Il tribunale internazionale ha emesso il mandato di cattura per il dittatore libico
Gheddafi deve essere processato dal suo popolo e non dalla corte dell'Aja

La Corte penale internazionale dell'Aja (Cpi) ha accolto il 27 giugno la richiesta del procuratore capo, l'argentino Luis Moreno Ocampo, e emesso un mandato di cattura contro il dittatore libico Gheddafi "per crimini contro l'umanità". Stessa misura contro il figlio di Gheddafi, Saif al-Islam, e il capo dei servizi segreti libici, Abdullah al-Senussi.
"Ci sono motivi ragionevoli di ritenere che Muammar Gheddafi abbia orchestrato un piano per reprimere e scoraggiare con tutti i mezzi la popolazione che manifestava contro il regime", dichiarava il giudice Sanji Mmasenono Monageng durante l'udienza pubblica svolta all'Aja. Secondo i tre giudici del tribunale, tra cui l'italiano Cuno Trasfusser, ex procuratore di Bolzano, ci sarebbero "motivi ragionevoli" per ritenere che Gheddafi, Saif e Senussi si siano resi responsabili indiretti di "atti inumani" contro i civili in particolare tra il "15 e il 28 febbraio" in tutto il territorio libico e soprattutto nelle città di Tripoli, Bengasi e Misurata. Il leader Gheddafi "capo ultimo, indiscusso e assoluto" si è avvalso del figlio Saif e del capo dei servizi segreti, Senussi, per attuare la brutale repressione, che ha provocato centinaia di morti solo nelle due settimane indicate.
Il procuratore Ocampo era stato incaricato dell'inchiesta a carico di otto dirigenti libici dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite lo scorso 26 febbraio dalla risoluzione numero 1970 del Consiglio di sicurezza che dette il via libera all'aggressione imperialista alla Libia.
Un'inchiesta lampo, iniziata il 3 marzo e conclusa il 16 maggio scorso con la richiesta di incriminazione per i tre imputati. "Abbiamo prove enormi, siamo praticamente pronti ad andare al processo", sosteneva il procuratore, secondo cui le prove raccolte dimostrerebbero che i tre si incontravano per pianificare le operazioni di repressione.
L'esecuzione del mandato di cattura è a carico dei 116 paesi che hanno sottoscritto il Trattato di Roma del 17 luglio 1988 costitutivo della Cpi, dato che il tribunale non dispone di una sua propria forza di polizia. Fra questi non vi è la Libia che attraverso il ministro della Giustizia, Mohammed al Qamoodi, respingeva la decisione di un tribunale di cui non riconosce l'autorità.
Secondo Moreno Ocampo la soluzione al problema della cattura di Gheddafi e degli altri ricercati potrebbe venire invece dal "cerchio di persone che sta attorno a Gheddafi. Tocca a loro decidere se fanno parte del problema, con il rischio di essere incriminati, o se vogliono fare parte della soluzione". Un invito esplicito ai dirigenti rimasti a Tripoli a mollare il loro leader.
La decisione della Cpi non è accettabile, Gheddafi deve essere processato dal suo popolo e non dalla Corte dell'Aja. Che tra l'altro si conferma uno strumento al servizio dei paesi imperialisti e non certo un "imparziale" tribunale internazionale. I soggetti che sono finiti nel mirino della Corte appartengono a paesi come l'Uganda, la Repubblica democratica del Congo, la Repubblica centrafricana, il Darfur e il Sudan. E finora l'unica condanna ha colpito il presidente sudanese al-Beshir. Eppure non sono mancate le denunce per i crimini di guerra commessi tra gli altri da Bush e Blair in Afghanistan e Iraq, per non parlare della lunga lista dei boia sionisti di Tel Aviv e dei loro crimini contro il popolo palestinese a partire da Gaza. Sono 9.000 le denunce arrivate sul suo tavolo all'Aja da 140 paesi, prontamente archiviate dal procuratore Moreno Ocampo, da 9 anni, dalla sua fondazione, procuratore generale della Corte.
"Non ho giurisdizione", si è difeso dalle accuse di essere un insabbiatore il procuratore, ricordando che Usa e Israele non hanno ratificato il Trattato di Roma. La Gran Bretagna sì, ma le accuse contro Blair sono finite lo stesso nel vuoto. L'imperialismo americano non ha aderito al Trattato perché non vuole che finiscano sotto inchiesta i propri dirigenti o i singoli militari impegnati nelle guerre di occupazione, non vogliono problemi per quello che è successo nelle prigioni di Abu Ghraib o Guantanamo. Con una faccia di bronzo senza pari la Casa Bianca è stata la prima a congratularsi per il mandato di cattura contro i dirigenti libici; Jay Carney, il portavoce di Obama ha affermato che la decisione della Cpi è "una nuova conferma che il rais ha perso la sua legittimità" e mostra che "la necessità che venga fatta giustizia è assoluta". Basta non tocchi agli Usa e ai loro alleati.
Applaudono la Nato e l'Unione europea (Ue), con il segretario dell'Alleanza atlantica Rasmussen, secondo il quale il mandato di cattura "rafforza le ragioni della missione Nato a protezione dei civili", e la responsabile della politica estera Ue, la inglese Ashton che definisce la decisione della Cpi "uno strumento essenziale per promuovere il rispetto delle norme umanitarie e dei diritti umani".
Mentre i bombardieri dell'imperialismo Nato e Ue continuano a colpire la Libia. Tanto che anche il vescovo di Tripoli, Giovanni Martinelli, ha sottolineato che "se non terminano i bombardamenti, che hanno fatto tante vittime, è inutile insistere ad accusare Gheddafi".

6 luglo 2011