Decreto semplificazioni
Il governo dice no all'assunzione di diecimila precari della scuola
Si profila un nuovo sistema di reclutamento basato su chiamata diretta, meritocrazia e flessibilità

Ha gelato le speranze degli oltre 233 mila precari della scuola, tra docenti e personale ata, il perentorio "NO" contenuto nel "decreto semplificazioni" del 7 marzo, con cui il governo blocca l'assunzione di 10 mila precari, destinati soprattutto al sostegno e al tempo pieno.
Il governo Monti non intende stanziare i 350 milioni necessari a trasformare in definitivo il rapporto di lavoro precario, secondo quanto proposto in primo luogo dalla Cgil che chiede la stabilizzazione. È stato l'intervento del sottosegretario al Tesoro Gianfranco Polillo, PDL, a imporre il veto.
Non c'è neanche il tanto sbandierato dal PD dietrofront sul blocco dell'organico di insegnanti e personale ata, deciso con la manovra di luglio del 2012. Infatti lo "sblocco" prevede che il personale potrà aumentare, ma solo se dovesse crescere il numero degli studenti. Attualmente il numero resta invariato. Non viene neanche in considerazione il disastro delle classi già superaffollate, delle segreterie bloccate e degli istituti scolastici sporchi per mancanza di personale. Un disastro che già da ora richiederebbe l'assunzione di tutti i precari della scuola.
"Non c'è alcuna stabilizzazione dei precari", ha esultato la ex-gerarca di viale Trastevere, Maria Stella Gelmini, ancora boss indiscussa del settore, affidato ufficialmente a uno dei suoi luogotenenti, il ministro Francesco Profumo. "È finita la stagione dell'ampliamento delle piante organiche e della stabilizzazione dei precari - dichiara - per il semplice motivo che non ci sono più i soldi". Non ci sono più soldi per la scuola? Oppure anche i soldi della scuola vuole papparseli l'alta finanza?
Assente anche ogni certezza sul finanziamento delle assunzioni. Il governo introduce il principio aleatorio che le nuove assunzioni potranno essere effettuate con entrate del gioco del Lotto e Superenalotto, si legge nel decreto semplificazioni. Al comparto scuola verranno assegnate a decorrere dal 2013, solo "le eventuali maggiori entrate" del Lotto e Superenalotto, accertate annualmente con "decreto del ministero dell'Economia e delle Finanze". Esultano i rimbambiti del PD, tra cui uno dei relatori del decreto semplificazioni, Oriano Giovanelli, il quale afferma "introduciamo anche per il comparto scuola un meccanismo che già era utilizzato per finanziare i beni culturali" con i proventi dei giochi, utilizzato dal ministero per i Beni culturali. C'è poco da essere contenti, considerato lo sfascio a cui sono stati condannati negli ultimi anni i beni culturali pubblici.
Particolarmente preoccupante un'ulteriore proposta antipopolare che le prossime eventuali assunzioni vengano inizialmente garantite con il fondo di 900 milioni del MIUR "per il riconoscimento del merito ai docenti più bravi e alle scuole di punta". Una mostruosità vera e propria che potrebbe portare allo scardinamento del sistema di reclutamento finora vigente, basato su concorso pubblico e graduatorie per abilitati, e all'approvazione delle proposte più reazionarie, selettive e meritocratiche, tanto care alla Gelmini, basate sulla "valorizzazione dei docenti" più servili e delle scuole più ricche e la chiamata diretta del personale da parte del dirigente scolastico. Quale sia la posizione del ministro della pubblica istruzione, Francesco Profumo, che tace sui 10 mila precari lo lascia intendere quello che sta succedendo in Lombardia con il suo consenso. Il progetto di Legge 146 della giunta Formigoni, Valentina Aprea assessore all'istruzione, apre la strada alla chiamata diretta, al federalismo scolastico, alla distruzione delle Rsu e alla privatizzazione della scuola pubblica, di fatto con l'estromissione del personale non gradito.
I precari della scuola, intanto sono sul piede di guerra ed in varie assemblee hanno chiesto l'individuazione di un piano straordinario di finanziamenti alla scuola pubblica statale; la stabilizzazione in tempi brevi del personale precario; il rifiuto di uno strumento di valutazione di insegnanti e scuole come i test Invalsi. In particolare in Lombardia cresce il movimento contro la chiamata diretta nelle scuole.
Le ultime vicende dimostrano che il governo Monti sul fronte della scuola, come su altri fronti, si sta spingendo fin dove lo stesso neoduce Berlusconi non era ancora riuscito ad arrivare. Esso va quindi abbattuto al più presto con la lotta di piazza, prima che completi del tutto il massacro sociale avviato dal suo predecessore.

14 marzo 2012