LOTTIAMO CONTRO IL GOVERNO PRODI DELLA "SINISTRA" BORGHESE PER L'ITALIA UNITA, ROSSA E SOCIALISTA

Il governo del democristiano Prodi, grazie al risultato elettorale del 9-10 aprile, è subentrato al governo del neoduce Berlusconi ma la situazione politica non è sostanzialmente cambiata.
Il potere politico rimane nelle mani della classe dominante borghese. Solo che la "sinistra" borghese ha preso il posto della destra borghese. Non è quindi avvenuto né un cambio di classe né un cambio di sistema economico, né un cambio istituzionale. Il regime è sempre lo stesso, con l'aggravante che il berlusconismo è uscito dalla porta per via elettorale ed è rientrato dalla finestra con l'avvento del nuovo governo.
Infatti il governo Prodi è una copia di "sinistra" del governo Berlusconi. Basta analizzare attentamente dal punto di vista di classe il suo programma. In esso non c'è una sola parola contro il capitalismo e l'imperialismo. Anzi c'è l'impegno di fatto, se non esplicito, a sostenerli.

POLITICA ESTERA
La politica estera è basata sul concetto che l'Italia in quanto "media potenza" debba svolgere un ruolo adeguato nel mondo. Nella replica al Senato, Prodi ha detto: "L'Italia ha un ruolo internazionale e svolge un ruolo di media potenza nel mondo e che quindi si deve assumere questo impegno".
La differenza tra il governo Prodi e il governo Berlusconi è che il primo punta sull'alleanza con l'Unione europea per permettere all'Italia di svolgere tale ruolo, mentre il secondo ha giocato tutto privilegiando la stretta alleanza con gli Usa. Un dato è certo, sia pure per vie, alleanze e tattiche diverse, Prodi e Berlusconi vedono l'Italia come potenza interventista mondiale.
Prodi lo dice chiaramente: "Io voglio che il governo italiano si ponga tra i paesi leader di una strategia europea, con una politica estera semplice, chiara, coerente con il nostro ruolo, con le nostre tradizioni e anche con la nostra forza politica... Non possiamo andare avanti avendo una politica monetaria comune e non avendo una politica economica comune".
Prodi non esclude nemmeno in questo quadro, seguendo le orme di Berlusconi, che l'Italia possa entrare in guerra per combattere il "terrorismo internazionale", ossia, come rileviamo noi, la Resistenza dei popoli dei paesi occupati dall'imperialismo. L'ha detto esplicitamente e senza vergogna presentando il governo in parlamento con queste parole: "Nella politica globale per la lotta al terrorismo noi saremo partecipi convinti, con i nostri valori e le nostre risorse, anche militari, ogni qual volta esse siano legittimamente mobilitate dalle organizzazioni internazionali cui apparteniamo". Basta quindi l'elmetto Onu o Nato per lanciare l'Italia nella guerra imperialista, come ha già fatto il governo D'Alema contro l'ex Federazione Jugoslava.
Privilegiare l'alleanza con l'Unione europea imperialista non significa però per il nuovo governo trascurare e mettere in secondo piano l'alleanza con gli imperialisti americani. Anzi, come ha detto Prodi, occorre "consolidare e arricchire... la storica alleanza con gli Stati Uniti d'America; finalità cui mi sono sempre ispirato nella mia azione anche a livello europeo, tanto è l'importanza che attribuisco alla saldezza di questo legame".
Il nuovo premier si è persino vantato di aver fatto da spalla al nuovo Hitler, Bush, quand'era presidente della Commissione europea nella lotta col cosiddetto terrorismo, usando queste precise parole: "Come Presidente della Commissione europea, ho costruito insieme agli Stati Uniti una rete di rapporti nuovi, forti, seri, trasparenti per la lotta contro il terrorismo ed è su questi che dobbiamo basarci".
Ma non c'è da meravigliarsi di questo poiché, come ha dichiarato l'ambasciatore americano a Roma, Ronald Spogli, dopo la "visita cordiale" al nuovo ministro degli esteri Massimo D'Alema, tra l'Italia e gli Usa "sono molto di più i temi sui quali abbiamo una visione comune rispetto a quelli cui possiamo non averla".
I tempi del ritiro del contingente italiano dall'Iraq sono pressoché gli stessi di quelli programmati dal precedente governo. Così come stessa è la linea di trasformare la "missione di pace" militare in una missione civile. Il che significa passare da un'occupazione militare a un'occupazione economica di stampo neocolonialista. Anche sull'Afghanistan le posizioni sembrano essere le stesse, Prodi non ha espresso una sola parola per il ritiro da quel Paese.
Non a caso il rinnegato D'Alema ha auspicato un "bipolarismo civile" tra la maggioranza e la minoranza parlamentare poiché, egli ritiene, che "il quadro delle grandi scelte strategiche in politica estera è comune".

