Grillo e Casaleggio sono contro l'abolizione del reato di clandestinità
I padri padroni del M5S sconfessano i loro parlamentari

L'ideologia di fondo destrorsa, xenofoba e razzista di Grillo e Casaleggio sta venendo sempre più allo scoperto, e ciò sta facendo emergere le contraddizioni in seno al Movimento 5 Stelle sul tema dell'immigrazione balzato in primo piano con le terribili stragi di migranti nel canale di Sicilia. Il 9 ottobre scorso, infatti, un emendamento di due senatori del M5S contro il reato di clandestinità ha mandato su tutte le furie i due padri padroni del movimento, che sconfessandoli pubblicamente con un durissimo comunicato via Internet, si sono smascherati come difensori della legge Bossi-Fini e contrari all'abolizione di quel barbaro e inumano reato, né più né meno che la Lega xenofoba e razzista di Bossi e Maroni.
I due senatori grillini, Maurizio Buccarella e Andrea Cioffi, avevano presentato un emendamento ad un disegno di legge sulla depenalizzazione dei reati minori nell'ambito dei provvedimenti svuota carceri all'esame della commissione Giustizia del Senato, emendamento che depenalizzava anche il reato di clandestinità della Bossi-Fini riportandolo ad illecito amministrativo, e che era passato con i voti a favore di PD, SEL, Scelta civica, GAL e perfino col parere favorevole del governo, contrari solo PDL e Lega. L'emendamento, coerente del resto con la linea approvata "con acclamazione" dall'assemblea dei senatori del M5S, non aboliva quindi del tutto il reato di clandestinità, tant'è vero che ha avuto il via libera anche del governo, ma almeno eliminava la vergogna della perseguibilità penale di chi presta soccorso ai "clandestini", e perciò era stato salutato dai parlamentari grillini come il loro primo successo di bandiera dall'inizio della legislatura.
Non l'avessero mai fatto! Passavano solo poche ore e un furente comunicato sul blog di Grillo, firmato dal suo stesso titolare congiuntamente al suo socio Gianroberto Casaleggio, sconfessava pubblicamente l'iniziativa dei due senatori definendola del tutto "personale", "non discussa in assemblea", non facente "parte del programma votato da otto milioni e mezzo di elettori" e "mai sottoposta a verifica formale all'interno". Una stroncatura, quella dei due padri padroni del movimento, "sia nel metodo che nel merito": nel metodo "perché un portavoce non può arrogarsi una decisione così importante su un problema molto sentito a livello sociale senza consultarsi con nessuno. Il M5S non è nato per creare dei dottor Stranamore in parlamento senza controllo. Se durante le elezioni politiche avessimo proposto l'abolizione del reato di clandestinità, presente in paesi molto più civili del nostro, come la Francia, la Gran Bretagna e gli Stati Uniti, il M5S avrebbe ottenuto percentuali da prefisso telefonico (sic)". E nel merito perché "questo emendamento è un invito agli emigranti dell'Africa e del Medio Oriente a imbarcarsi per l'Italia": "Quanti clandestini siamo in grado di accogliere se un italiano su otto non ha i soldi per mangiare?", concludevano i due argomentando con un qualunquismo e una demagogia degni della Lega xenofoba e razzista.
E in un post successivo dettavano addirittura le nuove regole a cui d'ora in poi dovranno attenersi tassativamente tutti gli "eletti portavoce", ossia i parlamentari del movimento: il loro compito è "l'attuazione del programma del M5S", sottinteso quello che è solo nella testa di Grillo e Casaleggio. In caso di "nuove leggi di rilevanza sociale non previste dal programma", queste devono essere "proposte all'approvazione del M5S attraverso il blog", quindi in pratica sottoposte prima al giudizio dei suddetti. E comunque, anche se approvati, i nuovi punti non varranno per la legislatura corrente, ma verranno inseriti nel "programma" per la consultazione elettorale successiva. In questo modo i due dittatori intendono ristabilire il loro ferreo controllo sui parlamentari del M5S che si era momentaneamente allentato.

