"Un moderato", "europeista", "un forte legame transatlantico"
Grandi elogi degli imperialisti Usa al rinnegato Napolitano
"È interesse degli Stati Uniti l'esistenza di un PD forte che isoli l'estrema sinistra"

L'amministrazione Obama apprezza Napolitano più dello stesso Berlusconi, e anche sul piano dell'affidabilità lo preferisce al premier italiano e lo considera l'autorità istituzionale più in sintonia con il governo Usa. È quanto emerge dalle rivelazioni di Wikileaks pubblicate da L'Espresso e da la Repubblica, che svelano il contenuto di alcuni rapporti riservati inviati a Washington dall'ambasciata americana a Roma.
Il 26 giugno 2009, alla vigilia del G8 de L'Aquila, la numero due dell'ambasciata Elizabeth Dibble, invia un rapporto a Obama ragguagliandolo sulla figura di Napolitano con cui dovrà avere un faccia a faccia di lì a pochi giorni. "Napolitano - scrive la funzionaria di Villa Taverna - è sostanzialmente rispettato dai partiti di tutto lo spettro politico e la sua reputazione si è rafforzata per come ha gestito la crisi dell'ultimo governo Prodi". Anche il suo "passato comunista" non è più un problema in quanto "è stato utile nell'accelerare la morte finale del PCI nel 1991" e adesso è decisamente "un moderato", un "europeista" ed ha "un forte legame transatlantico". Tra l'altro, ricorda la Dibble, "Napolitano è stato il primo parlamentare del PCI ad essere ricevuto dall'ambasciata degli Stati Uniti". E questo anche grazie al fatto che dopo la caduta del fascismo "ha lavorato per le forze alleate, imparando un eccellente inglese".
Il rapporto descrive anche il ruolo di Napolitano nell'agone politico italiano, che è un ruolo "al di sopra delle parti", e "solo occasionalmente" entra nella "mischia politica", esercitando soprattutto una "moral suasion" (influenza morale) che "riesce ad usare con particolare efficacia". "Pur provenendo da storie diverse", nota la Dibble, "Berlusconi rispetta Napolitano" ed "evita di lanciare attacchi anticomunisti come aveva fatto con altri della stessa storia politica di Napolitano". In cambio quest'ultimo non si oppone "alla legge sull'immunità che protegge Berlusconi dai processi" e cerca sempre di stornare il dibattito politico dagli scandali privati del premier.
Pur essendo "un pragmatico", sottolinea poi la vice ambasciatrice, "Napolitano è molto fermo nei principi, tanto che si è rifiutato di incontrare il leader bielorusso Lukashcenko in visita a Roma nell'aprile 2009 e il presidente iraniano Ahmadinejad" intervenuto al vertice FAO nel giugno 2008. A riprova che l'Italia svolge oggi il ruolo di "miglior amico di Israele in Europa", si cita l'accoglienza particolarmente calorosa che Napolitano ha riservato a Nethanyahu in visita a Roma il 24 giugno, in un incontro che doveva durare solo mezz'ora e invece si è protratto per oltre un'ora. Segno - nota la funzionaria - della felice "alchimia tra i due". A sottolineare la totale identità di vedute di Napolitano con i sionisti di Tel Aviv si cita anche il suo intervento alla fiera del libro di Torino del maggio 2008 per far cessare la campagna di protesta contro la dedica della rassegna agli scrittori israeliani.
A ulteriore riprova della grande sintonia, al limite del servilismo, dell'inquilino del Quirinale nei confronti della nuova amministrazione da poco insediata alla Casa Bianca, la Dibble sottolinea che Napolitano condivide in pieno le scelte del ritiro parziale dall'Iraq per aumentare invece lo sforzo bellico in Afghanistan, e preannuncia a Obama che Napolitano gli chiederà il suo parere sull'opportunità di "accettare un invito per una visita in Siria". Segue descrizione di alcuni giudizi entusiastici espressi da Napolitano sul presidente Usa, come sul suo discorso all'Università del Cairo da lui definito "un capolavoro" e sulla sua politica "forte" e "aperta a nuove prospettive". Ma anche un rapporto successivo, inviato a settembre 2009 dallo stesso ambasciatore Thorne, fa presente a Washington l'ammirazione di Napolitano nei confronti di Obama che "ha ricostruito l'immagine americana danneggiata in seguito alle scelte dopo l'11 settembre".
Il giudizio entusiastico dell'ambasciatore USA sul rinnegato del Quirinale non è sostanzialmente cambiato neanche in seguito, anzi semmai si è consolidato anche in rapporto agli "scandali della sua vita privata" che hanno macchiato la reputazione del premier e indebolito la sua posizione, si legge in un altro rapporto di Thorne inviato a Hillary Clinton, e di conseguenza Napolitano emerge sempre più come un interlocutore privilegiato degli Usa. Alla luce di tutto ciò appare ancor più chiaro il ruolo di mosca cocchiera che il rinnegato del Quirinale ha giocato e sta giocando nello spingere l'Italia nell'avventura bellica libica a fianco degli Stati Uniti e delle altre potenze imperialiste.
Tra i cablogrammi dell'ambasciata Usa ve ne sono inoltre diversi riguardanti giudizi sui leader del PD, come Veltroni, D'Alema e Bersani, da cui emerge come questi rinnegati abbiano frequenti contatti con gli ambasciatori a stelle e strisce. In particolare vi si descrivono quelli molto confidenziali di Veltroni con l'ambasciatore di Bush, Spogli; il quale rassicura Washington che "nel lungo termine un PD forte è negli interessi dell'America perché è un partito di centrosinistra che isola gli elementi più populisti e dell'estrema sinistra vociferante che sono stati costantemente problematici per i governi di centrosinistra".

20 luglio 2011