Inchiesta "Global service": una piovra politico-imprenditoriale pilotava gli appalti nei comuni di Napoli e Roma amministrati dal "centro-sinistra"
La giunta di Napoli travolta dalla bufera giudiziaria
In carcere il palazzinaro Romeo. Due assessori e due ex-assessori della giunta Iervolino agli arresti domiciliari. Coinvolti anche i parlamentari Bocchino (Pdl), Lusetti (Pd), il figlio di Di Pietro (Italia dei Valori), un colonnello della guardia di finanza, alcuni magistrati. Rutelli: "Verosimile che Romeo abbia finanziato la Margherita"
La Iervolino deve dimettersi

Redazione di Napoli
"La prospettiva ultima è quella del saccheggio sistematico delle risorse pubbliche, spesso già di per sé insufficienti a rispondere alla drammatica situazione in cui versano Napoli e la sua provincia. Risorse che vengono veicolate verso l'esclusivo ed egoistico interesse di Alfredo Romeo e delle sue imprese in totale dispregio delle regole fondamentali della buona ed efficiente amministrazione". Con queste parole il procuratore capo di Napoli Giandomenico Lepore e il coordinatore della Dda Franco Roberti hanno presentato ai mass-media l'inchiesta "Global Service" che ha disposto l'arresto in carcere per Alfredo Romeo, proprietario della "Romeo immobiliare spa" e gli arresti domiciliari per altre 12 persone tra cui 2 assessori in carica, 2 ex assessori e un colonnello della guardia di finanza. Inquisiti anche due parlamentari: Italo Bocchino (Pdl) e Lorenzo Lusetti (Pd). Era in sostanza Alfredo Romeo, secondo gli inquirenti, a guidare la linea politica e programmatica del Comune di Napoli nella assegnazione degli appalti "finalizzata a garantire all'imprenditore il massimo dei profitti e il minimo degli intoppi".
I reati contestati vanno dall'associazione a delinquere finalizzata alla turbativa d'asta all'abuso d'ufficio, dai falsi in atto pubblico alla corruzione. Quattro gli appalti su cui si è concentrata l'indagine: il più lucroso era quello sul "Global Service per la manutenzione stradale di Napoli", valore 400 milioni di euro, poi il "Global Service della Provincia di Napoli", 145 milioni di euro, l'appalto per la manutenzione e la refezione scolastica nelle scuole cittadine, del valore di 20 milioni, e ancora la gara per il servizio di pulizia degli immobili dell'amministrazione provinciale.
Agli arresti domiciliari sono finiti Paola Grattani, collaboratrice di Romeo; Guido Russo, ex funzionario dell'Arpa anche lui collaboratore del palazzinaro; l'ex assessore comunale all'istruzione ed ex parlamentare Giuseppe Gambale; l'ex assessore al bilancio del Comune di Napoli Enrico Cardillo; gli assessori comunali in carica Ferdinando Di Mezza (deleghe al patrimonio e alla manutenzione degli immobili) e Felice Laudadio (edilizia); l'ex provveditore alle opere pubbliche della Campania e Molise Mario Mautone; il colonnello della guardia di finanza già in forza alla Dia Vincenzo Mazzucco, Vincenzo Salzano e Luigi Piscitelli.
Per Bocchino e Lusetti è stata formalizzata la richiesta di autorizzazione a procedere con l'accusa di "associazione a delinquere finalizzata alla turbativa d'asta". Alla base degli avvisi di garanzia per i due parlamentari al vertice dei due poli del regime neofascista una serie di intercettazioni telefoniche con Romeo che secondo i pm rappresentano "l'unicità del complesso sistema illecito ideato e realizzato da Romeo", una "commistione impressionante tra politici di ogni colore e provenienza, organi istituzionali, pubblici funzionari, appartenenti alle forze di polizia".

La cupola politico-imprenditoriale
Nelle richieste di custodia cautelare presentate al gip i sostituti Enzo D'Onofrio, Raffaello Falcone e Pierpaolo Filippelli affermano che l'imprenditore partenopeo "avrebbe organizzato un vero e proprio comitato d'affari composto da tecnici, professionisti, assessori e pubblici funzionari i quali ruotando intorno alla sua figura e a fronte delle prebende che egli è in condizioni di distribuire (in termini di posti di lavoro, in incarichi e consulenze ed in termini di denaro sonante) piegano la loro funzione ed i loro doveri in favore del primo assicurandogli l'aggiudicazione di appalti di opere e di servizi pubblici".
"Spregiudicati" vengono definiti i metodi che Romeo era uso ad adoperare per acconsentire alle proprie imprese di aggiudicarsi i milionari appalti banditi da una pluralità di enti pubblici napoletani e campani, ma "anche nazionali ed internazionali". Riesce ad avere in anticipo informazioni sui bandi, riesce a far preparare al suo staff bandi e delibere, in modo da prevalere sulla concorrenza. A questo scopo, sempre secondo la Procura napoletana, ha a sua disposizione "politici e professionisti" che "in cambio di assunzioni e contratti di consulenza, riescono a piegare agli interessi dell'immobiliarista atti ufficiali e interpretazioni di legge, finendo per suggerire strategie e piani sempre più raffinati".
Un ruolo chiave nel sistema blindato di Romeo l'aveva il colonnello della Guardia di finanza Vincenzo Mazzucco, la vera talpa dell'inchiesta all'epoca in servizio alla Dia di Napoli dove l'indagine ha preso corpo. Mazzucco - secondo gli inquirenti - agiva alle dirette dipendenze di Romeo e lo informò dell'inizio dell'indagine permettendo agli indagati di inquinare le prove. Il colonnello sarebbe stato l'intermediario tra Romeo e, in particolare, l'ex assessore Gambale per piazzare persone a lui vicine nel gruppo immobiliare.
Nell'informativa allegata agli atti oltre ai già citati parlamentari Bocchino e Lusetti è spuntato anche il coinvolgimento del figlio dell'ex ministro Antonio Di Pietro, Cristiano, consigliere provinciale a Campobasso per l'Italia dei Valori. Di Pietro Jr avrebbe chiesto all'ex provveditore alle opere pubbliche della Campania e Molise, Mario Mautone, ora ai domiciliari, alcuni interventi "di cortesia" quali: affidare incarichi a persone da lui segnalate anche al di fuori degli ambiti di competenza istituzionale, in rapporto ad interessi diretti in alcuni appalti e su alcuni fornitori.
Imputato era anche l'ex assessore Giorgio Nugnes trovato impiccato il 29 novembre scorso nella sua abitazione di Pianura e indicato dagli inquirenti come l'uomo che "forniva a Romeo informazioni riservate sugli appalti di servizi pubblici per la manutenzione delle strade comunali e provinciali". In cambio, Nugnes, come altri personaggi coinvolti nell'inchiesta, riuscivano a far assumere amici e parenti nel gruppo Romeo. Immancabile anche il nome dell'ex ministro democristiano Paolo Cirino Pomicino che viene richiamato dai magistrati come "interlocutore di eccezione" dell'imprenditore Alfredo Romeo.