POLITICA INTERNA
Anche la politica interna del nuovo governo non si discosta sostanzialmente da quella del precedente governo. La conferma più clamorosa sta nella scellerata apertura alla cosiddetta Casa delle libertà, in realtà casa del fascio, sulle controriforme costituzionali. Pur mantenendo fermo il NO al referendum del 25-26 giugno, Prodi si è dichiarato favorevole ad "aggiornare" la Costituzione del 1948 "attraverso una costruttiva e larga collaborazione fra tutte le forze politiche del Paese". E nella replica al Senato, affinché non vi fossero fraintendimenti, ha rimarcato: "Su questo tema non intendo fare cambiamenti se non attraverso un dialogo approfondito e ampio con l'opposizione". La Costituzione andrà quindi cambiata nonostante da parte della "sinistra" borghese si stia conducendo la campagna referendaria sotto la parola d'ordine ingannatoria e ipocrita "Salviamo la Costituzione".
Prendiamo ad esempio la devolution federalista, che spacca l'Italia in venti staterelli creando venti diversi sistemi scolastici e sanitari, non fu la Bicamerale golpista, presieduta da D'Alema e con la partecipazione attiva dei falsi comunisti Bertinotti e Cossutta, a varare nel 1997 un progetto di legge di controriforma neofascista, presidenzialista e federalista della Costituzione? E non furono forse i governi di "centro-sinistra" di Prodi, D'Alema e Amato che attuarono concretamente quel progetto proprio per la parte riguardante il federalismo (quella su cui c'era già l'accordo sostanziale del "centro-destra"), attraverso la "riforma" Bassanini sul federalismo amministrativo del 1998, l'introduzione del presidenzialismo regionale e il federalismo fiscale nel 1999, e infine la controriforma del titolo V della Costituzione e il referendum confermativo del 2001?
La linea del governo Prodi non è quella di abrogare le controriforme del governo Berlusconi ma quella di "revisionarle", di renderle più accettabili, più spendibili sul piano della democrazia borghese e dello Stato di diritto borghese. Per questo, per esempio, tace sulla controriforma dell'ordinamento giudiziario e sulle controriforme sulla scuola e sull'università della Moratti mentre sulla legge 30 Biagi si accenna solo a una "revisione".
A livello economico permane il liberismo, sia pure in dosi più leggere e coinvolgenti attraverso la famigerata "concertazione" con i sindacati dei lavoratori e le associazioni padronali. Il tutto visto in base agli interessi e alle esigenze congiunturali del sistema capitalistico italiano nel quadro della cosiddetta "globalizzazione", cioè, con parole reali, del mercato mondiale, dell'esportazione dei capitali e della lotta tra i vari paesi e blocchi imperialistici per l'egemonia, il dominio e l'accaparramento di materie prime, di territori e di zone di influenza.
Da qui la scelta di Prodi di assegnare un "ruolo trainante" al Nord d'Italia più industrializzato e un ruolo secondario al Mezzogiorno più arretrato economicamente, il cui sviluppo è legato al "grande giro mondiale".
Da qui le parole d'ordine: "Accrescere la competitività del sistema Italia", "Aumentare il tasso di produttività", "Risanare le finanze pubbliche", "Far prevalere il merito", "Flessibilità ma con meno precarietà", "Coesione sociale" tutte cose che non potranno non trasformarsi in "lacrime e sangue" per i lavoratori e le masse popolari, come si evince dalla seguente dichiarazione di Prodi: "Occorre un controllo della spesa pubblica centrale e locale... E' compito prioritario di questo Governo seguire una politica modello Maastrich anche all'interno". Questo Prodi intende farlo con la "concertazione" e il "patto sociale" con la collaborazione dei compiacenti vertici sindacali confederali, i quali hanno già dato palese e sciagurata disponibilità.
Il nuovo governo non ha rimosso nemmeno la triade mussoliniana e berlusconiana "Dio, Patria e Famiglia" richiamandosi alle "radici cristiane" e alla famiglia "così com'è definita nella nostra Costituzione". Con l'istituzione del ministero della famiglia, tanto gradito dal cardinale Ruini, presidente della Conferenza episcopale italiana, il familismo assurge a politica di Stato e i Pacs (Patti civili di solidarietà) vengono affossati definitivamente.
Per quanto riguarda gli immigrati, Prodi ha confermato il tetto dell'ingresso e non ha accennato minimamente alla necessità di chiudere e abolire i famigerati Cpt. Silenzio totale sul Ponte sullo Stretto e sulla Tav della Valsusa.
Stando così le cose, non riusciamo a capire come il PRC possa dichiararsi in "totale sintonia col programma di Prodi", come ha dichiarato il Segretario nazionale Franco Giordano. L'unica spiegazione plausibile è che ha venduto "l'anima al diavolo" pur di avere un ministro, un viceministro e sei sottosegretari, oltre alla presidenza della Camera a Bertinotti, tradendo le aspirazioni della propria base.

