Grazie alla crisi del capitalismo e alla politica di lacrime sangue di Monti
Il 36,5% di giovani è disoccupato
Quasi 3 milioni di precari. 4 milioni di lavoratori part-time

Altro che "luce in fondo al tunnel": l'odiosa politica di lacrime e sangue avviata dal neoduce Berlusconi e trasformata in una vera e propria macelleria sociale dal governo del tecnocrate borghese Monti continua a produrre recessione, povertà, precariato e disoccupazione in quantità sempre crescenti.
A certificare questa drammatica realtà, che è tipica del sistema capitalista quando è stretto, oramai da quattro anni, nella grave crisi economica e finanziaria e da cui cerca una via d'uscita facendola pagare per intero alle masse operaie e popolari, sono gli ultimi dati macro economici diffusi in contemporanea il 30 novembre scorso da Istat e Eurostat e secondo cui gli italiani senza lavoro sono quasi 3 milioni e a pagare il prezzo più salato sono i giovani e le donne.
Il tasso di disoccupazione ad ottobre ha registrato un record assoluto dal 1992 e si attesta all'11,1%. In rialzo di 0,3 punti rispetto al mese precedente e di 2,3 punti su base annua. Ciò significa che nel solo mese di ottobre ci sono stati 93 mila disoccupati in più rispetto a settembre e che sono saliti di ben 644 mila unità in un anno.
In valore assoluto i disoccupati a ottobre hanno toccato quota 2 milioni e 870 mila, in crescita del 3,3% rispetto a settembre (+93mila unità), mentre su base annua si registra un'impressionante crescita del 28,9% (+644mila unità). Cifre record mai toccate negli ultimi venti anni.
Nel solo mese di ottobre le donne disoccupate sono aumentate di 55 mila unità. Su base annua si calcola che le donne in cerca di lavoro sono salite di 288 mila unità (+28%) e il tasso di disoccupazione femminile è schizzato al 12,1%.
Ancora più drammatica risulta la situazione per quanto riguarda i giovani il cui tasso di disoccupazione tra 15 e 24 anni ha toccato il record storico del 36,5%, in aumento di 0,6 punti percentuali rispetto al mese precedente e di 5,8 punti nel confronto anno su anno. Cifre che assumono contorni ancor più drammatici nelle regioni meridionali dove il tasso di disoccupazione raggiunge valori impressionanti, pari al 41,7% per i giovani tra i 15 e i 24 anni e al 43,2% per le donne della stessa fascia d'età. In repentina crescita anche i disoccupati intorno ai 35 anni, tra loro uno su due ha perso il lavoro.
In crescente peggioramento anche la qualità del lavoro. Diminuiscono infatti i posti a tempo indeterminato mentre crescono i contratti a tempo determinato. Nel terzo trimestre dell'anno i dipendenti a termine sono stimati in circa 2 milioni e 447 mila a cui vanno aggiunti 430 mila collaboratori per un totale di 2 milioni e 877 mila precari. Si tratta del dato più alto dal '93. Aumentano anche i lavoratori part time che sfiorano i 4 milioni, e anche in questo caso non sono mai stati così tanti negli ultimi venti anni, e ben il 58% è costituito da persone costrette ad accettare il part time perché non trovano di meglio.
La situazione rimane quasi la stessa anche quando si allarga lo sguardo a tutto il continente europeo come ha illustrato Eurostat che ha contato circa 26 milioni di senza lavoro nell'intera Europa, di cui 18,7 localizzati nella zona euro, che saliranno a 20 da qui alla metà dell'anno, 173.000 in più rispetto a settembre. Ed il tasso di disoccupazione ha quindi segnato un nuovo record, salendo all'11,7% rispetto al 11,6% di settembre. Un livello definito "inaccettabile" perfino dalla Commissione europea, superiore per più di un punto rispetto al 10,4% dell'ottobre 2011 e a piangerne le conseguenze anche in questo caso sono soprattutto i giovani sotto i 25 anni dei quali il 23,9% non ha un lavoro.
Insomma una situazione da incubo che purtroppo, a causa dei calcoli, delle medie statistiche e dei conteggi artefatti, descrive solo parzialmente il dramma che vivono quotidianamente milioni di disoccupati in Italia e in Europa.
Innanzitutto perché in questo tipo di statistiche non vengono conteggiate le persone che non segnalano più il loro stato di disoccupati, i cosiddetti "scoraggiati" che in Italia sono moltissimi. E purtroppo, sommando quest'ultimi a coloro che rientrano ufficialmente nelle liste delle persone prive d'occupazione, il dato nazionale diviene il più pesante fra le grandi economie continentali. Inoltre va precisato che ad esempio gli occupati in Europa secondo Eurostat i cosiddetti "employed" sono tutti quelle persone, dai 15 ai 74 anni, che hanno lavorato almeno un'ora alla settimana ivi inclusi quelle assenti per malattia o che stanno facendo un corso di aggiornamento o di riqualificazione.
Mentre è considerato disoccupato "unemployed" solo chi: non lavora da meno di un anno, che risulta senza un impiego nella settimana di osservazione, che è disponibile a lavorare immediatamente e che abbia cercato lavoro "attivamente" nelle ultime 4 settimane antecedenti la rilevazione.
Quindi alla percentuale dell'11,1% di disoccupati contati in Italia andrebbero aggiunti tutti quelli che hanno perso il lavoro da più 12 mesi e non hanno trovato un nuovo impiego, tutti gli "scoraggiati", tutti quelli che hanno perso il lavoro subito dopo la settimana in cui è stata effettuata la rilevazione e tutti coloro che pur essendo immediatamente disponibili a lavorare e a fare qualsiasi lavoro hanno smesso di cercare "attivamente" un lavoro.

16 gennaio 2013