GUERRA TOTALE AL GOVERNO DEL NEODUCE BERLUSCONI.
PER L'ITALIA UNITA, ROSSA E SOCIALISTA

Documento dell'Ufficio politico del PMLI


Il secondo governo del neoduce Berlusconi conclude la nuova marcia su Roma della destra della classe dominante borghese. Una marcia iniziata con le bombe, il terrorismo e le stragi, a partire da Piazza Fontana, e poi proseguita per via istituzionale, parlamentare ed elettorale, secondo il "piano di rinascita democratica" e lo "Schema R" della P2, redatti nel 1975.
Cosicché questo governo costituisce il coronamento della restaurazione del fascismo sotto forme nuove, nuovi metodi e nuovi vessilli, il cui nome ufficiale, riconosciuto anche dal "centro-sinistra", è quello della seconda repubblica. Una repubblica che ha forti caratteri capitalistici, neofascisti, presidenzialisti e federalisti, alla cui realizzazione hanno partecipato i partiti del "centro-sinistra", con in testa i DS, e, per certi aspetti, persino Rifondazione.
Già nel 1994 Silvio Berlusconi aveva tentato di governare la seconda repubblica e di costruirla a suo piacimento, cioè in base alle esigenze e agli interessi delle forze economiche, finanziarie e istituzionali di cui era espressione, ma non vi riuscì per il tradimento di Buttiglione e Bossi che, dopo nemmeno sette mesi, passarono al "centro-sinistra". Ora però che i rapporti di forza all'interno della grande borghesia sono a lui più favorevoli non dovrebbe avere difficoltà, da questo lato, a realizzare il suo nero disegno. Ha l'appoggio esplicito della Confindustria, della Confcommercio, dei grandi agricoltori, del governatore di Bankitalia Antonio Fazio, dei banchieri e persino di grandi e potenti industriali come Agnelli e Marzotto, nonostante che abbiano votato il 13 maggio per il "centro-sinistra". Senza contare l'appoggio di Bush e di papa Wojtyla.
La compagine di Berlusconi non è quindi un semplice "governo borghese", come afferma Rifondazione, ma un governo neofascista dalla testa ai piedi. Per la stessa figura del presidente del consiglio, un'immagine moderna, tecnocrate e manageriale di Mussolini; per la sua composizione formata da fascisti, neofascisti, piduisti, secessionisti che hanno giurato fedeltà alla cosiddetta Padania, razzisti, anticomunisti e liberisti; per il programma presidenzialista, federalista, liberista, antioperaio, imperialista, interventista, europeista e atlantista.
Berlusconi, nel suo discorso programmatico, ripetendo per ben tre volte che vuole "cambiare l'Italia", ha voluto dire che intende abbattere i residui istituzionali e costituzionali della prima Repubblica democratica borghese e antifascista, tagliare ogni laccio e lacciuolo che frena la libertà e la "competitività" dell'impresa e spazzar via tutto ciò che ha o ha avuto un qualche legame col comunismo e con l'antifascismo.

LE RESPONSABILITA' DEL "CENTRO-SINISTRA" E DI CIAMPI
L'ascesa al potere di Berlusconi è una grande sciagura per l'Italia. Ne porta la responsabilità l'imbelle e connivente "centro-sinistra" che gli ha aperto la strada facendo la sua stessa politica un po' più addolcita, che lo ha accreditato e legittimato, che ha disarmato le masse non denunciando la sua vera natura ideologica e politica, che ha sottovalutato Forza Italia definendola un "partito di plastica", un "partito azienda" quando in realtà è il nuovo partito fascista, che non ha ancora compreso che la Casa delle libertà è la nuova casa del fascio.
Un errore mortale, da cui non è nuova la "sinistra" borghese, che non seppe vedere in tempo, reagendo di conseguenza, la pericolosità e l'ascesa al potere di Mussolini con cui addirittura alcuni suoi esponenti politici andarono al governo. Come adesso, con Renato Ruggiero come ministro degli esteri.
Una responsabilità altrettanto grave e imperdonabile la porta sulle spalle il presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, che non doveva assolutamente dare a Berlusconi l'incarico di formare il nuovo governo. Anche a costo di dimettersi. Invece ha operato accortamente fin dalla campagna elettorale per preparargli il terreno, prevedendo la sua vittoria elettorale.
Ciampi non solo ha ignorato l'iscrizione di Berlusconi alla P2, le sue pendenze penali, tra cui quella gravissima di corruzione di magistrati, e il conflitto di interessi; non solo ha consentito che nel governo entrassero degli eredi diretti di Mussolini compreso un ex repubblichino e secessionisti non pentiti in violazione della Costituzione; non solo ha taciuto sul fatto che nelle liste elettorali ci fosse scritto il nome del candidato presidente del Consiglio in violazione della Costituzione, ma nel conferirgli l'incarico ha accreditato e legittimato il neoduce e la seconda repubblica affermando che "la Repubblica italiana progredisce nella piena normalità democratica e nell'alternanza determinata dal voto popolare".
Il conferimento dell'incarico da parte di Ciampi a Berlusconi per formare un nuovo governo richiama sinistramente alla memoria quello che il re Vittorio Emanuele III dette a Mussolini. Ciampi non è un re e la situazione di oggi non è esattamente quella del '22. Tuttavia come allora i Savoia aprirono la strada al ventennio della dittatura fascista, così oggi Ciampi consente ai fautori e ai realizzatori principali del nuovo regime fascista di portare liberamente e legalmente avanti i loro piani. L'unica differenza è che Vittorio Emanuele III dette l'incarico a Mussolini sotto la pressione della piazza fascista, mentre Ciampi ha dato via libera a Berlusconi coprendosi dietro il risultato elettorale.

