Al vertice di Berlino per i 50 anni dei trattati di Roma
I governanti dell'Unione europea divisi sulla costituzione

Riunitisi a Berlino il 24 e 25 marzo scorsi in un vertice straordinario, i 27 capi di Stato e di governo dell'Ue hanno celebrato il 50° anniversario dei Trattati di Roma del '57 che istituirono la Cee, antesignana dell'attuale Unione europea.
Lo hanno fatto presentando una Dichiarazione sottoscritta dal presidente di turno tedesco, il cancelliere Angela Merkel, da quello della Commissione Barroso e dell'europarlamento Poettering. Una dichiarazione, che pubblichiamo a parte, con la quale l'Ue imperialista avoca a sé il diritto di svolgere un ruolo di primo attore sullo scenario mondiale: "Il mercato comune e l'euro ci rendono forti"; "L'Unione europea vuole promuovere la libertà e lo sviluppo nel mondo" e "continuerà a promuovere la democrazia, la stabilità e il benessere anche al di là dei suoi confini".
Quegli stessi concetti che erano stati espressi dallo stesso presidente della Commissione Ue Barroso il 23 marzo a Roma intervenendo al Senato dove si erano riuniti i presidenti dei 27 parlamenti dell'Ue: "Abbiamo bisogno di ispirare i cittadini europei con una visione per i prossimi cinquant'anni. Dobbiamo convincerli che l'Unione europea è la risposta migliore alle sfide del ventunesimo secolo". Per Barroso "L'Europa si trova adesso in una posizione di forza per fronteggiare la globalizzazione" ed "ora è giunto il momento di servirsi del suo peso e della sua determinazione sulla scena mondiale".
A una volontà ostentata di mostrare i muscoli ha fatto tuttavia da contraltare l'attuale situazione interna all'Ue imperialista, dove le divisioni tra i governanti sulla Costituzione europea cominciano a pesare in maniera rilevante. Gli unici punti fermi al momento sembrano essere infatti il doppio no alla ratifica della Costituzione Ue pronunciato nella primavera del 2005 da Francia e Olanda, due anni di "pausa di riflessione", la crescente caduta di consenso popolare al progetto.
Anche lo stesso fatto che in calce alla Dichiarazione di Berlino non siano state apposte le firme dei 27 capi di Stato e di governo la dice lunga, così come non viene mai citata la Costituzione, ma, come recita il testo di Berlino, "Siamo uniti nell'obiettivo di dare all'Unione europea entro le elezioni del parlamento europeo del 2009 una base comune rinnovata".
L'obiettivo voluto dalla Germania e tracciato dalla Merkel è chiaro: accordo entro giugno per una conferenza intergovernativa, per salvare l'essenziale della Costituzione e sua conclusione rapida entro il semestre di presidenza portoghese alla fine del 2007. Resterebbero così un anno e mezzo per le 27 ratifiche nazionali. "Esistono sentimento e volontà comuni - ha dichiarato il cancelliere tedesco - per concordare al vertice di giugno una road map per arrivare, prima delle elezioni del 2009 per il nuovo parlamento europeo, a un nuovo accordo e assetto sulla Costituzione. Se falliremo, sarà un fiasco storico. Se ci divideremo, l'Europa inciamperà e deraglierà prima di quanto non pensiamo". Sarà necessario prendersi delle responsabilità, ha rincarato il dittatore democristiano Prodi: l'Europa non può andare avanti con 'ni' e mezze misure, è un progetto da prendere o lasciare". E poi secondo il premier italiano è giunto il momento di dire basta alla procedura che vuole le decisioni Ue all'unanimità: "un numero piccolo di paesi non può condizionare le decisioni comuni". Perché "l'Europa ha bisogno di ritrovare un poco della sua follia creativa per convincersi che il mondo può essere cambiato".
"Un accordo a così breve termine è un obiettivo irrealistico" ha risposto subito il presidente polacco Leck Kaczynski. Decisamente scettico anche il presidente ceco Vaclav Klaus, secondo il quale il mancato accordo sulla Costituzione Ue "non sarà una tragedia". Ma i "dissidenti" dell'Est sono la punta di un iceberg più o meno sommerso che ingombra il dialogo anche a Ovest. Se per la Gran Bretagna di Blair anche gli specchietti della "Carta dei diritti" e i richiami ai diritti borghesi interclassisti devono scomparire dal testo costituzionale, per l'Olanda del democristiano Balkanende c'è un rifiuto crescente verso "lo stesso concetto di Costituzione europea". E poi l'incognita Francia, con il presidente Chirac che continua ad invocare l'accordo preventivo con la Germania, senza il quale "una costruzione dinamica europea non è possibile".
Insomma uno scenario complesso che preoccupa i grandi monopoli e i circoli finanziari, scalpitanti per dare alla superpotenza europea un assetto istituzionale, giuridico e normativo al pari del suo staus mondiale raggiunto. Per questo da più parti si avanza l'ipotesi di fare per la Costituzione Ue quello che è stato fatto con l'euro: ossia andare avanti con chi ci sta, per gli altri prendere o lasciare.

4 aprile 2007