Su proposta del ministro del lavoro Sacconi conforme al federalismo fiscale e al nuovo modello contrattuale
Il governo vara il Welfare neocorporativo
Diritti, retribuzioni e servizi sanitari non saranno più uguali per tutti. Reintrodotte di fatto le "gabbie salariali". Innalzata l'età pensionabile per le donne. In prospettiva sarà abrogato l'art.18
Cancellato lo "Stato sociale" universale

È stato approvato il 6 maggio scorso dal consiglio dei ministri il "Libro bianco" proposto dal ministro del welfare, Maurizio Sacconi, che porta il titolo fantasioso quanto menzognero "La vita buona nella società attiva". Questo "Libro bianco" che contiene la "riforma" complessiva di stampo corporativo, neofascista ma anche liberista dello "Stato sociale", che il governo del neoduce Berlusconi intende perseguire e in parte sta già attuando, trae origine dal precedente "Libro verde" presentato dallo stesso ministro nel luglio 2008. E ambedue fanno riferimento ad un altro precedente "Libro bianco" redatto nel 2001 dal giuslavorista Marco Biagi per conto della Confindustria e dell'allora ministro del Lavoro, il leghista Roberto Maroni, che fu preso a base per formulare e approvare la legge 30 che precarizzò tutto il lavoro, e per tentare di cancellare l'art.18 dello "Statuto dei lavoratori" per liberalizzare il licenziamento anche senza "giusta causa".

Una controriforma sociale già in atto
Sacconi ha presentato il suddetto "Libro bianco" come il risultato di un'ampia consultazione con i sindacati, le imprese e l'associazionismo. A questo proposito va detto che non è stato tenuto in alcun conto del giudizio della Cgil dato per iscritto, un giudizio totalmente negativo perché l'impianto della proposta governativa "prefigura un sistema di welfare che da universalistico diverrebbe negoziale e/compassionevole. Ne sono un esempio l'esplicito richiamo alla progressiva privatizzazione dei servizi; la possibilità di costruirsi tutele e garanzie affidate alla responsabilità del singolo attraverso il ricorso al mercato o alle disponibilità della famiglia (cioè alle donne); la ulteriore deregolamentazione del mercato del lavoro". Bisogna precisare che di questa vantata consultazione, condotta per e.mail (sic!) non sono mai stati resi pubblici i risultati (giudizi e proposte). Infine occorre denunciare che nel frattempo, il governo ha macinato provvedimenti su provvedimenti di legge, spesso imposti con atti d'imperio, in applicazione di questa generalizzata controriforma corporativa, neofascista, liberista. Vedi tagli drastici alla spesa pubblica (sanità, scuola, pubblica amministrazione), i provvedimenti del ministro Brunetta contro i dipendenti pubblici, la modifica del processo del lavoro tendente a ridurre i poteri del giudice e a rendere meno vincolanti per le imprese i termini di legge, la "riforma" del modello contrattuale padronale e corporativo varato contro la volontà della Cgil, la legge antisciopero, la proposta di elevare l'età pensionabile alle donne; vedi la revisione peggiorativa del T.U. sulla sicurezza sul lavoro; la recente legge razzista sull'immigrazione.
Il "Libro bianco" di Sacconi si muove in buona sostanza proprio lungo queste direttrici già avviate: tagliare la spesa sociale in generale e quella previdenziale in particolare, ridurre al minimo lo "Stato sociale" con un segno caritatevole, privatizzare i servizi e diversificare i trattamenti che non avranno più un carattere universalistico, smantellare lo "Statuto dei lavoratori" a partire dalla cancellazione dell'art.18 sui licenziamenti individuali; con il cosiddetto federalismo contrattuale, reintrodurre le "gabbie salariali", con l'ampliamento delle bilateralità realizzare un sistema complessivo di relazioni sindacali cogestionarie e neocorporative che agiscano non solo nei luoghi di lavoro ma anche sul territorio, non solo su temi strettamente contrattuali ma anche in quelli sociali (sanità, assistenza, previdenza, salute e sicurezza nel lavoro), delle libertà sindacali, come la rappresentanza dei lavoratori e il diritto di sciopero, e del "mercato del lavoro"