IL PROGRAMMA DI BERLUSCONI
Al parlamento, Berlusconi non ha presentato dei "pensierini" e delle "buone intenzioni" o un discorso "deludente", come sostengono rispettivamente i sonati Rutelli e Fassino, ma dei "pensieri" fascisti e un discorso di lacrime e sangue. Al centro ci sono il presidenzialismo con l'elezione diretta del presidente del Consiglio, il federalismo, "di più e meglio" di quello del "centro-sinistra", il rafforzamento delle alleanze imperialiste nell'Unione europea e con la Nato e gli Usa, l'ammodernamento dell'esercito professionale e mercenario in grado di intervenire all'estero, la devastazione dell'ambiente attraverso le grandi opere, il completamento dello smantellamento dello "Stato sociale", la privatizzazione della scuola e della sanità mediante la "libertà scolastica", la "libertà di scelta di ogni cittadino su dove e da chi farsi curare", la sussidiarietà e la devoluzione, in entrambi i settori, il che vuol dire dare la precedenza ai privati, poi alle regioni e infine allo Stato.
Sul piano sociale spiccano la "flessibilità del sistema contrattuale", il "premio al merito" e il rafforzamento della politica familista per ricacciare le donne nel "focolare domestico" e scaricare su di esse incombenze di competenza dello Stato, delle regioni e dei comuni. Ai padroni invece sono assicurati delle sovvenzioni a pioggia mediante gli "incentivi al reinvestimento degli utili", il condono tombale per le evasioni contributive del passato per far emergere il sommerso, l'abbattimento delle aliquote massime dell'Irpef che consentirà ai più ricchi un risparmio del 10-15% del loro attuale contributo fiscale.
Per quanto riguarda la giustizia un occhio particolare è rivolto verso la magistratura, vecchio pallino della P2, che si tende ad assoggettare intervenendo sull'obbligatorietà dell'azione penale e sui cosiddetti "effetti perversi di una totale unificazione delle carriere e funzioni della magistratura inquirente e giudicante". Inoltre il governo si propone di "rivisitare" i codici penali e civile e quelli delle relative procedure.
Berlusconi si è dichiarato disponibile al dialogo col movimento antiglobalizzazione, "isolando però l'ala estremista". Ma che credibilità e affidamento possiamo dargli?
Questi sono i propositi del neoduce, ma intanto i suoi primi atti sono stati il manganellamento degli operai dell'Ilva di Genova che manifestavano contro i licenziamenti e il decreto legge che stabilisce che il governo può avvalersi della collaborazione di magistrati senza il consenso del Consiglio superiore della magistratura, che viola palesemente l'art. 105 della Costituzione. Nello stesso tempo da parte del ministro Buttiglione sono partiti dei velenosi attacchi al diritto di aborto e alle donne.
Detto quanto sopra, facciamo molta fatica a capire come possa il cacasotto trotzkista Bertinotti parlare nei confronti di Berlusconi di un semplice "paternalismo neoautoritario malcelato sotto abiti eleganti".

PER L'ITALIA UNITA, ROSSA E SOCIALISTA
Per noi marxisti-leninisti l'atteggiamento verso il governo del neoduce Berlusconi non può che essere di guerra totale sul piano politico, sindacale e sociale. Dovunque siamo presenti, nelle fabbriche, in ogni luogo di lavoro, di studio e di vita non gli daremo tregua. Ci uniremo con chiunque voglia combatterlo e su qualsiasi fronte di lotta e in qualunque terreno, che non sia ovviamente quello del terrorismo e delle azioni avventuristiche di piccolo gruppo che sono la negazione della lotta di classe e del coinvolgimento delle masse. Lotteremo dentro e fuori la CGIL per arrivare a costruire dal basso un grande sindacato delle lavoratrici e dei lavoratori fondato sulla democrazia diretta e sul potere sindacale e contrattuale delle Assemblee generali dei lavoratori. Agiteremo le 588 rivendicazioni del Programma d'azione del PMLI a favore del proletariato e delle masse popolari, giovanili e femminili. Continueremo a proporre le Assemblee popolari e i Comitati popolari per riunire tutte le masse astensioniste, anticapitaliste e fautrici del socialismo al di fuori e contro le istituzioni rappresentative borghesi.
Tutto questo non per accumulare le forze per andare al governo con l'Ulivo o con quello della cosiddetta "sinistra plurale", cosa assolutamente improponibile per il Partito del proletariato, rivoluzionario e marxista-leninista trattandosi sempre di governi borghesi, bensì per aiutare le masse a migliorare le proprie condizioni di vita e di lavoro, a elevare la loro coscienza e combattività politiche, a costruire un grande, forte e radicato Partito marxista-leninista esteso in tutto il Paese, a creare tutte le condizioni soggettive necessarie per la vittoria della rivoluzione socialista e per la conquista del potere politico da parte del proletariato, che è la madre di tutte le questioni. Solo così potrà trionfare l'Italia unita, rossa e socialista.
Guerra totale al governo del neoduce Berlusconi. Per l'Italia unita, rossa e socialista.
Coi maestri vinceremo!


L'Ufficio politico del PMLI


Firenze, 19 giugno 2001