova per non dimenticare
I No Tav in testa al grande corteo composto in maggioranza da giovani. Presenti Fiom, Anpi, Cobas, No Ponte, No Dal Molin, No Gronda, No Mose e i Comitati per l'acqua pubblica. La direzione e la linea riformiste tarpano le ali dei movimenti di lotta
La delegazione del PMLI diretta da Urgo coadiuvato da Urban invita a spezzare il filo nero del governo del neoduce Berlusconi con un nuovo 25 Aprile. Gasparri replica: "c'è un filo rosso di violenza che va spezzato"

Dal nostro inviato
È stata un successo in termini di partecipazione di massa (il numero dei manifestanti si aggira sui 50mila, per quanto persino l'organo del PRC, Liberazione, abbia clamorosamente avvalorato la cifra da questura di 30mila presenze) e combattività la manifestazione indetta a Genova il 23 luglio per il 10° anniversario della mattanza del G8 di dieci anni fa, quando il neoduce Berlusconi, appena re-insediatosi capo del governo, scatenò la repressione fascista aperta lanciando le "forze dell'ordine" in un'autentica caccia al manifestante, culminata con il barbaro assassinio del martire antimperialista Carlo Giuliani e le torture alla scuola Diaz e alla caserma di Bolzaneto.
La manifestazione del 23 luglio è stata preceduta da numerose iniziative promosse dal Comitato "Verso Genova 2011" cominciate a fine giugno e proseguite fino alla giornata stessa, tanto che il corteo del pomeriggio è stato preceduto da quattro piazze tematiche su beni comuni, pace e guerra, migranti e lavoro.

Il corteo
Il colorato corteo alle spalle dello striscione "Loro la crisi, noi la speranza", con in testa Haidi e Giuliano Giuliani, genitori di Carlo, Lorenzo Guadagnucci, vittima del raid alla Diaz, ed Enrica Bartesaghi del Comitato "Verità e Giustizia per Genova", si è mosso a partire da piazza Montano alle 16,30, a conclusione dei lavori delle piazze tematiche, ed ha attraversato le strade cittadine per 5 chilometri fino a piazza Caricamento.
Numerose e variegate le realtà presenti: CGIL, FIOM, ANPI, ARCI, ambientalisti, No Ponte, No Dal Molin, No Gronda, No Mose, No Terzovalico, i Comitati per l'acqua pubblica, ReDS (Rete degli Studenti medi), Cobas, organizzazioni antifasciste e cattolici, fra cui don Andrea Gallo. Tantissimi i giovani, le donne e i migranti, nonché tante famiglie con bambini.
Una folta delegazione No Tav ha preso parte al corteo, ovunque salutata calorosamente con applausi e grida di "Giù le mani dalla Val Susa!". È bene ricordare che, proprio nella notte fra il 22 e il 23 luglio, si consumava l'ennesima repressione ad opera delle "forze dell'ordine" contro i No Tav a Chiomonte.
Piazza Alimonda, anche per evitare possibili "disordini", non è stata interessata dal percorso. Tuttavia il 20 luglio, anniversario della morte di Carlo Giuliani, i genitori e una folla di oltre 500 persone hanno posato una lapide sul luogo dell'uccisione del giovane martire antimperialista.
Il corteo si è concluso a piazza Caricamento con un concerto aperto da un gruppo di profughi curdi danzatori.
Ben presenti le "forze dell'ordine", anche se la polizia in pesante assetto antisommossa non si è fatta vedere per tutto il corteo, ben celata nelle vie laterali ma pronta a intervenire alle prime "avvisaglie", in aggiunta all'elicottero che ha continuamente sorvolato il corteo. Per non parlare dei controlli su pullman e bagagliai di automobili alle uscite delle autostrade.
La conclusione pacifica della manifestazione ha mandato in fibrillazione i giornali borghesi. Il Secolo XIX, nell'articolo pubblicato a corteo appena ultimato e titolato non a caso "G8, a Genova torna la pace", ha parlato di "nuova, e assolutamente pacifica, ondata di ribellione". Addirittura l'Unità ha vagheggiato "un processo di pacificazione che ha la cifra dell'irreversibilità". Dicendo, di fatto, che i responsabili dell'eccidio di dieci anni fa andrebbero perdonati e le loro efferatezze dimenticate nel nome di questa presunta "pacificazione", comunque frutto dell'immaginazione della redazione de l'Unità dato che la piazza a Genova non dava affatto l'idea di essere disposta a dimenticare.

