Approvato dal Senato il ddl Lunardi
LE "GRANDI OPERE'' CEMENTIFICHERANNO E DEVASTERANNO L'ITALIA A FAVORE DEI PROFITTI CAPITALISTICI E MAFIOSI
Via libera ai lavori per nuove autostrade e del Ponte di Messina. Sanatoria per i cantieri Tav
ABOLITE LE REGOLE DI SALVAGUARDIA AMBIENTALE
Con l'approvazione del Senato, il 4 agosto scorso, del disegno di legge (ddl) del ministro per le infrastrutture, Pietro Lunardi, la "legge obiettivo'' delle "grandi opere'', ovvero il disegno stramiliardario megaspeculativo di cementificazione e di devastazione dell'Italia del governo del neoduce Berlusconi, compie un passo molto concreto. Un passo assai pericoloso e grave nel metodo e nei contenuti, sul piano legislativo e operativo. Su una materia così delicata per le implicazioni politiche, economiche e per assetto idrogeologico del Paese, il governo ha respinto con arroganza le critiche e le obiezioni mosse anche da numerose organizzazioni ambientaliste, ha impedito la discussione parlamentare e, con un metodo decisionista e fascista, ha imposto il voto di fiducia, ottenuto facilmente avendo la maggioranza: 165 sì, 77 contrari, 3 astenuti.

IL NEODUCE IMPONE IL METODO DECISIONISTA E ANTIDEMOCRATICO
Il ddl contenente le norme per la realizzazione delle grandi infrastrutture pubbliche, che già faceva parte del "Piano dei 100 giorni'' varato all'indomani dell'insediamento del governo Berlusconi e nei confronti del quale i gruppi parlamentari dell'"oppo-sizione'' avevano presentato 2.000 emendamenti, è passato modificato da un maxi-emendamento presentato dallo stesso Lunardi che, se possibile, ha peggiorato ulteriormente il testo originario. L'aspetto più grave che caratterizza politicamente l'intero ddl lo si trova subito nell'art.1 che, in pratica, delega il governo a gestire direttamente la materia e a "semplificare'' le procedure anche in deroga a vincoli legislativi esistenti (ambientali, urbanistici, paesaggistici, ecc) ritenuti impacci e lacciuoli da eliminare. In parole povere, il governo si arroga il diritto, a partire da subito, di decidere nella legge finanziaria le opere pubbliche da realizzare ed ha il potere di varare decreti legislativi attuativi fondati sulla deregolamentazione delle norme esistenti, ivi comprese quelle che riguardano i poteri e le competenze degli enti locali.
Cosicché, in un sol colpo, il governo Berlusconi da un lato mette fuori gioco parlamento e amministrazioni regionali, provinciali e comunali e dall'altro fa tabula rasa di una serie di leggi di garanzia ancorché limitate e insufficienti che faticosamente erano state introdotte in questi anni, dopo tangentopoli, la devastazione del territorio e le infinite catastrofi ambientali.