I diritti, da certi a negoziabili
Uno dei principi cardine della controriforma di Sacconi è quello di deregolamentare, rendere flessibile la norma di legge, trasformare i diritti da certi ed esigibili a materia negoziabile sui tavoli degli enti bilaterali, frantumare i diritti collettivi uguali per tutti in "diritti individuali diversificati". "Sono maturi i tempi - si legge sull'argomento - per assetti regolatori e statuti normativi specifici per tipologia di settore produttivo, ma anche territorialmente diversificati fermo restando uno standard minimo e omogeneo sull'intero territorio nazionale". Appare chiara qui l'intenzione di stravolgere totalmente la legislazione del lavoro ispirata in qualche modo ai principi di "eguaglianza sociale" e di "universalità dei diritti", della Costituzione, in un'ottica da terza repubblica.
Nel mirino del ministro e del governo, ancora una volta lo "Statuto dei lavoratori" da sostituire con un apposito "Statuto dei lavori" e, di conseguenza, anche il contratto nazionale di lavoro. "Il superamento delle molte criticità... non può essere più affidato - si legge nel "Libro bianco" - a una concezione formalistica e burocratica dei rapporti di lavoro che alimenta un imponente contenzioso e un sistema antagonista e conflittuale"."La strada dello Statuto dei lavori - prosegue il documento - a quel punto presuppone un diritto del lavoro sostanziale governato da un autonomo ed efficiente sistema di relazioni industriali più che dalla logica tutta formalistica della norma inderogabile di legge". Il nuovo diritto del lavoro che ha in mente il governo del neoduce Berlusconi dovrà anche "superare i limiti della distinzione tra lavoro autonomo e lavoro subordinato, in modo da ricomprendere nel suo campo di applicazione generale le tipologie contrattuali in cui sia dedotta una attività lavorativa in senso ampio". Mettere sullo stesso piano i diritti del lavoro autonomo e del lavoro dipendente oltre a rivelare una concezione corporativa da ventennio fascista, evidenzia la volontà di ridurre le tutele alla parte più debole sfruttata, quella che vive del proprio salario.

I campi d'intervento
Affermato il principio della delegificazione o, comunque, della deroga dalla norma di legge, il "Libro bianco" disegna i campi sui quali agire. "I tre diritti fondamentali del lavoro - salute e sicurezza, apprendimento continuo ed equa remunerazione - possono essere esaltati - è specificato - e meglio perseguiti nella ottica unitaria dello Statuto dei lavori ipotizzato da Marco Biagi quale corpo di tutele progressive del lavoro costruite per geometrie variabili in funzione della anzianità di servizio e del reale grado di dipendenza economica del lavoratore". A quel punto le stesse proposte di incidere sul regime del recesso dal rapporto di lavoro "potranno realizzare un maggiore consenso collegandosi a un congruo periodo di inserimento e collocandosi in un moderno sistema di tutele attive". Il ministro afferma che in momento di crisi come quella attuale con massicce dosi di cassa integrazione e licenziamenti, non è opportuno mettere le mani sull'art.18. Ma l'attacco alla norma che vieta il licenziamento senza "giusta causa" è solo rimandato.
Circa i salari e la contrattazione, nel "Libro bianco" sono ribadite e sviluppate le linee sancite nel nuovo modello contrattuale siglato il 15 aprile con i sindacati complici Cisl, Uil e Ugl. Ovvero, più contrattazione in azienda, anche grazie alle nuove regole sui contratti, e più premi, attraverso una tassazione separata, alla produttività e più in generale alle quote di "salario variabile". Occorre garantire "uno spazio adeguato alla contrattazione collettiva aziendale - si legge nel testo - e, nel quadro di questa, anche ad accordi individuali". Non solo. "A regime, tutte le componenti variabili e meritocratiche del salario, nel settore privato come in quello pubblico, dovranno essere soggette a tassazione separata in modo da sottrarre alla logica altrimenti punitiva del merito imposta dalla progressività del prelievo". Non vi è dubbio che questo sistema che privilegia la contrattazione di secondo livello rispetto al contratto nazionale, il salario variabile legato ai "premi" rispetto alla paga base porta a una progressiva diversificazione dei regimi salariali, a una reintroduzione, di fatto, delle "gabbie salariali".

