Il governo vara un disegno di legge fascista per reprimere il dissenso e le manifestazioni giovanili
I MINORI CHE FANNO RESISTENZA POSSONO FINIRE IN CARCERE
A chi viene condannato per resistenza a pubblico ufficiale non potrà essere concessa nemmeno la "messa in prova''. In carcere con gli adulti dopo 18 anni. Addio ai tribunali per i minori e ai giudici onorari

Il minorenne che per qualsiasi motivo incappi nelle maglie della giustizia, compreso il reato di resistenza a pubblico ufficiale durante una manifestazione, sarà trattato come un delinquente adulto; ci saranno forti restrizioni alle riduzioni di pena e spariranno le pene alternative al carcere; i tribunali per i minori spariranno o saranno praticamente equiparati a quelli ordinari; al compimento dei 18 anni il minore condannato andrà in galera insieme agli adulti: è quanto previsto in due disegni di legge fascisti presentati dal ministro della Giustizia Castelli e approvati dal Consiglio dei ministri il 1° marzo, con i quali il governo vuole riportare la legislazione sui minori indietro di 60 anni, ispirandosi direttamente al regime mussoliniano che "raddrizzava'' la piccola delinquenza giovanile col bastone e il carcere duro.
Il primo dei due provvedimenti, infatti, prevede un secco restringimento della riduzione di pena, da un terzo a un quarto del totale, per un minore riconosciuto colpevole di un reato con le attenuanti di legge. Ciò perché, a detta del ministro leghista, la delinquenza minorile non è più quella di una volta: "Non si tratta più di piccoli teppistelli - ha dichiarato gelidamente il Guardasigilli al termine del vertice di governo - ma ci sono ormai ragazzi di sedici anni che commettono reati gravi, come gli adulti. Era quindi necessaria una restrizione delle attenuanti''. Cosicché, in base a questa agghiacciante logica fascista, i giudici potranno anche ricorrere più facilmente alla custodia cautelare, cioè alla reclusione in un carcere minorile, in deroga alla "messa in prova'': un istituto in base al quale attualmente il processo al minore può essere sospeso, l'imputato affidato ai servizi di recupero e, se considerato recuperato, il reato stesso è considerato estinto.
I reati per i quali secondo il progetto governativo è prevista la non applicabilità della "messa in prova'' e invece la carcerazione vera e propria, sono l'omicidio, tentato o consumato, l'associazione a delinquere di stampo mafioso (41 bis), la violenza sessuale (art. 609 bis e seguenti) e la resistenza aggravata a pubblico ufficiale (art. 337 e 339 cp) in occasione di disordini in manifestazioni pubbliche. Inoltre, se il minore sta scontando una pena in un istituto di correzione, al compimento del 18° anno di età viene trasferito in un carcere normale insieme agli altri detenuti adulti.

DALLA CONCEZIONE "RIEDUCATIVA'' A QUELLA REPRESSIVA
Col secondo disegno di legge il governo chiede al parlamento la delega a "riformare'' l'intera materia dei Tribunali dei minori: per prima cosa togliendo loro la competenza sulla parte civile, trasferendola ad apposite sezioni di diritto familiare create presso i Tribunali ordinari. Ai tribunali minorili resteranno le cause penali, ma ad occuparsene saranno solo giudici togati. Spariranno cioè i giudici onorari - esperti, assistenti sociali, psicologi - figure che oggi affiancano stabilmente i magistrati nei collegi giudicanti. I giudici potranno ricorrere a questi esperti soltanto se lo riterranno opportuno e come consulenti esterni.
Il motivo cinicamente addotto da Castelli per questa decisione è che "non c'è la copertura finanziaria per assicurare la permanenza di personale ausiliario''. Ma è più che evidente, come non hanno mancato di notare diversi giudici ed operatori professionali di Tribunali minorili, l'intento del governo di passare da una concezione "rieducativa'' ad una marcatamente repressiva dei Tribunali dei minori. Un intento "contrario a tutta la disciplina contenuta nella Costituzione, alla giurisprudenza della Consulta e a tutta la normativa internazionale che l'Italia ha ratificato'', sottolinea per esempio Maria Teresa Spagnoletti, gip e magistrato di sorveglianza al Tribunale per i minorenni di Roma, secondo la quale "questo insieme di norme, infatti, prevede che le finalità per i minorenni che vengono giudicati responsabili di un reato siano la rieducazione e il reinserimento sociale che devono prevalere sulla pretesa punitiva dello Stato''.
Il pretesto che il governo Berlusconi adduce per avallare questo nuovo giro di vite repressivo e fascista è quello della "sicurezza'' minacciata dalla "microcriminalità'', soprattutto giovanile.
Non si è esitato neanche a strumentalizzare un delitto efferato come quello di Novi Ligure per dimostrare il teorema di Castelli, che cioè i giovanissimi possono essere quanto e più delinquenti degli adulti, e come tali vanno trattati di fronte alla legge. Ecco come il ministro leghista, tanto compiacente con gli imputati "eccellenti'' nel perseguitare i giudici che tentano di portare avanti i processi a Berlusconi e ai suoi amici, quanto spietato contro i giovani che commettono reati di qualsiasi tipo, ha teorizzato la sua "riforma'' fascista davanti alla Commissione bicamerale per l'infanzia: "Non dobbiamo più pensare al minorenne come al ragazzo della via Pal, oggi tutti gli esperti concordano nel dire che fra i 16 e i 18 anni i ragazzi sono dal punto di vista della maturità, dei veri adulti, utilizzati dalla criminalità per crimini da adulti''.