CREDIBILITA' DEMOCRATICA
Il governo Prodi è costituito da un manipolo di borghesi democristiani, rinnegati del comunismo, falsi comunisti, socialdemocratici e radicali, tutti quanti liberali e liberisti. Tra essi spiccano un guerrafondaio e venduto come D'Alema, un antimilitarista e anticlericale pentito come Rutelli e un eurobanchiere come Padoa Schioppa. Saranno questi, assieme all'economista borghese Prodi, a dettare la linea del governo. E saranno dolori per i lavoratori, i pensionati, le masse popolari e i giovani.
Vi sono anche elementi che in passato, militando in Democrazia proletaria, come Ferrero, in "Lotta continua", come Paolo Cento, in "Servire il popolo", come Barbara Pollastrini, volevano fare la rivoluzione ma poi si sono convertiti al capitalismo.
Il nuovo premier ha inneggiato molto all'etica, ma come spiega che il ministro della giustizia e i sottosegretari alla giustizia siano rispettivamente Clemente Mastella testimone di nozze del mafioso Francesco Campanella, Verzaschi ex assessore del fascista Storace, e Luigi Li Gotti ex fascista missino e di AN, già legale dei boss mafiosi Buscetta e Brusca e attuale difensore di Gratteri, uno dei più in alto in grado della mattanza di Genova nel luglio 2001?
Non siamo di fronte a un inquinamento fascista e mafioso? Di certo questo governo non ha acceso alcun faro contro la mafia che considera "un cancro", quando in realtà essa è parte integrante del capitalismo e delle istituzioni, la componente armata e violenta della classe dominante borghese.
Di certo questo governo sottovaluta la pericolosità dei fascisti e dei neofascisti della casa del fascio, con i quali cerca in tutti i modi di dialogare per trovare un'intesa unitaria almeno sulla politica estera e istituzionale. Prodi in parlamento si è spinto fino al punto di dichiarare che "non ci sono nemici, né in quest'aula, né fuori". Con buona pace di quella parte della "sinistra" borghese che spinge per mettere definitivamente fuori gioco Berlusconi e il berlusconismo.
Con queste posizioni il nuovo governo non appare credibile neppure sul piano democratico borghese e antifascista.
Il nuovo governo non è accettabile nemmeno per quanto riguarda la rappresentanza femminile. In campagna elettorale Prodi aveva promesso che un terzo dei ministri sarebbero state donne. In realtà sono sei su 25 ministri, pari al 25%, e con ministeri di serie B senza portafoglio, salvo quello della salute andato alla diessina Livia Turco, che si occupano di questioni tradizionalmente assegnate alle donne.

COSTRUIAMO IL NOSTRO AVVENIRE
Per tutti questi motivi il PMLI si colloca risolutamente all'opposizione del governo Prodi della "sinistra" borghese e gli dichiara guerra di classe. Non potrebbe essere diversamente perché esso è il nemico politico principale della classe operaia in quanto è il nuovo comitato d'affari della borghesia, il difensore del sistema capitalistico e delle sue istituzioni, l'oppressore delle masse operaie e lavoratrici, l'istituzione preposta a schiacciare ogni tentativo di rivolta popolare contro i provvedimenti governativi e le leggi dello Stato borghese.
Non bisogna dimenticare che i ministri sono vincolati dal giuramento che suona così: "Giuro di essere fedele alla Repubblica, di osservare lealmente la Costituzione e le leggi e di esercitare le mie funzioni nell'interesse esclusivo della nazione".
Non c'è quindi da aspettarsi che questo governo apra le porte a una nuova società, come viene promesso dagli imbroglioni politici falsi comunisti. La realtà è che il governo Prodi sbarra al socialismo la porta, che solo la lotta di classe può abbattere. Ma per questo ci vuole un grande, forte e radicato PMLI e non i sedicenti partiti comunisti che hanno preannunciato due correnti trotzkiste fuoriuscite dal PRC di Bertinotti e Giordano, ormai sgabello della classe dominante borghese.
Il nostro auspicio è che i fautori del socialismo, le operaie e gli operai di avanguardia e combattivi, le ragazze e i ragazzi che lottano per un mondo nuovo, gli intellettuali del popolo che ragionano con la propria testa prendano coscienza della nuova situazione politica e della necessità di dare tutta la loro forza intellettuale, politica e materiale al PMLI per dare la scalata al cielo.
Attenendosi al marxismo-leninismo-pensiero di Mao, il PMLI non cadrà mai nella rete dell'elettoralismo, del parlamentarismo, del governo della "sinistra" borghese, nel riformismo e nel pacifismo e andrà fino in fondo sulla via dell'Ottobre per la conquista del potere politico da parte del proletariato e dell'Italia unita, rossa e socialista. Ci aspetta un grande avvenire, costruiamolo giorno dopo giorno difendendo strenuamente gli interessi immediati delle masse, non dando tregua al governo Prodi, risvegliando il popolo alla lotta di classe, accumulando le forze necessarie alla rivoluzione socialista, costruendo un grande, forte e radicato PMLI.
Lottiamo contro il governo Prodi della "sinistra" borghese!
Per l'Italia unita, rossa e socialista!
Con i Maestri e il PMLI vinceremo!

Il Comitato centrale del PMLI

Firenze, 22 maggio 2006
 

Biografie dei mininistri del governo Prodi