Al Cdm del 25 gennaio, dopo essere stato battuto al Senato
Il governo Prodi rifinanzia le missioni di guerra
La sinistra arcobaleno non partecipa al voto, non avendo il coraggio di votare no
Anche da morto il secondo governo del dittatore democristiano Prodi continua a fare tanto male al proletariato e alle masse popolari.
Dopo meno di 24 ore dal voto che lo ha fatto cadere al Senato, il 25 gennaio il Consiglio dei ministri ha approvato in tutta fretta un decreto legge che rifinanzia tutte le missioni di guerra a cominciare da quelle in Afghanistan e in Kosovo ove la presenza italiana è più massiccia.
Si tratta di un atto gravissimo che conferma il carattere imperialista e guerrafondaio della politica estera italiana in perfetta continuità con Berlusconi. Una linea che, come ha ribadito di recente il capo dello Stato Napolitano, "deve andare avanti, in difesa degli interessi nazionali" indipendentemente dal governo o dal colore politico della coalizione che lo esprime. Anzi, come hanno dimostrato Prodi e il "centro-sinistra", essa può e deve andare avanti perfino senza governo.
Il costo del rifinanziamento è stimato in 1 milione e 52 mila euro.
A dir poco codarda la posizione assunta dai 4 ministri della cosiddetta "sinistra radicale" che, invece di votare no "diplomaticamente", visto il clima pre elettorale, hanno deciso di non partecipare alla riunione del Consiglio dei ministri lasciando così il campo completamente libero nelle mani dei ministri della guerra.
Incalzato dagli ennesimi mugugni espressi dalla base del Prc, il ministro Paolo Ferrero ha "rassicurato" che il decreto legge su cui il governo è stato chiamato ad esprimersi è "simile" a quello dello scorso anno, con l'indicazione delle stesse missioni e con gli stessi finanziamenti. Quindi non c'è da preoccuparsi. Tant'è che da buon imbroglione ha promesso che: "Chiediamo la verifica in Aula. Non l'ho fatto oggi in consiglio dei ministri perchè il governo è dimissionario. Ma in Parlamento la verifica sull'Afghanistan si farà". Magari dopo che Napolitano ha sciolto le Camere, sic!
Sulla stessa linea anche il presidente dei senatori del Prc, Giovanni Russo Spena, che ha promesso battaglia in aula in quanto: "Ritengo che i gruppi parlamentari di Rifondazione comunista e dell'intera Sinistra-Arcobaleno non voteranno a favore del rifinanziamento. Le situazioni in Afghanistan, Kosovo, Libano, Sudan, Somalia sono troppo diverse tra loro. Occorre analizzare ognuna di queste missioni e verificare se e dove è necessario un cambiamento delle strategie internazionali" finora, ha aggiunto "Abbiamo votato sì sull'Afghanistan finché si promettevano dei cambiamenti, che non ci sono stati".
Mentre la capogruppo dei Verdi-Pdci al senato Manuela Palermi, ora fa finta di piangere lacrime di coccodrillo e si chiede "Se abbiamo sbagliato? Sì, forse. A me sembrava indispensabile sostenere il governo per ricreare un senso comune a sinistra. Ci sto riflettendo".
Ecco fino a che livelli arriva l'opportunismo, il servilismo e l'imbroglio politico della cosiddetta "sinistra radicale": in quasi due anni non ha avuto il coraggio di dire un solo no al governo Prodi, nemmeno ora che il governo è morto e loro avevano le "mani libere" per votare contro.
La verità è che, mentre ai metalmeccanici, pensionati e lavoratori in genere non vengono rinnovati i contratti e si nega perfino un misero aumento di salario, la spesa militare per le missioni di guerra è enormemente cresciuta negli ultimi anni proprio grazie al "governo amico" del "centro-sinistra" che tra l'altro ha messo in cantiere la portaerei Conte di Cavour, dieci nuove fregate, 121 caccia Eurofighter F-35.
Attualmente l'Italia è impegnata in 27 missioni in tutto il mondo e impiega ben 7.714 mercenari lautamente retribuiti: dall'Afghanistan al Kosovo, Bosnia e Albania fino al Libano, l'imperialismo nostrano mostra i muscoli.

6 febbraio 2008