L'alleanza capitale e lavoro
Anche in questo campo emerge la concezione cogestionaria e neocorporativa fissata nel "Libro bianco". Emerge quando giudica positiva "la definizione meritocratica di una parte crescente del salario" e l'aspirazione a condividere anche i profili positivi del rischio come partecipazione agli utili d'impresa, quando sostiene che "bilateralità e partecipazione rappresentano la soluzione più autorevole e credibile per superare la residua cultura antagonista nei rapporti di produzione e avviare, in un rinnovato clima di fiducia e collaborazione, una virtuosa alleanza tra capitale e lavoro sui temi della crescita, dello sviluppo e della giustizia sociale". Già nel succitato "Libro verde" Sacconi parlava di superamento "della cultura antagonista dei rapporti di produzione, a partire dalla stessa strumentazione giuridica che abbiamo ereditato"; parlava di "clima di fiducia e complicità tra capitale e lavoro che consenta di cementare... una alleanza strategica tra imprenditori e i loro collaboratori"; e chiedeva "al sindacato di tenere in debita considerazione i valori della impresa e della competitività".
Se a parole il documento approvato dal governo pone la necessità di rafforzare una rete di protezione sociale per i più bisognosi, ridicola risulta la riproposizione di misure caritatevoli e del tutto inefficaci come la fallimentare Social card.
Non poteva mancare il capitolo sulle pensioni. Per dire sostanzialmente che la spesa previdenziale va ulteriormente ridotta, perché pesa troppo sull'insieme della spesa sociale; va incentivato il lavoratore che rinvia la pensione avendone maturato il diritto; va equiparata (e quindi elevata) l'età pensionabile delle donne a quelle degli uomini anche se, dopo aver realizzato "una maggiore inclusione del lavoro femminile"; vanno rivisti in basso coefficienti di trasformazione perché quelli "già previsti dalla legge Dini potrebbero risultare non sufficienti a riequilibrare la spesa".

La posizione dei sindacati
Quasi scontato il giudizio della Cisl, sempre più filogovernativa, la quale infatti in una nota "esprime una positiva valutazione complessiva del Libro Bianco che affronta con puntualità tutte le problematiche connesse al nuovo 'Welfare' e sul nuovo modello sociale". Alla Cisl piace il Welfare "attivo e negoziale", la sussidiarietà e un sistema di diritti che faccia perno sulla persona e la famiglia, apprezza l'attenzione al ruolo sussidiario delle bilateralità, condivide il rilancio dello statuto dei lavori e chiede al ministro di aprire un "confronto con le parti sociali al fine di rendere operative le scelte da compiere".
Ben diversa la posizione della Cgil che valuta il "Libro bianco" un progetto "ambizioso ma per noi non condivisibile". "Per la Cgil - prosegue - ci si trova di fronte all'idea di un nuovo modello sociale, basato sul concetto di stato minimo e diversificato per settori e realtà territoriali, sull'individualismo e su un ruolo sbagliato di una bilateralità unicamente sostitutiva dell'intervento pubblico e del ruolo contrattuale del sindacato. Un progetto in cui i più deboli sono destinati a diventare ancora più indifesi e si sostituisce il welfare universale con un modello neocorporativo".

20 maggio 2009