SPAZZATI VIA I VINCOLI AMMINISTRATIVI E AMBIENTALI
All'interno di questa cornice, strettamente in coerenza con essa, sono introdotte altre novità estremamente gravi e inaccettabili che riguardano la gestione delle opere, l'inquinamento, la liberazione delle ristrutturazioni delle abitazioni. Ad esempio, la legge introduce una nuova figura manageriale chiamata General contractor che ha poteri di affidare i lavori pubblici col sistema delle trattative private e di gestire la revisione dei costi in corso d'opera senza limiti progettuale, temporale e di prezzo. Una manna per i capitalisti costruttori e per le organizzazioni criminali come Cosa nostra che con le buone (le tangenti) o con le cattive (le minacce e le ritorsioni fisiche, quando non l'uso di referenti politici con resposabilità di governo) avranno buon gioco per ottenere l'assegnazione degli appalti e i maggiori profitti.
Altra questione devastante che va sotto la denominazione "soppressione di adempimenti burocratici a carico delle imprese'' riguarda i materiali inerti, considerati sino ad oggi a tutti gli effetti rifiuti il cui smaltimento necessita di procedure adeguate e particolari. Il ddl anzitutto stabilisce che l'obbligo di tenuta dei registri di scarico e carico dei suddetti riguarderà solo i produttori dei rifiuti pericolosi (scompaiono i rifiuti speciali), che i giorni entro i quali si deve procedere all'annotazione sui registri passino da 7 a 15, infine, l'obbligo della conservazione dei registri si riduce da 5 a 3 anni. Ecco cosa dice l'art.18 a questo proposito: "le terre e rocce da scavo anche di gallerie, non costituiscono rifiuti e sono perciò escluse dall'ambito dell'applicazione del decreto, anche quando contaminate durante il ciclo produttivo''. Un particolare questo che sembra fatto apposta per attuare una sanatoria e sbloccare i cantieri della Tav (l'Alta velocità ferroviaria) chiusi recentemente dalla magistratura per violazione delle leggi sullo smaltimento dei materiali inerti e per inquinamento del territorio; per togliere dagli impacci lo stesso ministro Lunardi che alla Tav è stato (ed è) legato da interessi professionali.
Ancora. La parte riguardante le procedure per la ristrutturazione delle abitazioni, interne ed esterne, la loro demolizione o ampliamento in periferia come nei centri storici che sostanzialmente sono state azzerate attraverso la semplice denuncia dell'inizio lavori (Dia), senza il bisogno della normale concessione comunale. Insomma anche qui una totale liberalizzazione con le conseguenze che si possono immaginare per l'aspetto delle città, il caos urbanistico e la tenuta delle abitazioni, specie in caso di alluvioni e terremoti. Ciò sulla base dell'accattivante e super-liberista parola d'ordine, coniata da Forza Italia: "ciascuno è padrone in casa propria''.

I PRIMI LAVORI TUTTI AL CENTRO-NORD
Il ddl Lunardi è l'atto legislativo necessario al governo Berlusconi per dare il via a quel mega-progetto speculativo di cementificazione del Paese spacciato da costui (i cui interessi nel settore delle costruzioni sono peraltro enormi) come necessario e indispensabile per "ammodernare l'Italia''. E infatti a tamburo battente il ministro ha già dato il via ai lavori alla Variante di valico Bologna-Firenze. Lo stesso ha fatto o sta facendo per il passante di Mestre, l'autostrada Milano-Bergamo-Brescia, la quarta corsia Modena-Bologna e la terza corsia della tangenziale di Bologna. Per il Sud la programmazione dei lavori per il ponte dello Stretto di Messina, tra due anni i cantieri e le opere accessorie e tra quattro quelli per l'attraversamento. Nel Dpef e poi nella Finanziaria 2002 sono previsti tra i 15 e i 20 mila miliardi. Ma l'intero piano fino al 2006, demagogicamente sbandierato dal governo, parla complessivamente di 180 mila miliardi.
Da notare le priorità dettate su questo campo dal governo Berlusconi: autostrade e superstrade, quasi tutte situate nel Centro-Nord; l'Alta velocità per quanto riguarda il trasporto ferroviario anch'essa collocata maggiormente nel Centro-Nord; l'inutile e dispendioso Ponte di Messina per il Sud.
Certo che esiste il problema della costruzione e dell'ammodernamento delle infrastrutture in Italia, in particolare e soprattutto nel Mezzogiorno e nelle Isole tuttora in condizioni di sottosviluppo e di forte arretratezza, per le quali si spende, in base al Pil, poco più della metà degli altri paesi europei. Ma tale costruzione deve avvenire su una base, con dei metodi e obiettivi diametralmente opposti di quelli perseguiti dal governo Berlusconi che vanno contrastati duramente con tutti i mezzi disponibili, compreso lo sciopero generale nazionale.