Parlamentari M5S nel panico
Il feroce richiamo all'ordine dei loro due boss ha gettato nel panico e nella confusione i parlamentari grillini. I due incauti senatori bacchettati hanno cercato di giustificarsi, balbettando che l'emendamento "non è definitivo" e che "si può ancora cambiare con un altro emendamento abrogativo", e che comunque Grillo e Casaleggio avevano capito male, il reato di clandestinità non era stato abolito ma solo in parte depenalizzato. Ma altri, perfino tra quelli considerati tra i più "ortodossi" e fedeli a Grillo, non l'hanno presa troppo bene. Critiche e malumori verso i metodi dittatoriali e le posizioni razziste e xenofobe di Grillo e Casaleggio hanno cominciato ad affiorare qua e là nei capannelli e nelle interviste, e dall'assemblea dei Senatori riunitisi a porte chiuse per discutere la faccenda pare si siano sentite volare urla e parole grosse. Alla fine i parlamentari M5S hanno deciso di "convocare" Grillo e Casaleggio a Roma per "chiarire" la questione.
Ancor più evidenti le contraddizioni esplose subito nella rete, con molti commenti indignati per le posizioni marcatamente uguali a quelle leghiste da parte dei due padri padroni del movimento: "Siete come Casapound", "che forcaioli!", "per caso state diventando leghisti?", sono alcuni dei post di protesta che hanno accolto l'anatema di Grillo e Casaleggio.
La loro scomunica dell'emendamento è piaciuta invece moltissimo a PDL e Lega, che avevano reagito con rabbia alla sua approvazione: "Siamo forse impazziti?", aveva commentato subito con un tweet l'ex ministra Gelmini, facendo eco al disappunto di Alfano per essere stato scavalcato dal suo stesso governo. Mentre la Lega faceva sapere che "l'abolizione del reato di immigrazione clandestina è una vergogna. É un messaggio che lanciato in questo momento può destabilizzare la sicurezza e i flussi migratori verso il Paese": le stesse argomentazioni in fotocopia del post di Grillo e Casaleggio, tant'è che Maroni non si è fatto sfuggire la ghiotta occasione per spaccare i parlamentari grillini sfidandoli a votare insieme un nuovo emendamento che ripristini il reato di clandestinità così com'era.

Sempre più in concorrenza con la Lega
Il fatto è che la Lega accusa fortemente la concorrenza di Grillo e del M5S "in casa sua", intesa in senso geografico vero e proprio ma anche nel senso dei suoi cavalli di battaglia storici, di cui il razzismo e la xenofobia verso gli immigrati sono tra le componenti fondamentali, e per questo si sente in competizione con loro e li sfida rialzando la posta. Da tempo infatti Grillo ha cominciato a pescare a fondo nel suo bacino elettorale, come si è visto bene dalla sua campagna elettorale in Veneto e Friuli, che ha condotto facendo leva sulla diffusa fobia contro gli immigrati e sulla rivolta antitasse della piccola e media imprenditoria locale. E difatti lo stesso Bossi, intervistato da La Repubblica sulla vicenda, ha riconosciuto che su immigrazione e tasse Grillo e la Lega hanno le stesse posizioni, tanto che in teoria potrebbero anche condurre "una battaglia comune": "Vedremo, vedremo, anche se non è ben chiaro cosa vogliono i grillini. La loro direzione per ora non è del tutto chiara", ha buttato lì sornione il vecchio boss della Lega.
Forse ciò valeva fino a qualche tempo fa a livello nazionale, quando Grillo si manteneva più coperto e ambiguo sul tema dell'immigrazione, mirando a catturare anche i voti dell'elettorato di sinistra. Ma poi sempre di più la sua vera anima qualunquista di destra, xenofoba e razzista è venuta via via allo scoperto, come si è visto ad esempio con le dichiarazioni (che non sono perciò solo "scivoloni") di apertura ai fascisti di Casapound, e quelle contro il diritto dei figli degli immigrati nati in Italia ad avere la cittadinanza italiana (ius soli). Fino allo smascheramento completo attuale, con la viscerale repulsione dimostrata insieme al suo socio Casaleggio contro l'abolizione della Bossi-Fini e del reato di immigrazione clandestina.

16 ottobre 2013