La fretta del ministro Passera motivata dall'elezione della nuova presidenza della Rai?
Il governo Monti rinnova autorizzazioni e privilegi a Mediaset per altri 20 anni

Il ministro per lo Sviluppo economico, l'inquisito Corrado Passera, ha fatto davvero un bel regalo a Mediaset (e quindi a Berlusconi) rinnovando con apposito decreto emanato il 10 luglio le autorizzazioni per le frequenze televisive (che, va ricordato, sono giuridicamente parte del patrimonio pubblico) sino al 2022 con una proroga automatica sino al 2032.
Secondo l'attuale normativa, prorogata da Passera, le aziende televisive pagano un miserabile canone di concessione annuale dell'1% calcolato sul fatturato annuo, ed è soprattutto Mediaset che potrà godere di questo vecchio privilegio per altri vent'anni.
È del tutto evidente che la fretta del ministero per lo Sviluppo economico sia stata condizionata dalla più volte minacciata opposizione dei consiglieri berlusconiani all'ipotesi di investitura alla carica di presidente della RAI di Anna Maria Tarantola fortemente voluta da Mario Monti ed effettivamente poi eletta dal consiglio di amministrazione della radiotelevisione pubblica lo stesso 10 luglio, negli stessi minuti in cui Passera diffondeva la notizia dell'emanazione del decreto.
Per capire bene lo scandalo di questa rinnovazione delle concessioni televisive basterà dire che attualmente Mediaset, nonostante trasmetta su frequenze teoricamente provvisorie, di fatto oscura le emittenti locali con la potenza dei suoi ripetitori disseminati in tutta Italia: e tutto questo è accaduto nonostante la World Radiocommunication Conference 2012 - conferenza mondiale sulle telecomunicazioni dei Paesi, tra cui l'Italia, aderenti all'ITU (International Telecommunication Union) svoltasi a Ginevra tra gennaio e febbraio di quest'anno - abbia raccomandato agli Stati membri l'esatto contrario di quanto accade in Italia (e continuerà ad accadere stando così le cose per i prossimi venti anni) in materia radiotelevisiva, cioè di rivedere la distribuzione delle frequenze televisive per migliorare le connessioni veloci in banda larga.
Si è quindi creato un pregiudizio che non solo cristallizza l'etere televisivo a favore pressoché esclusivo di Mediaset, ma che oltretutto rischia di danneggiare le casse dello Stato per i mancati introiti (nell'ordine di svariati miliardi di euro) che l'erario avrebbe dovuto incassare dall'asta sulle frequenze televisive.
I diritti d'uso ventennali infatti limitano le possibilità di manovra del governo di svolgere ora l'asta delle frequenze e compromette nel 2016 anche quella per la banda larga mobile.
Se poi il governo dovesse revocare il decreto appena emanato per indire effettivamente le aste, la situazione per le casse pubbliche sarebbe tragica perché lo Stato dovrebbe risarcire alle aziende interessate tutti i danni derivanti dal ritiro delle concessioni provvisorie, con una sofferenza dell'erario pubblico difficilmente quantificabile.
Chi finora aveva semplici dubbi sul fatto che questo governo stia in diretta continuità coi governi Berlusconi, ora può averne la certezza.

Firenze, 18 luglio 2012