Al convegno di Milano dedicato al defunto golpista secessionista e leghista Gianfranco Miglio
La borghesia "padana" di destra e di "sinistra" rilancia la "Grande riforma" piduista e craxiana per completare l'edificazione della terza repubblica neofascista
Per l'ex "rivoluzionario" operaista Cacciari (PD) gli "insegnamenti" di Miglio sono un patrimonio di tutti: "Ha cercato di realizzare le sue idee anche col sottoscritto, mollando la Lega"
Archiviati i festeggiamenti per l'approvazione bipartisan del federalismo fiscale da parte della Camera, la borghesia "padana" rilancia la "questione settentrionale" (leggasi secessione politica) dedicando convegni al defunto costituzionalista craxiano e leghista Gianfranco Miglio.
Il primo appuntamento si è svolto a Venezia lo scorso 17 aprile con il seminario "Il pensiero federalista di Gianfranco Miglio, una lezione da ricordare", organizzato dal Consiglio regionale veneto. Presenti non solo relatori fascio leghisti, ma anche alcuni costituzionalisti, il rettore dell'Università Cattolica Lorenzo Ornaghi e politici borghesi di destra, come l'ex presidente del Consiglio regionale lombardo Ettore Albertoni, e di "sinistra", come l'ex "rivoluzionario" operaista Massimo Cacciari. Tutti insieme appassionatamente a santificare quel Miglio che, come ricordava l'insospettabile "Corriere della sera" il 2 dicembre 1993, "a sinistra era considerato peggio di un fascista", tanto era fiero di avere introdotto in Italia nientemeno che il pensiero politico del teorico nazista Carl Schmitt.
Parlando di Miglio, Marino Finozzi, presidente del Consiglio regionale veneto, a cui sono toccati gli "onori" di casa, ha colto l'occasione per rilanciare la "Grande riforma" piduista e craxiana, varata proprio da Miglio dirigendo il "Gruppo di Milano" per scardinare la Costituzione democratico-borghese del '48. Un disegno, ha ricordato quasi con commozione Finozzi, ideato "per rafforzare lo sviluppo del territorio, le piccole imprese, i valori della famiglia e dell'identità locale", ossia le "welfare community" tanto care alle destra sociale e mussoliniana.
Gran parte del disegno reazionario di Miglio d'altra parte è già stato realizzato, ha precisato con soddisfazione Ettore Albertoni, ricordando passaggi legislativi quali lo Statuto delle autonomie e il federalismo fiscale, realizzati in un clima bipartisan, "perfino con il 95% dei consensi assembleari", con la calata di braghe della "sinistra" borghese, come ha dimostrato la partecipazione al convegno di Massimo Cacciari.
Dopo aver attribuito a Miglio nientemeno che la statura di "filosofo" e "profeta", è stato proprio l'ex "rivoluzionario" operaista Cacciari a fare le pulci da destra al federalismo fiscale appena approvato, sostenendo che "manca completamente l'impianto complessivo della riforma che Miglio aveva in mente fin dai primi anni '80, fin da prima della Lega, la riforma del Parlamento e del governo. Manca pure ciò che sosteneva sempre Miglio, e cioè che un autentico federalismo non poteva essere realizzato con 18 Regioni; bisognava costruire delle macroregioni. Tutto l'assetto politico teorico complessivo è passato in cavalleria, rimangono solo alcuni principi''.
In poche parole per Cacciari Miglio è un patrimonio di tutti e non solo della Lega. ''Miglio non nasce leghista, si aggancia alla Lega per portare avanti le sue idee - ha dichiarato Cacciari, a margine dei lavori -. Miglio ha cercato di realizzare queste sue idee anche con altre forze politiche, prima che la Lega nascesse; lo ha fatto anche col sottoscritto. Quando ha capito che non poteva usare neppure lo strumento della Lega, lo ha mollato''.
Il federalismo, dunque, ricorda Cacciari ai suoi amici fascio leghisti, è solo un tassello della terza repubblica. Per completare l'edificazione dell'Italia neofascista manca ancora il presidenzialismo, la riforma del Senato come camera delle regioni e la creazione di tre macro-regioni, ovvero tre staterelli autonomi, con un Nord padano "capace di diventare da fornitore del mercato tedesco a concorrente diretto anche in produzioni di grande tecnologia", come ha evidenziato Finozzi.
Per respingere questi disegni eversivi trasversali alla destra e alla "sinistra" del regime neofascista, alle masse popolari e progressiste non resta che unirsi al PMLI, il partito del proletariato che lotta per l'Italia unita, rossa e socialista e che è l'unico a smascherare puntualmente il verminaio su cui la borghesia in camicia nera è intenta a far sorgere la terza repubblica capitalista, neofascista, federalista, presidenzialista e interventista.

22 aprile 2009