Rilevazione Istat
Un giovane su tre è senza lavoro
2,142 milioni di disoccupati ufficiali
Le donne sono le più penalizzate

Ancora cattive notizie sulla disoccupazione giovanile fra i 15 e i 24 anni che, stando ai dati Istat diffusi il 5 gennaio, a novembre 2011 ha raggiunto il record dal 2004 (inizio serie storiche mensili) con il 30,1%, cioè 0,9 punti in più rispetto ad ottobre e 1,8 punti in più rispetto all'anno scorso. Insomma, un giovane su tre risulta ufficialmente senza lavoro.
La disoccupazione generale a novembre si posiziona all'8,6% (in aumento), con un calo di occupati che ha interessato solamente le donne lavoratrici, ma fra i dati più preoccupanti c'è la segnalazione che la disoccupazione di lunga durata, oltre i di 12 mesi, è salita al 52,6% rispetto all'anno scorso, record dal 1993.
La situazione peggiora nel Mezzogiorno, dove ben il 39% delle giovani donne fra i 15 e i 24 anni si trova senza lavoro.
Di certo il disastro dell'occupazione giovanile e femminile non può essere risolto con il ricorso massiccio all'apprendistato, richiamato dalla consigliera nazionale di pari opportunità Alessandra Servidori, poiché è una pratica alla quale sempre più spesso non fa seguito l'assunzione a tempo indeterminato, finendo così per essere un incentivo anziché un argine al precariato e alla disoccupazione.
Questi dati, che dimostrano ancora una volta come la crisi del capitalismo impazza tuttora e che la borghesia la fa pagare alle masse lavoratrici e popolari, soprattutto giovanili e femminili, non potranno che essere aggravati se andrà in porto l'ennesima macelleria sociale pianificata dal governo Monti con la "riforma" del "mercato del lavoro", in testa la cancellazione o eliminazione di fatto dell'art. 18, le relazioni industriali mussoliniane inaugurate da Marchionne e il "contratto unico" precario ideato dal giuslavorista piddino ultra-destro Pietro Ichino.
I giovani della CGIL (che annunciano una campagna per "svelare trucchi e magie del 'contratto unico', in realtà 'inganno unico'") affermano che "servono scelte precise che riducano le 46 tipologie contrattuali esistenti", che privilegino "un contratto di ingresso al lavoro con pieni diritti e finalità formativa" e comprendano la "garanzia di continuità di reddito per tutti nei periodi di disoccupazione, anche ai giovani e precari".
E, aggiungiamo noi, urge una forte mobilitazione per buttare giù il governo della grande finanza, della Ue e della macelleria sociale.

18 gennaio 2012