Pieni poteri al ministro fascista Matteoli
GOLPE DEL GOVERNO CONTRO L'AMBIENTE
ESAUTORATI IL PARLAMENTO E GLI ENTI LOCALI. VIA LIBERA AI PRIVATI
Con un colpo di mano parlamentare il governo ha concentrato nelle proprie mani tutta la legislazione in materia ambientale, annullando di fatto ogni potere di intervento e controllo da parte di parlamento, regioni ed enti locali. è successo il 14 maggio al Senato, dove il governo ha imposto con il voto di fiducia un maxiemendamento al suo stesso disegno di legge delega sulla legislazione ambientale, con il quale azzera e riscrive tutta la normativa esistente su questa delicata materia.
Il ddl governativo aveva già superato l'esame della Camera, e grazie al meccanismo della fiducia, con alcune modifiche fatte soprattutto per placare le richieste della Lega, è passato a scatola chiusa anche al Senato con 152 sì, 118 no e 2 astensioni, rendendo vani i ben 3.500 emendamenti presentati da Ulivo e Rifondazione. Ora dovrà tornare alla Camera per l'approvazione definitiva. Mentre era in corso la discussione, davanti a Palazzo Madama si è svolta una manifestazione di protesta di alcune associazioni ambientaliste, tra cui Wwf, Lega Ambiente, Lav, Italia Nostra, Ambiente e società, Greenpeace. Gli slogan sugli striscioni prendevano di mira la politica del governo ("Governo Berlusconi: due anni di disastri ambientali e non solo"), e l'esautoramento del parlamento che questa legge comporta ("Chiuso per delega").
La novità principale di questa legge delega è che dopo la sua entrata in vigore la materia ambientale non sarà più regolata, per la maggior parte, da leggi del parlamento né sottoposta a regole dettate da regioni ed enti locali, ma sarà ridotta ad oggetto di atti amministrativi delegati direttamente al governo, nella fattispecie all'attuale ministro per l'Ambiente, il fascista Matteoli. In altri termini la legislazione ambientale viene sottratta alle assemblee elettive (parlamento, consigli regionali, provinciali e comunali) e delegata esclusivamente al potere esecutivo, che la governerà attraverso decreti ministeriali. In questo modo il già scarso controllo pubblico sulla gestione dell'ambiente sarà definitivamente cancellato, dando mano libera alla speculazione privata.
Il ddl governativo prevede infatti che entro 18 mesi dall'entrata in vigore il ministero per l'Ambiente adotterà uno o più decreti legislativi di riordino, coordinamento e integrazione, anche mediante testi unici, in sette grandi settori in materia ambientale, che sono: gestione dei rifiuti e bonifica dei siti contaminati; tutela delle acque dall'inquinamento e gestione delle risorse idriche; difesa del suolo e lotta alla desertificazione; gestione delle aree protette, conservazione e utilizzo sostenibile degli esemplari di specie protette di flora e di fauna; tutela risarcitoria contro i danni all'ambiente; procedure per la valutazione di impatto ambientale (VIA), per la valutazione ambientale strategica (VAS) e per l'autorizzazione ambientale integrata (IPPC); tutela dell'aria e riduzione delle emissioni in atmosfera. Cioè, in pratica, l'intera normativa ambientale, che sarà regolata da decreti del governo e non da leggi.
Per questa colossale riscrittura della normativa ambientale il ministro dell'Ambiente, per la durata di un anno, si avvarrà di una speciale commissione, di sua stessa nomina, composta da 24 membri, "esperti" del settore e scelti anche tra i privati. Alle commissioni parlamentari sull'ambiente spetterà solo un parere consultivo sugli atti decisi dal ministero e dalla commissione dei 24, espressione diretta del governo e delle lobby capitalistiche insofferenti ad ogni vincolo che limiti la loro sete di profitto.
Per i regolamenti di attuazione ed esecuzione dei decreti ministeriali ci saranno altri due anni di tempo, ma alcune norme saranno di immediata applicazione, come quelle sui residui ferrosi, che saranno trattati non più come rifiuti ma come materie prime, quindi non soggette ai più rigidi controlli previsti attualmente.
Sono previste inoltre delle sanatorie per chi ha violato vincoli paesistici-ambientali, con la conseguente estinzione di tutti i reati per chi ha realizzato o modificato opere senza le prescritte autorizzazioni, arrecando danni anche gravi a beni ambientali, artistici, storici e architettonici. In pratica un vero e proprio condono dell'abusivismo nelle aree più pregiate del nostro Paese. C'è persino la possibilità di un trasferimento dei diritti di edificazione su un'altra area del medesimo territorio comunale, qualora l'area originale sia stata nel frattempo sottoposta a vincolo ambientale.
In sostanza il governo si propone di attuare una selvaggia deregulation di tutto ciò che negli ultimi decenni è stato faticosamente acquisito attraverso mille battaglie ambientaliste in materia di protezione dei beni paesaggistici, culturali, storici e architettonici pubblici, lasciando il mercato capitalistico unico ed esclusivo "regolatore" dei delicati equilibri dell'ecosistema e del territorio antropizzato. In pratica per riaprire e assoggettare il territorio e le sue risorse alla speculazione e al profitto privati. Anche in previsione - va da sé - del programma di "grandi opere" che il governo ha messo e intende mettere in cantiere in questa legislatura, che già preannunciano una nuova colata di cemento sull'Italia da far impallidire gli anni del "boom" economico e dello strapotere democristiano e mafioso.
Ora si capisce ancor meglio perché il neoduce Berlusconi si sia vantato che in caso di elezioni anticipate "l'immenso numero di opere previste per i prossimi anni mi permetterebbero di non fare neanche la campagna elettorale". Infatti, con questa legge che assicura al governo la gestione diretta delle acque, dell'aria, del suolo, dei rifiuti e delle aree protette, sottraendo questi beni ad ogni possibilità di controllo pubblico, e anche in deroga agli stessi limiti posti dalla normativa comunitaria, il neoduce sa di fare un regalo immenso al sistema capitalistico, piduista e mafioso che lo sostiene e che l'ha mandato al potere. Una prova ulteriore del regime neofascista di stampo mussoliniano che egli ha imposto all'Italia, e dell'urgenza di far cadere il suo governo con la lotta di massa prima che rechi danni ancor più gravi e irreparabili al Paese.