La partecipazione del PMLI
Il PMLI ha partecipato attivamente alla manifestazione del 23 luglio con una delegazione nazionale diretta dal compagno Angelo Urgo coadiuvato dal compagno Gabriele Urban. Vi facevano parte compagne e compagni del Piemonte, della Lombardia, dell'Emilia Romagna, della Toscana, delle Marche, del Lazio e della Sicilia.
I marxisti-leninisti hanno portato in piazza tante bandiere rosse e cartelli e diffuso copie de Il Bolscevico n. 29/2011 con l'importante editoriale "Spezziamo il filo nero che lega le mattanze del G8 e della Val Susa e la macelleria sociale del governo del neoduce Berlusconi con un nuovo 25 Aprile", il cui testo era riprodotto anche nei volantini distribuiti a centinaia e spesso richiesti dai manifestanti stessi. Portata in piazza anche una bandiera doppia, sopra il PMLI e sotto No Tav.
Dal megafono tenuto dal compagno Urgo e dalla compagna Giovanna Vitrano sono state instancabilmente lanciate le parole d'ordine preparate per l'occasione. Fra quelle che hanno trovato maggiore apprezzamento fra le masse, "In piazza per un nuovo 25 Aprile, questo regime deve finire", "Genova e la Val Susa ce l'hanno insegnato, la lotta di massa non è reato", "Le lotte delle masse vanno appoggiate, mai e poi mai criminalizzate", " il mondo possibile oltre il capitalismo si conquista col socialismo", "Carlo vive" e "Vittorio vive", in riferimento al martire antisionista Vittorio Arrigoni. Intonate più volte L'Internazionale, Bandiera rossa, Bella ciao e Fischia il vento, coinvolgendo i manifestanti vicini. Urgo ha inoltre tenuto comizi volanti riprendendo stralci dell'editoriale citato.
La qualificata e combattiva presenza del PMLI non è passata inosservata dai presenti, che più volte hanno fotografato, ripreso o contattato la delegazione, o si sono uniti al lancio delle parole d'ordine, ma nemmeno (almeno in parte) dai media. Molti di coloro che ci hanno fotografato erano giovanissimi, probabilmente genovesi, che prima di allora non avevano potuto vedere il PMLI in piazza. Mentre la delegazione era in attesa di partire si è avvicinata una signora che vedendo le nostre bandiere, ha messo il fazzoletto rosso al collo dicendo: "ora sono pronta... quando ci muoviamo!". Molti i commenti positivi sulla delegazione in vari momenti del corteo.
Il giorno stesso la delegazione è comparsa al Tg3 e al Tg4. Il 24 luglio il Fatto Quotidiano, l'Unità e il Secolo XIX ne hanno dato notizia, mentre la Repubblica online ha pubblicato diverse foto raffiguranti la delegazione, le bandiere rosse e i cartelli del Partito. Inoltre, in piazza Caricamento, la compagna Vitrano è stata intervistata da una tv-internet e ha colto l'occasione per ribadire la posizione del PMLI sul nuovo 25 Aprile e presentare l'organo di stampa del Partito "Il Bolscevico".
Nel messaggio inviato dalla Commissione per il lavoro di Organizzazione del CC del PMLI ai membri della delegazione, si legge fra l'altro: "i dirigenti nazionali del PMLI, con alla testa il compagno Giovanni Scuderi e questa Commissione vi inviano i più calorosi e riconoscenti ringraziamenti per la vittoriosa missione che avete compiuto alla manifestazione nazionale per il decennale dei fatti del G8 a Genova.
"(...) Vi siete distinti per combattività, unione, disciplina e determinazione proletarie rivoluzionarie e marxiste-leniniste e vi siete fatti in quattro per convincere i manifestanti che occorre un nuovo 25 Aprile per spezzare il filo nero del governo del neoduce Berlusconi. Impresa assai difficile perché i movimenti di lotta, pur encomiabili per il loro impegno per conquistare i giusti obiettivi immediati che si propongono, sono sotto una pesante influenza della loro attuale direzione che li avvelena, li corrompe, li condiziona e tarpa loro le ali col riformismo, l'elettoralismo, il parlamentarismo, il governismo, il costituzionalismo, il legalitarismo e il pacifismo.
"(...) Voi a Genova avete fatto una buona semina rivoluzionaria, avete offerto una bellissima immagine del Partito - anche se ignorata in generale dai media, salvo alcuni quotidiani online - e avete dato una prova concreta a tutti i manifestanti che il PMLI non li abbandonerà mai e che possono fare pieno affidamento su di esso".