MISURE PER INTIMIDIRE E REPRIMERE I GIOVANI
In realtà, a cosa mira questo provvedimento fascista, è rivelato emblematicamente dalla sua estensione ai minori colpevoli di resistenza a pubblico ufficiale, con l'aggravante se la resistenza è praticata dal minore nel partecipare a una manifestazione di protesta, in quanto indice per Castelli di volontà cosciente di andare contro lo Stato che rasenta il terrorismo. è evidente l'intento intimidatorio e repressivo nei confronti dei giovani che si ribellano all'inumano sistema capitalista e al regime neofascista che lo rappresenta. Dopo l'esperienza del G8 a Genova, le occupazioni delle scuole e le lotte studentesche contro la controriforma Moratti, la partecipazione di genitori e figli alle manifestazioni anti-Berlusconi di queste ultime settimane, si vuole creare un deterrente per terrorizzare i giovani e i giovanissimi che si avvicinano alla lotta politica e le loro famiglie, ricacciandoli dalle piazze verso l'influenza nefasta e istupidente della televisione tutta in mano a Berlusconi, della scuola nozionistica e meritocratica e dell'individualismo borghese egoista e miope. In una parola per farne dei docili sudditi della seconda repubblica neofascista col volto di Berlusconi.
Per quanto limitato, burocratico e insufficiente a produrre un serio ed efficace recupero della delinquenza minorile sia l'attuale sistema dei Tribunali dei minori e delle pene alternative, la controriforma Castelli rappresenta una netta inversione di tendenza di stampo punitivo, repressivo e fascista. Oltretutto, lungi dal ridurre la delinquenza minorile, finirebbe inevitabilmente per estenderla, come dimostra l'esempio degli Usa, dove è un fenomeno in continuo aumento nonostante la pena di morte e la "tolleranza zero'' (leggi mano libera alla violenza poliziesca) alla Rudolph Giuliani.
E' ben noto che l'infernale sistema carcerario italiano non solo non è in grado di "rieducare'' un giovane, ma semmai può spingerlo ancor più addentro alla delinquenza, tanto che non a caso è tristemente denominato "l'università del crimine''.

CONCEZIONE FASCISTA DELLA "SICUREZZA''
D'altra parte è lo stesso regime capitalista e neofascista che con la disuguaglianza di classe, lo sfruttamento, l'oppressione e l'impoverimento delle masse, da una parte, e l'esaltazione della ricchezza, del lusso e della legge del più forte, dall'altra, crea le condizioni per lo svilupparsi della criminalità individuale e mafiosa. Quello stesso regime che poi pretende di sradicarla con misure sempre più repressive e liberticide, in una spirale senza fine. Una risposta del tutto simile a quella del terrorismo di Stato con cui l'imperialismo Usa pretende di combattere il terrorismo in tutto il mondo, che esso stesso provoca con la sua politica di sopraffazione e di oppressione dei popoli poveri.
Quello che vuole il governo Berlusconi è quindi una giustizia ancor più di classe, che salvaguardi ancor meglio i ricchi e i potenti e punisca ancor di più i poveri e gli oppressi. Il suo modello è quello dell'Italia mussoliniana, dove lo Stato di polizia controllava ogni aspetto della vita sociale e l'"ordine'' era assicurato dalla proibizione degli scioperi e delle manifestazioni e dalla repressione di ogni forma di dissenso. Contro questa concezione fascista della "sicurezza'', che ha avuto il suo battesimo di sangue a Genova, bisogna fare fuoco e fiamme, senza concedere il minimo spiraglio. è bene ribadirlo soprattutto ai sonati e rimbambiti leader dell'Ulivo, che con i governi di "centro-sinistra'', e perfino nella campagna elettorale di Rutelli, avevano sposato essi stessi il tema della "sicurezza'', spianando così la strada ai provvedimenti fascisti di Berlusconi e Castelli.

20 marzo 2002