Il governo fantoccio di Kabul requisisce gli ospedali di Emergency
Prodi tace, Emergency scende in piazza a Roma

Con una semplice e-mail inviata all'organizzazione umanitaria il governo fantoccio di Kabul ha ufficializzato la requisizione degli ospedali di Emergency in Afghanistan. "Come dichiarato, il ministero della sanità aprirà ufficialmente i tre ospedali sabato 26 maggio. Questa mail è soltanto per informarvi sulla situazione qui. Saluti" affermava il laconico messaggio.
La risposta di Emergency a un provvedimento atteso è altrettanto sintetica: "prendiamo atto. Emergency considera questa come l'ultima offesa e provocazione delle autorità afghane contro la nostra organizzazione. Continueremo la nostra campagna internazionale per la liberazione di Rahmatullah Hanefi. Saluti".
Dura invece la denuncia del successivo comunicato dell'organizzazione: "il messaggio del ministero della sanità afghano conferma come l'obiettivo del governo Karzai fosse l'espulsione dal paese di un testimone sgradito. Dai registri degli ospedali di Emergency risulta la quantità di vittime civili della guerra in corso. Gli ospedali documentano la possibilità di un'assistenza sanitaria efficace, gratuita e rispettosa, che il governo Karzai non vuole attuare. Risulta anche chiarito come l'arbitraria fissazione di un 'ultimatum' per il 25 maggio fosse un mediocre espediente per espellerci senza assumerne diretta ed evidente la responsabilità. Di questa iniziativa non è vittima una Ong, ma la popolazione afghana, che ha ripetutamente sollecitato le autorità del paese a rendere possibile il ritorno di Emergency. Consideriamo questo esito facilitato dall'indifferenza e dalla sostanziale complicità del governo italiano".
Il 26 maggio il portavoce del ministero della Sanità afghano in una intervista telefonica affermava che fra le ipotesi al vaglio delle autorità afghane per la gestione dell'ospedale di Emergency di Kabul c'è quella di affidarla al governo italiano attraverso la Cooperazione. Per quanto riguarda la clinica di Lashkargah nell'Helmand, affermava il portavoce, "sono già state concluse le trattative con il Comitato Internazionale della Croce Rossa (Cicr) che molto presto si insedierà nella struttura per far fronte alle esigenze della popolazione locale". L'ospedale di Anabah, nel Panjshir, sarebbe già stato riaperto sotto la gestione diretta del governo centrale di Kabul.
La requisizione degli ospedali da parte del governo fantoccio di Kabul era stata annunciata da un comunicato governativo lo scorso 7 maggio ma rinviata al 25 con l'invito a Emergency di ritornare nel paese. Un rientro che diventava impossibile senza la liberazione del responsabile dell'ospedale di Lashkargah, Hanefi, incaricato dal governo Prodi della trattativa per la liberazione del giornalista Daniele Mastrogiacomo a illegalmente detenuto dal 20 marzo e per le mancate garanzie date da Kabul sulla sicurezza degli operatori.
La decisione dell'organizzazione di lasciare l'Afghanistan era stata presa l'11 aprile scorso e spiegata in una lettera al popolo afghano dopo l'arresto di Hanefi, con l'accusa inventata di aver collaborato con i sequestratori talebani, e le accuse del direttore dei servizi segreti afgani, Amrullah Saleh, a Emergency di essere un'organizzazione che "fiancheggia i terroristi e persino gli uomini di Al Qaeda in Afghanistan".
L'11 aprile il personale internazionale di Emergency, una quarantina di persone in tutto, lasciava l'Afghanistan per Dubai e i tre ospedali dell'organizzazione restavano aperti grazie al personale medico locale, pur sospendendo le ammissioni di nuovi pazienti. Gli ospedali erano definitivamente chiusi il 26 aprile dopo che i servizi afghani avevano tentato di sequestrare i passaporti dei membri dello staff internazionale che erano rientrati pochi giorni prima. Gino Strada dichiarava: "torneremo quando il governo afgano dimostrerà con i fatti che per Emergency ci sono le condizioni di sicurezza per lavorare. Da oltre un mese il governo Karzai ha fatto di tutto per espellere Emergency dall'Afghanistan, arrestando il nostro personale, accusandoci di sostenere i terroristi e indicandoci, quindi, come un nemico, infine mandando la polizia nei nostri ospedali. Il governo afgano ha minacciato Emergency e ha dato seguito a queste minacce".
Minacce che non sono rientrate perché obiettivo del governo di Kabul era allontanare Emergency dal paese. Perché, ha spiegato Carlo Garbagnati vicepresidente dell'organizzazione, "il ruolo di testimonianza che gli ospedali di Emergency svolgevano, in particolare quello di Lashkargah, era diventato molto sgradito al governo Karzai e non solo, e ha avuto un peso fondamentale in tutta questa vicenda. Ogni volta che la Nato annunciava di aver ucciso decine di talebani in un bombardamento, noi ricevevamo decine di feriti civili, bambini, donne, anziani, scoprendo una verità ben diversa da quella ufficiale. Questo ha creato un crescente clima di ostilità nei nostri confronti".
L'organizzazione ha inoltre accusato il governo italiano, di "indifferenza" e di "sostanziale complicità" col regime fantoccio di Kabul per non aver mosso un dito a favore della permanenza di Emergency in Afghanistan e per la liberazione di Hanefi. L'intervento del ministero degli Esteri e di D'Alema in particolare ha prodotto solo l'incontro del 31 maggio tra l'ambasciatore italiano in Afghanistan, Ettore Sequi, e Rahmatullah Hanefi in carcere. Hanefi dopo due mesi e mezzo di detenzione non ha ancora potuto nominare né incontrare un avvocato di fiducia. Per questo Emergency il 26 maggio era di nuovo in piazza a Roma a manifestare per la liberazione di Hanefi.

6 giugno 2007