Quale speranza, quale alternativa?
Con gioia salutiamo il successo della manifestazione del 23 luglio nonché la vasta partecipazione alle iniziative che l'hanno preceduta e di cui abbiamo già accennato. Tuttavia l'esperienza pratica ci permette di confermare le critiche alla direzione e alla linea riformiste dei movimenti di lotta che abbiamo espresso nel suddetto editoriale pubblicato sul numero scorso de Il Bolscevico.
"Loro la crisi, noi la speranza" era la parola d'ordine lanciata dagli organizzatori di Genova 2011 e che campeggiava sullo striscione in apertura del corteo. Ma i contorni di questa speranza e del "mondo nuovo possibile" non sono per nulla chiari e non contemplano l'abbattimento alla radice del sistema economico capitalista.
Poco cambia dalle tesi di "Uniti contro la crisi, per l'alternativa", riunita in assemblea a Genova il 22 luglio, il cui comunicato finale, interrogandosi su come impostare un "discorso programmatico sull'alternativa", si limita a riproporre per l'ennesima volta il "nuovo modello di sviluppo", tutto interno al capitalismo, "convinti che non esistono formule passate pronte per ogni stagione", e lanciando a questo proposito una "grande assemblea da fare a Roma sabato 17 settembre" e "una grande manifestazione da fare, sempre a Roma, e sui temi della crisi e dell'alternativa, entro il mese di ottobre".
Detto questo, ci pare che alle domande "quale speranza?", "quale alternativa?", non ci siano risposte convincenti. Soprattutto in generale manca una critica sistematica del capitalismo, che non deve limitarsi alla crisi economica e finanziaria ed alle politiche neoliberiste che ne sono genitrici immediate. Brancolando nel buio, senza un'idea precisa su cosa siano effettivamente questa "speranza" e questa "alternativa" e su come realizzarle, si finisce per restare ingabbiati nel sistema.

Per un nuovo 25 Aprile
Maurizio Gasparri (PDL), ribadendo la criminalizzazione delle lotte delle masse e il plauso a chi fu responsabile della repressione del 2001, ha detto: "La verità va riaffermata e con essa la gratitudine a chi difese la legalità minacciata da centri sociali, black bloc e sinistre varie. Da Genova 2001 a certi No Tav di oggi c'è un filo rosso di violenza che va spezzato". Una frase che suona come una replica diretta alla parola d'ordine del PMLI: "Spezziamo il filo nero che lega le mattanze del G8 e della Val Susa e la macelleria sociale del governo del neoduce Berlusconi con un nuovo 25 Aprile".
Siamo di fronte a due linee diametralmente contrapposte: la linea reazionaria, antipopolare e repressiva del regime neofascista da una parte, e la linea rivoluzionaria, antifascista e antiregime del PMLI. Linea che noi vorremmo fosse fatta propria dalle masse, tanto più che l'affondo di Gasparri dimostra che colpisce nel segno.
Noi invitiamo i movimenti di lotta a un'urgente riflessione sulla nostra proposta di spezzare il filo nero con un nuovo 25 Aprile e sulla linea che stanno attualmente seguendo. Li invitiamo a comprendere che il "nuovo mondo possibile" e il "nuovo modello di sviluppo" non sono che un'auto-illusione (perché in fondo non si capisce di cosa si parli e non si affronta la questione del sistema economico) o un inganno per puntellare il capitalismo dal basso.
Ribadiamo che occorre realizzare un nuovo 25 Aprile per abbattere il regime neofascista del neoduce Berlusconi. Non bisogna prestare ascolto alle chiacchiere, smentite dai fatti, sulla presunta "fine di Berlusconi", né continuare a fare affidamento sul metodo delle "rivoluzioni arancioni" di Pisapia e De Magistris che stanno già dimostrando il loro fallimento. Occorre invece sbarazzarsi di ogni illusione riformista, elettoralista, legalitarista, costituzionalista e pacifista, e appoggiare non criminalizzare l'uso di massa delle forme di lotta più dure e violente, prendendo esempio dallo storico assalto al parlamento del 14 dicembre e dall'eroica resistenza contro la devastazione della Val Susa il 3 luglio.
Il PMLI è pronto a realizzare il più vasto fronte unito democratico e antifascista possibile per conseguire questo obiettivo. Dopodiché ognuno andrà per la sua strada. Noi marxisti-leninisti continueremo a batterci per conquistare l'Italia unita, rossa e socialista, perché l'unico mondo nuovo possibile è il socialismo.

27 luglio 2011