Grillo: chi mi critica se ne vada. "Fuori dalle palle chi dice che non sono democratico"
La base: Grillo sei come il duce
Espulsi Favia, Federica Salsi e Raffaella Pirini

Il modo padronale e a dir poco non trasparente con cui Beppe Grillo e il suo guru Gianroberto Casaleggio hanno gestito le primarie online per la scelta dei candidati parlamentari del Movimento 5 stelle (M5S) hanno fatto esplodere la contraddizione tra la presunta "democrazia dal basso" che questo movimento garantirebbe e i metodi sempre più intolleranti e duceschi del duo che detiene e gestisce i diritti di proprietà e il marchio M5S.
In pratica tutto l'evento è stato organizzato e gestito esclusivamente dalla Casaleggio associati di Milano, senza nessuna possibilità di controllo né da parte degli iscritti al movimento né tantomeno da parte di organismi indipendenti. Al punto che nessuno sa neanche quanti siano stati effettivamente i votanti (si parla di circa 30 mila, che corrisponderebbero sembra a circa il 10% degli iscritti), né come siano state suddivise le circoscrizioni, e nemmeno con quali criteri siano stati scelti i capilista, i candidati concorrenti e quanti voti abbiano preso ciascuno: tutto è stato deciso in totale discrezionalità dai due proprietari del server che ha raccolto e gestito i dati, cioè Grillo e Casaleggio. E anche se nessuno ha potuto accusarli di brogli, per mancanza di qualsiasi tipo di informazione certa sulle modalità e sui risultati della consultazione, di certo le numerose irregolarità lamentate un po' dovunque hanno sollevato forti dubbi sulla democraticità di queste primarie online.
E i malumori, le critiche e le proteste nella base del movimento, tra cui le accuse di uno dei candidati esclusi all'ultimo momento, Ivano Mazzacurati, rivolte a Casaleggio in un'intervista televisiva a Servizio pubblico, di tenersi per sé i soldi dei rimborsi elettorali, beccandosi una querela per diffamazione dall'accusato, hanno fatto saltare la mosca al naso di Grillo, il quale con un video postato sul suo blog l'11 dicembre ha respinto furibondo ogni accusa di scarsa democraticità ingiungendo invece a chiunque lo pensi e lo sostenga di andarsene fuori dal M5S: "A chi dice che non c'è stata democrazia perché i voti sono stati pochi - tuonava infatti Grillo dal video - io faccio una domanda: quanti voti ha preso ognuno dei mille parlamentari oggi in Parlamento? Chi ha deciso di quella gente lì? Ve lo dico io: 5 segretari di partito. Non venite a rompermi i coglioni (a me!) sulla democrazia. Io mi sto stufando. Mi sto arrabbiando. Mi sto arrabbiando seriamente... se c'è qualcuno che reputa che io non sia democratico, che Casaleggio si tenga i soldi, che io sia disonesto, allora prende e va fuori dalle palle. Se ne va. Se ne va dal MoVimento. E se ne andrà dal MoVimento".
E per essere ancora più chiaro ha aggiunto: "Siamo in una guerra. Siamo con l'elmetto, così come siamo partiti. Chi è dentro il MoVimento e non condivide questi significati e fa domande su domande e si pone problemi della democrazia del MoVimento va fuori! Va fuori dal MoVimento. Non lo obbliga nessuno. E andranno fuori".
E che questa non fosse solo una minaccia generica lo ha chiarito subito il giorno dopo, espellendo dal M5S Giovanni Favia e Federica Salsi, i due consiglieri regionali rei di aver dissentito dal "capo" denunciando la mancanza di democrazia nel movimento, il primo in un'intervista "fuori onda" alla trasmissione Piazza pulita, la seconda dopo essere stata attaccata per aver partecipato al talk show televisivo Ballarò: "A Federica Salsi e Giovanni Favia è ritirato l'utilizzo del logo del MoVimento 5 Stelle. Li prego di astenersi per il futuro a qualificare la loro azione politica con riferimento al M5S o alla mia figura. Gli auguro di continuare la loro brillante attività di consiglieri", era infatti il secco e perentorio comunicato con cui sul suo blog Grillo metteva al bando i due dissenzienti dal "suo" movimento". "Fuori dalle palle", appunto. Pochi giorni dopo è uscita la notizia che a novembre c'era già stata un'altra espulsione con modalità del tutto analoghe, quella della lista DestinAzione di Forlì, che fino ad aggi aveva taciuto attendendo invano chiarimenti da Grillo. Per non parlare del gruppo consiliare 5 stelle di Cento (Ferrara), già licenziato da Grillo per aver preso le difese del consigliere ferrarese Valentino Tavolazzi, espulso dal movimento già un anno fa. E della consigliera comunale di Forlì, Raffaella Pirini, espulsa dal ducetto dopo che aveva richiesto "democrazia interna al movimento": "Insieme a me - ha dichiarato Pirini - sono stati cacciati tutti i grillini di Forlì".
Su Favia e Salsi si è abbattuta una valanga di critiche e insulti in rete, comprese anche minacce di morte, ma c'è stata anche viceversa una valanga di critiche e di denunce contro Grillo e Casaleggio per i loro metodi autoritari e per nulla trasparenti nella gestione della vita interna al movimento. Qualcuno ha accusato Grillo di aver copiato Mussolini nel famigerato "discorso del bivacco" in parlamento dopo la marcia su Roma: "Il Grillo è il nostro nuovo duce, luce e gloria alla sua figura di condottiero", scriveva infatti un militante protetto da pseudonimo. "Se il Movimento 5 stelle deve diventare la nostra Alba dorata meglio uscirne subito. Grillo ha completamente perso il controllo", dichiarava a la Repubblica Serenella Spalla, candidata alle primarie per il parlamento, denunciando un crescendo di aggressività e di violenza nei post di Grillo, che provocano ormai un vero e proprio "terrore di parlare" nel movimento. La stessa espulsa, Federica Salsi, ha risposto al suo accusatore dichiarando in un'intervista che "paradossalmente i vecchi partiti sono più controllabili dai cittadini di quanto lo siano Grillo e Casaleggio", e insinuando il sospetto che Grillo sia più interessato al giro di affari sul suo blog che alla proposta politica del movimento.
Insomma i nodi stanno venendo al pettine, esplodono già serie contraddizioni tra gli eletti e i due padri padroni del Movimento 5 stelle, e anche nella base comincia a diffondersi il dubbio che Grillo sia poi quel gran campione della democrazia dal basso che vorrebbe far credere, e anzi stanno venendo sempre più allo scoperto i suoi atteggiamenti duceschi da megalomane narcisista borghese, oltre agli effetti sempre più inquietanti del suo opaco sodalizio con Casaleggio. Ciò dovrebbe mettere in guardia i sinceri anticapitalisti dalle illusioni elettorali seminate da queste "nuove" sirene mediatiche, il cui scopo è quello di riacchiappare gli astensionisti e riportarli nelle istituzioni borghesi, per poi servirsene come uno strumento elettorale e politico per realizzare le proprie ambizioni e interessi personali.

19 dicembre 2012