La polizia del governo antipopolare Samaras reprime duramente le manifestazioni dei giovani che ricordano Alexis
I giovani greci: "diremo noi l'ultima parola di questa storia"

Il 6 dicembre di quattro anni fa, le "forze dell'ordine" del governo antipopolare greco Kostas Karamanlis, nella repressione di una manifestazione, uccidevano ad Atene lo studente quindicenne Alexandrous Grigoropoulos. Alla brutalità della polizia, le masse popolari avevano risposto con tre giorni di combattive manifestazioni e una lunga rivolta che ha visto università, quartieri popolari e periferie battersi contro lo Stato greco e i suoi "assassini in uniforme". Oltre che contro le antipopolari misure varate del governo Karamanlis, tra le quali la controriforma universitaria, il piano di privatizzazioni e la controriforma del "mercato del lavoro". A quattro anni di distanza le masse popolari greche, sulle cui spalle gravano ancora più pesantemente i devastanti effetti della crisi economica e finanziaria capitalistica, hanno deciso di scendere in piazza in occasione del quarto anniversario della scomparsa del giovane studente. Il 6 dicembre migliaia di manifestanti davano vita a partecipate e combattive manifestazioni in tutte le principali città del Paese.
Alla determinazione e combattività dimostrate in particolare dalle studentesse e dagli studenti delle scuole medie superiori, la polizia del governo antipopolare Samaras ha risposto con minacce, provocazioni, cariche selvagge e arresti. Che tuttavia non sono riusciti a intimidire i manifestanti che le hanno fronteggiate, resistendo coraggiosamente alle dure repressioni.

Atene
La manifestazione più partecipata si è registrata ad Atene, dove alle undici del mattino migliaia di studenti medi si sono radunati in Piazza Propilea, a ridosso del polo universitario. Misure di austerità, repressione e terrorismo di Stato erano al centro del mirino dei combattivi studenti e studentesse che hanno sfilato per le vie della capitale sino ad arrivare davanti alla sede del parlamento greco in piazza Syntagma. Oltre seimila le unità di forze di polizia messe in campo ad Atene dal governo Samaras. Alcune migliaia bloccavano la parte superiore ed inferiore della piazza per proteggere il parlamento ed evitarne un'invasione massiccia da parte dei combattivi manifestanti. Mentre centinaia di poliziotti si piazzavano ai lati del corteo, allestendo una sorta di "scorta" che verrà sciolta solo alla fine della manifestazione. In vari punti del percorso del corteo la polizia antisommossa tentava di disperdere i manifestanti con cariche selvagge. Lanciandosi all'inseguimento e picchiando alcuni giovani rifugiatisi nella stazione della metropolitana Omonia.
Il corteo, giunto come previsto in piazza Syntagma, si è sciolto al grido "diremo noi l'ultima parola di questa storia". Altri scontri hanno avuto luogo nella tarda mattinata nel quartiere di Exachia, dove era stato ucciso Alexis. La polizia sparava granate assordanti e candelotti lacrimogeni contro studenti e manifestanti che creavano barricate e si difendevano con ogni mezzo possibile. Vari scontri si sono registrati in altre zone della città tra le quali Jalandri, nord di Atene, e nel quartiere di Anárguiri Árguii nella parte occidentale della città. Alle ore diciannove, oltre duemila manifestanti si radunavano in piazza Propilea per dare vita ad un secondo corteo. Quando i primi spezzoni della manifestazione prendevano posizione, scandendo slogan contro i fascisti e la polizia, le squadre speciali motorizzate (i Delta), facevano incursione nella piazza lanciando lacrimogeni ad altezza d'uomo. I manifestanti non si sono fatti intimidire e si sono difesi, lanciando pietre e bombe molotov. Il corteo ha poi deciso di muoversi, dirigendosi ancora una volta su Piazza Syntagma. A conclusione dell'iniziativa la maggior parte dei manifestanti si è diretta verso piazza Exarchia dove un enorme schieramento di "forze dell'ordine", camionette con cannoni ad acqua e squadre speciali in moto ha cercato per tutta la notte di sfondare le barricate erette dagli abitanti e dal grosso dei manifestanti che ormai presidiava la zona. Nonostante l'aria fosse irrespirabile a causa delle nuvole di gas lacrimogeni sparati a raffica dai poliziotti, i manifestanti non hanno mai ceduto, respingendo per ore gli attacchi della polizia.

Salonicco, Arta, Gomenizza e Agrinio
Altre combattive manifestazioni si sono svolte a Salonicco, Arta, Gomenizza, Agrinio e altre città greche. A Salonicco, oltre mille persone hanno sfilato in corteo per le strade della città in direzione del Ministero della Macedonia e della Tracia (dipartimento del governo greco responsabile per le due regioni). Tra gli striscioni esposti dagli studenti se ne leggeva uno con la scritta: "questa giornata è dedicata a te, i poliziotti premono il grilletto sulla tua generazione". Giunti sotto al Ministero, i manifestanti sono stati attaccati e circondati dalle "forze dell'ordine". Nella città di Arta, gli studenti occupavano tutte le scuole secondarie, mentre un corteo di centinaia di persone sfilava per le strade della città intonando slogan tra i quali: "Se non resistono tutti i quartieri, le nostre strade finiranno per diventare una prigione". A Gomenizza, centinaia di studenti manifestavano nel centro città. Dopo l'arresto da parte della polizia di tre studenti, i manifestanti hanno protestato fuori dalla stazione di polizia, in solidarietà con gli studenti detenuti. Ad Agrinio, le centinaia di studenti in corteo sono stati attaccati dalla polizia motorizzata che sparava gas lacrimogeni sui giovani manifestanti. Un poliziotto brandiva la pistola per minacciare i manifestanti che rispondevano fischiando e scandendo slogan contro la polizia e contro la repressione di Stato.

12 dicembre 2012