La Dc Iervolino si arrampica sugli specchi. Deve dimettersi
Insomma Romeo era in grado di gestire come se fossero "sue creature", non solo politici ed amministrazioni pubbliche, come il comune di Napoli, ma anche magistrati che lo aiutavano nelle vicende giudiziarie che lo vedono coinvolto e attraverso i quali il sistema da lui messo in piedi sarebbe stato capace di "confezionare a sua misura persino un incarico nello Stato Vaticano". "Non saremmo onesti - spiegano i giudici - se non ammettessimo che tra coloro che erano proni al potere di Romeo, c'erano anche alcuni magistrati".
Una trance dell'inchiesta napoletana all'attenzione degli inquirenti romani riguarda una sentenza "addomesticata" del Consiglio di Stato emessa nel gennaio del 2008 che ha dato il via libera alla società di Romeo nella gestione della manutenzione stradale del Comune di Roma. È il cosiddetto "maxi appalto" della capitale che il palazzinaro si è aggiudicato quando Rutelli portava la fascia tricolore. Il capo bastone del Pd ha dichiarato ai Pm: "Non so se Romeo sia iscritto al partito. Non escludo, anzi ritengo che possa essere verosimile, che Romeo possa aver finanziato il partito. Ma voglio chiarire che non è l'unico imprenditore o comune cittadino che abbia contribuito finanziariamente alle campagne elettorali... Ho personalmente incontrato Alfredo Romeo e l'ho conosciuto come uno dei più grandi imprenditori a livello nazionale nel settore immobiliare. Ero sindaco all'epoca in cui la sua impresa si aggiudicò l'appalto per la gestione del patrimonio immobiliare del Comune di Roma". Sarà questo il motivo per cui Walter Veltroni, successore di Rutelli in Campidoglio, si è schierato prontamente al fianco della neopodestà Iervolino per provare a salvarla e a salvarsi dalla bufera giudiziaria che rischia di travolgere l'intero vertice del Pd.
Sebbene la Iervolino non sia direttamente indagata gli assessori ed ex-assessori coinvolti erano tutti pupilli scelti da lei in prima persona e difesi in ogni circostanza. Per cui se conservasse un minimo di decenza dovrebbe dimettersi immediatamente. Continua invece ad arrampicarsi sugli specchi per conservare la poltrona rilasciando dichiarazioni che non fanno che aggravare il quadro della corruzione cui sono giunte le istituzioni borghesi in camicia nera, con la copertura a "sinistra" della dirigenza falso comunista del Prc. Come quando per giustificare la sua richiesta di una "corsia veloce" ha affermato che la delibera Global service (la numero 13 del 2007) era stata "sottoposta di corsa ad una commissione contro la corruzione nella pubblica amministrazione, guidata dal prefetto Serra e composta da magistrati. E ci ha detto che andava bene".
Lo scrittore Roberto Saviano impegnato in prima linea nella lotta alla camorra istituzionale ha commentato: "Al di là delle attuali vicende in corso a Napoli e di come andranno a finire, una cosa va detta, che il centrosinistra avesse relazioni con la criminalità organizzata lo si sapeva da 10 anni. Non a caso la Campania e la Calabria, feudi del centrosinistra, hanno il record per crimini di questo tipo... il rapporto tra politica e crimine è diverso rispetto a Tangentopoli e alla Cosa Nostra del maxiprocesso. Oggi le organizzazioni criminali determinano gli equilibri politici come potrebbero determinarli la Microsoft, la Bmw o la General Motors. Al di là di quella che può essere la mazzetta al singolo politico o consigliere comunale, indipendentemente dalle scelte individuali di corruzione, le organizzazioni criminali riescono a condizionare il clima politico attraverso il loro potere economico".
La Cellula "Vesuvio Rosso" di Napoli del PMLI ha emesso un comunicato sulla vicenda nel quale tra l'altro si legge: "La Iervolino e la sua giunta corrotta devono fare i bagagli e sloggiare da palazzo San Giacomo! L'alternativa ai signori del palazzo sono le Assemblee Popolari e i Comitati Popolari, ossia le istituzioni rappresentative delle masse fautrici del socialismo".

7 gennaio 2009