Hillary Clinton in Africa per contrastare la Cina

L'11 luglio scorso a Accra, in Ghana, il presidente americano Barack Obama in un ipocrita discorso aveva indicato che "il futuro dell'Africa spetta agli africani" e indicato che la ricetta dell'imperialismo americano per "plasmare il futuro dell'Africa" si basava sull'intervento in "quattro aree che sono decisive per il futuro dell'Africa e di tutti i Paesi in via di sviluppo: "la democrazia, le opportunità, la salute, la risoluzione pacifica dei conflitti". Una ricetta presentata da abile demagogo che nella sostanza punta a tutelare in maniera diversa dallo screditato Bush gli interessi imperialisti Usa nel mondo; Africa compresa, dove le multinazionali americane contendono lo sfruttamento delle risorse ai concorrenti imperialisti europei e a Cina e India.
Se ce ne fosse stato bisogno, la conferma è venuta neanche un mese dopo col viaggio in sette paesi del continente della segretario di Stato, Hillary Rodham Clinton, che ha iniziato con la predica sulla necessità dei governi di impegnarsi in una battaglia contro la corruzione e per la creazione di sistemi "democratici" efficienti per poi concludere affari con governi, pur corrotti e screditati ma elogiati perché vicini agli Usa.
La visita è iniziata il 5 agosto in Kenya, a Nairobi, dove la Clinton ha tenuto il discorso di apertura del vertice dell'Agoa (African Growth and Opportunities Act), un forum che prende il nome della legge approvata dal Congresso americano nel 2000 per favorire gli scambi commerciali con i paesi dell'Africa subsahariana. La folta delegazione statunitense era interessata a stringere nuovi accordi commerciali dato che l'aumento degli scambi tra l'Africa e Washington viaggia ancora a rilento tanto che nel 2008 la Cina ha superato gli Usa come principale partner commerciale dell'Africa. Senza contare le iniziative di India, Brasile e Russia per estendere le proprie attività economiche nel continente.
A Nairobi la Clinton ha incontrato anche il presidente somalo Sheikh Sharif Ahmed, cui ha ribadito l'appoggio Usa e nuovi aiuti militari, e ha colto l'occasione per minacciare l'Eritrea, accusata di appoggiare le milizie islamiche che stanno recuperando terreno fino a colpire dentro la capitale Mogadiscio, allo screditato governo di transizione insediato grazie all'appoggio dei paesi imperialisti. Con una faccia di bronzo imperialista senza pari ha denunciato la supposta ingerenza eritrea nel vicino paese mentre i marines americani scorrazzano e colpiscono a loro piacimento.
Il 7 agosto a Pretoria, in Sudafrica, ha chiesto al presidente Jacob Zuma di togliere il sostegno allo Zimbabwe di Robert Mugabe poi è passata nella vicina Angola dove ha sottoscritto un memorandum d'intesa tra la società petrolifera statunitense Chevron e l'agenzia Usa per lo sviluppo internazionale (USAid) per finanziare progetti di agricoltura nel paese africano. L'Angola è diventato il primo produttore petrolifero africano, superando la Nigeria e fornisce il 7% del greggio importato dagli Stati Uniti. Luanda ha scavalcato l'Arabia Saudita quale principale rifornitore di greggio della Cina. E di recente anche il presidente russo Dmitry Medvedev è passato da Luanda per assicurarsi sostanziosi contratti a favore delle aziende russe.
La visita della Clinton è passata dagli affari col petrolio dell'Angola a quelli con la Nigeria del corrotto governo di Kinshasa, che resta il quinto fornitore di greggio degli Stati Uniti, con una tappa intermedia nella Repubblica Democratica del Congo, che interessa gli Usa per lo sfruttamento delle miniere di coltan e cassiterite.
La fine della missione, il 17 agosto, con la tappa in Liberia e Capo verde.
A Monrovia, in Liberia, la Clinton ha ribadito il pieno sostegno Usa alla presidente Ellen Johnson-Sirleaf, prima donna a ricoprire la più alta carica dello stato in un paese africano ma anche sostenitrice dell'ex dittatore Charles Taylor, attualmente sotto processo per crimini di guerra e contro l'umanità. Tranquilla l'ultima sosta a Capo Verde, l'arcipelago che è un importante alleato strategico per gli Usa e che ospita spesso esercitazioni Nato.

16 settembre 2009