Manifestazioni in quasi mille città di almeno 87 Paesi
Giornata mondiale di lotta contro lo strapotere del capitale finanziario e delle banche
Sotto accusa il capitalismo

Il capitale finanziario, ossia il capitalismo, è il nemico comune di tutti i popoli del mondo che non hanno più paura a scendere in piazza per combatterlo, come hanno dimostrato il 15 ottobre dando vita a una giornata mondiale di lotta. Una giornata punteggiata in ogni angolo del globo da cortei, presidi, sit in cui hanno dato vita da alcune centinaia di manifestanti fino ai 500 mila di Roma, la più grande, in quasi mille città di almeno 87 paesi. Protagonisti le giovani e i giovani, lavoratori precari, disoccupati, studenti, che hanno dato il via alle iniziative che hanno preso corpo in molti casi col sostegno dei lavoratori e delle organizzazioni sindacali, delle organizzazioni sociali e antiglobalizzazione. Impossibile darne di conto se non in maniera molto parziale.
La giornata di mobilitazione "United for a global change", uniti per un cambiamento globale, è iniziata con le manifestazioni in Asia e Oceania. In Nuova Zelanda alcune migliaia di manifestanti si ritrovavano nella piazza principale a Auckland e scandivano slogan contro la cupidigia delle finanziarie, in alcune centinaia davano vita a un corteo per le strade della città. Alcune centinaia di manifestanti in piazza anche nella capitale Wellington.
A Sydney, in Australia, erano in 2 mila, compresi rappresentanti degli aborigeni, a circondare il quartier generale della Reserve Bank of Australia, denunciando il "capitalismo che uccide la nostra economia". Proteste anche a Tokyo e Manila, Taiwan e Hong Kong. A Tokyo in 300 hanno sfilato per le vie del centro con cartelli inneggianti agli anti-Wall Street e contro il nucleare. Sit-in di protesta di alcune centinaia di giovani nella zona degli affari a Hong Kong. In Corea del Sud, dove è nato il movimento "Occupa Seul", i manifestanti bloccavano tutte le strade del centro finanziario della capitale.
In Sudafrica manifestazioni a Johannesburg e Cape Town.
In Europa si registrano le tante manifestazioni svoltesi in Spagna, la patria del movimento degli indignati nato il 15 maggio scorso. Nella capitale Madrid almeno sei cortei sono partiti dalle periferie alle prime ore del pomeriggio per confluire in un unico corteo che si è diretto a Puerta del Sol. Nelle migliaia di cartelli e striscioni portati dai manifestanti, accanto alle parole d'ordine della giornata erano rappresentate altre richieste, da quelle dei lavoratori della scuola contro la privatizzazione della scuola pubblica alla chiusura dei Centri di permanenza temporanea, in Spagna e altrove di un gruppo di avvocati impegnati nella difesa dei diritti umani dei migranti. Sotto accusa anche il premier socialista Zapatero, denunciato come esecutore obbediente dei diktat della Banca centrale europea (Bce).
Bce, Fondo monetario internazionale (Fmi) e Unione europea (Ue) erano nel mirino delle diverse migliaia di manifestanti che si radunavano in piazza Syntagma, a Atene, davanti al parlamento dove è in discussione l'ennesimo taglio previsto dal governo Papandreu per avere i soldi dalla "troika".
A Berlino 10 mila manifestanti si radunavano davanti alla Porta di Brandeburgo e marciavano verso il palazzo dove ha l'ufficio la cancelliera Angela Merkel. A Francoforte, al grido di "Non svendiamo la democrazia alla Bce!", circa 8 mila dimostranti si radunavano davanti alla sede locale della Banca centrale europea. Fra gli slogan "spezziamo la dittatura del capitalismo".
Un migliaio i manifestanti che protestavano davanti alla sede della Borsa a Amsterdam e all'Aja, in Olanda. Alcune centinaia quelli a Zurigo, in Svizzera, riuniti nella principale piazza sede di banche e finanziare.
Almeno 10 mila i manifestanti scesi in piazza a Bruxelles che dalla stazione Nord e dalla piazza della Borsa hanno marciato fino al quartiere delle istituzioni comunitarie. Almeno 2 mila erano arrivati da Francia e Spagna, con una carovana partita da Barcellona; altri sono arrivati da Olanda, Germania e Gran Bretagna per portare la protesta nel cuore della "capitale" dell'Europa, nella zona dei palazzi delle istituzioni europee.
In Francia sit in e assemblea popolare di alcune migliaia di persone in piazza a Parigi, davanti il comune della capitale. Cortei e presidi in Serbia, da Belgrado a Zagabria, in Croazia a Spalato, Fiume e Pola in Bosnia a Sarajevo e in Montenegro a Podgorica.
Per quanto riguarda le manifestazioni di Londra e di Edimburgo, cui ha partecipato il PMLI, rimandiamo agli artificoli specifici.
Nel continente americano spiccano le manifestazioni promosse dal movimento "Occupiamo Wall Street" a New York dove la protesta si è concentrata attorno al distretto finanziario di Manhattan, blindato dalla polizia. In migliaia hanno sfilato sui marciapiedi vicino a Liberty Plaza con striscioni, megafoni e tamburi, fino davanti alla sede della Chase Bank, una delle grandi banche beneficiarie dal salvataggio di stato. "Le banche sono salve, noi no", gridavano i manifestanti che contestavano gli squali della finanza ma anche Obama: "Fai qualcosa!". Altre proteste si svolgevano in varie zone della città, da Downtown a Washington Square.
Manifestazioni in Canada dove alcune centinaia di dimostranti a Montreal piantavano una decina di tende a Victoria Square, nel centro della città, e costruivano una base per poter sviluppare la protesta nel paese.
 
19 ottobre 2011